caso dossieraggi
L'Italia del voyeurismo giudiziario
C'è stata una fuga di notizie nell’indagine sui dossieraggi e sui dati consultati abusivamente, per cui è indagato un ufficiale della Guardia di Finanza. Lo show della giustizia italiana
A Perugia è in corso un’inchiesta con diversi aspetti preoccupanti. Un ufficiale della Guardia di Finanza, che lavorava presso la Direzione nazionale antimafia è indagato per accesso abusivo a sistemi informatici, in quanto avrebbe raccolto numerose informazioni riservate sulle segnalazioni sospette delle banche di personaggi famosi ed esponenti delle istituzioni, spesso diffuse all’esterno. Insomma, si potrebbe trattare di una storia clamorosa di dossieraggio e ricatti, che ha colpito il governo. Tutto infatti nasce da una denuncia del ministro della Difesa, Guido Crosetto, dopo che su Domani era stato pubblicato un articolo che rivelava pagamenti legittimi a suo favore per 1,8 milioni di euro in diversi anni da parte di Leonardo, per le sue attività professionali.
Dopo la denuncia di Crosetto gli inquirenti hanno appurato che un ufficiale della GdF aveva svolto un accesso non giustificato alle informazioni finanziarie del ministro e, dopo ulteriori approfondimenti, sono emersi altri numerosi casi che riguardano personalità sensibili. Crosetto, commentando la notizia riservata uscita su tre quotidiani, ha parlato di “un tentativo di condizionare la composizione del nuovo governo attraverso l’acquisizione illecita e la diffusione strumentale di notizie false per attaccarmi” su cui attende “fiducioso gli accertamenti della magistratura”.
Questo caso, però, fa emergere un doppio problema, che poi è lo stesso. Il primo è la facilità con cui tanti possono accedere incontrollati a banche dati sensibili (il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, dopo questo caso, ha avviato una radicale riorganizzazione delle procedure nella Dna). Il secondo è che anche la notizia dell’indagine nasce da una fuga di notizie, che ha costretto il procuratore di Perugia Raffaele Cantone a fare un comunicato “pur nel doveroso rispetto della segretezza delle indagini preliminari”. Ma come può funzionare una giustizia che fa uscire informazioni riservate come un colabrodo?