editoriali
C'è un problema Corte costituzionale
La Consulta nei guai per le parole dell’ex giudice Zanon sul caso Ferri
La Camera dei deputati ha negato per la seconda volta al Consiglio superiore della magistratura l’autorizzazione a utilizzare nel procedimento disciplinare contro Cosimo Ferri le intercettazioni captate tramite il trojan inoculato nel cellulare di Palamara la sera del famoso incontro all’Hotel Champagne di Roma (il 9 maggio 2019). Nonostante nei giorni precedenti all’incontro, incentrato sulla nomina del nuovo procuratore di Roma, Ferri (all’epoca deputato) fosse stato intercettato decine di volte con Palamara in vista della riunione, gli investigatori continuarono l’attività di intercettazione, violando così la sfera privata del parlamentare. Per queste ragioni la Camera aveva negato una prima volta l’uso delle captazioni contro Ferri. Il Csm si era rivolto con un conflitto di attribuzioni alla Corte costituzionale, che ha imposto alla Camera una nuova valutazione del caso. I deputati ieri hanno ribadito il loro “no” ed è improbabile che il Csm decida ora di opporsi nuovamente alla decisione.
La votazione è stata turbata dalle dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi dall’ex giudice della Corte costituzionale, Nicolò Zanon, il quale ha rivelato che la sentenza su Ferri fu pronunciata "rovesciando la Costituzione", per non sconfessare la Cassazione e il Csm, che avevano punito i protagonisti della serata all’Hotel Champagne. Proprio durante la discussione di ieri alla Camera, in maniera piuttosto irrituale, la Consulta ha diffuso un comunicato per “precisare” le parole di Zanon. Nella sostanza, la Corte si è limitata a prendere atto che lo stesso Zanon, con una successiva lettera a un organo di stampa, “ha chiarito ‘di non aver mai parlato di ‘pressioni’ sulla Corte costituzionale’ e si è rammaricato che le sue parole abbiano potuto ‘ingenerare ricostruzioni che danneggiano l’istituzione’”. In verità, Zanon non ha mai parlato di “pressioni”, ma di “argomenti” fatti pesare dagli altri giudici. Il comunicato della Consulta dunque, oltre a sollevare perplessità sulle sue tempistiche, non fa che mantenere in piedi i tanti interrogativi sulla vicenda.