editoriali
Il Fatto contro Nordio, ma dimentica la Consulta
Il quotidiano diretto da Marco Travaglio attacca il Guardasigilli sulle azioni disciplinari nei confronti dei pm di Firenze, ma anche la Corte costituzionale ha stabilito il loro operato incostituzionale
"Chi tocca Renzi muore” è il sobrio titolo dedicato domenica dal Fatto quotidiano alla notizia dell’avvio da parte del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, di un’azione disciplinare nei confronti di Luca Turco e Antonino Nastasi, i pubblici ministeri di Firenze che accusano Matteo Renzi e il suo “Giglio magico” nel processo sull’ex fondazione Open. L’accusa è di “grave violazione di legge” per aver trattenuto copia dei documenti sequestrati sui dispositivi di uno degli imputati, Marco Carrai, nonostante la Cassazione, annullando i sequestri, avesse ordinato di distruggerli. Una di queste copie venne addirittura trasmessa dai pm al Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica.
“Renzi desidera, Nordio agisce”, ha scritto il quotidiano diretto da Marco Travaglio, rappresentando il Guardasigilli come un braccio operativo del leader di Italia viva. Peccato che il ministro della Giustizia si sia limitato a prendere atto dell’esito della verifica da lui disposta nel dicembre scorso e svolta dagli ispettori di via Arenula. Non solo. Un piccolo particolare sembra essere sfuggito a Travaglio e Co., vale a dire la recente decisione della Corte costituzionale di accogliere il conflitto di attribuzione proposto dal Senato nei confronti della procura di Firenze, che aveva acquisito la corrispondenza di Renzi senza chiedere la preventiva autorizzazione del Senato. La Corte ha stabilito che la procura non poteva acquisire, senza preventiva autorizzazione del Senato, messaggi di posta elettronica e WhatsApp del senatore, o a lui diretti, conservati in dispositivi elettronici appartenenti a terzi, oggetto di provvedimenti di sequestro nell’ambito di un procedimento penale a carico dello stesso parlamentare e di terzi.
In altre parole, i pm fiorentini si sono resi responsabili di una violazione della Costituzione. E di certo non è stato Nordio a stabilirlo, a meno che non si voglia superare ulteriormente la soglia del ridicolo, e rappresentare anche la Corte costituzionale come uno strumento in mano a Nordio e Renzi.