editoriali
Uno scandalo sulla Juve di cui si parla poco
Per la Cassazione il club bianconero è stato indagato dove non si poteva. Adesso il fascicolo da Torino passa alla procura di Roma, che dovrà ricominciare quasi da zero
E’ tutta da rifare l’inchiesta sulle presunte irregolarità di bilancio e false comunicazioni al mercato da parte della Juventus. A stabilirlo sono stati i giudici della quinta sezione penale della Cassazione, che hanno dichiarato l’incompetenza territoriale di Torino ordinando la trasmissione degli atti a Roma. Peccato che, nel frattempo, la giustizia sportiva abbia preso per buone quelle indagini per aprire due procedimenti che hanno portato alla penalizzazione di dieci punti sulla classifica di serie A della scorsa stagione nei confronti del club bianconero e a un’ammenda di 718 mila euro.
E’ l’ennesimo paradosso di una giustizia sportiva che si muove su un binario proprio, avulso dai principi basilari dello stato di diritto, e in cui in virtù di semplici sospetti vengono pronunciate sentenze di condanna (peraltro schizofreniche: la Juventus venne prima assolta, poi condannata a 15 punti di penalizzazione e infine condannata a 10 punti). Il procedimento penale, che vede sul banco degli imputati dodici persone, tra ex amministratori e dirigenti, tra cui l’ex presidente Andrea Agnelli, sarà dunque spostato a Roma, dove ha sede la società che gestisce la piattaforma attraverso la quale il club bianconero inserisce i suoi comunicati price sensitive rendendoli disponibili agli azionisti.
Fino all’ultimo è rimasta in piedi anche l’ipotesi dello spostamento del fascicolo a Milano, dove ha sede la Borsa, in cui la Juventus è quotata. Proprio per queste ragioni, fin dall’inizio la scelta dei pm torinesi di portare avanti il procedimento era sembrata una forzatura non da poco, dettata, come spesso accade, da motivazioni legate più ad aspirazioni di protagonismo mediatico da parte dei magistrati che a ragioni di giustizia. La Cassazione ha confermato questi sospetti. Dopo il fango versato in tutti questi mesi (l’inchiesta partì nel maggio 2021), i faldoni dell’indagine saranno trasmessi ai pm romani, che dovranno ricominciare quasi da zero e procedere a una nuova formulazione delle accuse.