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Editoriali

Né “bavaglio” né legge inutile. L'analisi del Corriere è interessante, ma dimentica il manettarismo reale

Redazione

Se Ferrarella ha ragione, perché tanto strillare contro un “bavaglio” inesistente? Le sue idee sono ragionevoli ma trascurare il contesto è un po' troppo facile

Ma se “non è una legge bavaglio”, come ha scritto ieri in prima pagina il Corriere della Sera, a cosa sono dovute la bagarre politica, e la guerriglia giornalistica, scatenatasi da mesi come se la libera informazione stesse per essere messe al muro? La domanda sorge spontanea leggendo un commento intelligente di Luigi Ferrarella dal titolo: “Non è una legge bavaglio, è una legge sbagliata”. Ferrarella è un ottimo giornalista giudiziario, sempre equilibrato. E in mezzo a tanta caciara attorno alla norma che intende vietare fino all’udienza preliminare la pubblicazione  delle ordinanze cautelari, il suo punto di vista è interessante: sarà “una legge sbagliata nella teoria e persino controproducente nella pratica per i cittadini che millanta di voler tutelare”.

Ma non un bavaglio. Argomenta che la legge non riuscirà a vietare che venga pubblicato il testo di quelle ordinanze: “Basterà paradossalmente prendere in parola la legge: e quindi continuare a scrivere e normalmente virgolettare (anziché le ordinanze di misure cautelari emesse dai gip) le richieste dei pm di misure cautelari”, che (stranamente) la norma si è dimenticata di considerare. Se Ferrarella ha ragione, viene però spontanea una domanda: perché tanto strillare contro un “bavaglio” inesistente? Forse perché (a pensare male spesso si indovina), il vero obiettivo di chi per anni ha fatto scempio sia della giustizia sia della cronaca è di preservare la più totale delle impunità? Temiamo di sì, e l’analista del Corriere è troppo esperto per ignorarlo. Cartina di tornasole (della poca buona fede degli urlatori del bavaglio). Ferrarella suggerisce che sarebbe sufficiente, per avere equilibrio informativo, permettere per legge “la piena pubblicabilità anche delle ordinanze del Tribunale del Riesame”. Ce li vediamo proprio, i professionisti del fango nel ventilatore, che  si affrettano a esporre le valutazioni contrarie del Riesame. Se è per questo, esisterebbe anche l’obbligo di rettifica o smentita. Le idee sono interessanti, ma trascurare il contesto è un po’ troppo facile.