editoriali
Il primo passo verso l'abolizione dell'abuso d'ufficio. La maggioranza larga è un metodo politico
Bene il “sì” di Iv e Azione per abolire l’abuso d’ufficio. Quando sono in gioco temi di libertà sostanziale, superare gli schieramenti e scegliere di sostenere il governo è un segno di salute dei partiti
"Resterà un buco”, si duole desolata Repubblica: “Un buco al posto dell’articolo 323”. Ovvero del reato di abuso d’ufficio, sulla cui abolizione in commissione Giustizia del Senato è arrivato il primo voto. Favorevole a quanto predisposto, con emendamenti, dal ddl Nordio. Non è un buco e nemmeno una voragine, al momento: l’iter è ancora lungo. Ma l’allarmismo predittivo è uno stile consueto.
Scrive Repubblica che è toccato “alle opposizioni spiegare per quale ragione sono contrarie a cancellare il reato”. Ma sarebbe il caso di spiegare con altrettanta nettezza perché quel “buco” sia in realtà da sempre una trappola per cittadini, sindaci, amministratori pubblici: “Esiste un dato statistico inquietante: circa il 92-93 per cento delle inchieste finisce in archiviazioni, proscioglimenti e assoluzioni… Questo fa sì che si confonda molto spesso l’illecito amministrativo con quello penale”, come ha detto il vice ministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, con le note conseguenze. Ma questo è noto.
La buona notizia politica di giornata è un’altra: il voto di approvazione è giunto grazie al fatto che oltre ai membri della maggioranza in commissione hanno votato a favore anche due partiti che della maggioranza non fanno parte: Italia viva e Azione. Che hanno in questo modo rispettato l’impostazione garantista delle proprie idee nel campo della giustizia, rifiutando di omologarsi al voto delle opposizioni: Pd, Cinque Stelle e Verdi-Sinistra. Un caso virtuoso della spesso evocata “maggioranza larga”. Una possibilità della buona politica, ma da molti (l’opposizione) paventata invece come fosse un veleno della democrazia. Va invece sottolineato che, soprattutto quando sono in gioco temi di libertà sostanziale, superare gli schieramenti e scegliere di sostenere il governo quando agisce bene è un segno di salute dei partiti. C’è solo da augurarsi che il metodo possa essere utilizzato ogni volta che sia necessario sostenere una buona causa.