Editoriali
Il gioco dell'oca dei balneari. La Cassazione annulla la sentenza del Consiglio di stato sulle concessioni
A un mese dalla decadenza delle concessioni, la Suprema corte segna un punto a favore degli stabilimenti. Ora si riparte daccapo
Un altro ribaltamento giudiziario sulla vicenda delle concessioni balneari. La Cassazione ha annullato la sentenza del Consiglio di stato che aveva bocciato la sentenza del Tar di Lecce che aveva accolto il ricorso dei balneari contro il comune di Lecce. In sostanza, in questa fiera dell’est sulla battigia, si tratta di un punto a favore degli stabilimenti balneari in extremis, cioè a un mese dalla decadenza delle concessioni prevista il 31 dicembre 2023 dal Consiglio di stato. Non è però un punto definitivo. Nel 2021 l’Adunanza plenaria del Consiglio di stato aveva stabilito che la proroga al 2033 delle concessioni balneari decisa dal governo Conte non doveva essere applicata perché in contrasto con la direttiva Bolkestein, aggiungendo che, per evitare l’impatto negativo di una “decadenza immediata” e dare il tempo alla Pubblica amministrazione di indire le gare, le concessioni sarebbero rimaste valide fino al 31 dicembre 2023. Ma non oltre, a prescindere da qualsiasi altra nuova legge in contrasto con il diritto Ue.
La Cassazione ora ha bocciato quella sentenza, accogliendo il ricorso di un sindacato di balneari e della regione Abruzzo, che erano stati esclusi dal giudizio. La Cassazione non è entrata nel merito ma, in sostanza, ha cassato la sentenza per l’esclusione di due parti interessate rinviando di nuovo al Consiglio di stato per un altro giudizio nel merito, “anche alla luce delle sopravvenienze legislative”. Attualmente è in vigore la legge sulla concorrenza del governo Draghi che, assorbendo il giudizio del Consiglio di stato ha incorporato la scadenza del 31 dicembre 2023, rinviandola al massimo al 2024 in caso di “difficoltà oggettive” a fare le gare. Per evitarle del tutto, però, serve un ulteriore intervento legislativo. Il governo Meloni potrebbe approfittarne, per tutelare i balneari, ma poi ci sarà comunque un nuovo giudizio del Consiglio di stato. In ogni caso, l’Italia non potrà sfuggire alla procedura d’infrazione europea e al giudizio della Commissione Ue. Conviene, a Meloni, continuare a combattere una guerra persa?