la sentenza
Davigo condannato anche in appello per rivelazione di segreto d'ufficio
La corte d’appello di Brescia ha confermato la condanna a un anno e tre mesi nei confronti dell’ex pm Piercamillo Davigo, accusato di rivelazione di segreto d’ufficio per la vicenda dei verbali di Piero Amara sulla presunta loggia Ungheria
La corte d’appello di Brescia ha confermato la condanna a un anno e tre mesi nei confronti dell’ex magistrato Piercamillo Davigo, accusato di rivelazione di segreto d’ufficio per la vicenda dei verbali di Piero Amara sulla presunta loggia Ungheria.
Nel marzo 2020 Davigo – all’epoca consigliere del Csm – convinse il pm milanese Paolo Storari a consegnargli i verbali di Amara sulla fantomatica loggia Ungheria e poi ne rivelò il contenuto in maniera informale a una decina di soggetti, tra cui il pg della Cassazione Giovanni Salvi, il vicepresidente del Csm David Ermini, cinque componenti del Csm, il senatore Nicola Morra, la sua segretaria e la sua assistente giuridica. Storari si era mosso con l’intenzione di tutelarsi dall’inerzia a suo dire praticata dai vertici della procura attorno all’inchiesta.
Davigo ha sempre sostenuto di essere intervenuto “per far tornare la vicenda nel binario della legalità”. Nel corso del processo, però, ha dichiarato di aver riferito ai soggetti che lo circondavano che il nome di Sebastiano Ardita, allora collega al Csm, era tra quelli inseriti nella presunta loggia Ungheria, ammettendo quindi di aver usato dei verbali segreti (contenenti dichiarazioni non ancora verificate) per delegittimare un suo ex amico ed ex compagno di corrente, che infatti si ritrovò improvvisamente isolato al Consiglio superiore.
Il procuratore generale di Brescia aveva chiesto la conferma della condanna nei confronti di Davigo sottolineando che, in caso di assoluzione, si sarebbe dovuta accettare la trasformazione del Consiglio superiore della magistratura in una centrale di dossieraggio.