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Il Cdm approva il decreto sulle carceri. Ma serve più coraggio

Redazione

Via libera dal Consiglio dei ministri al decreto per far fronte all'emergenza carceraria. Le misure sono positive. Per Nordio l'obiettivo è l'"umanizzazione della pena". Ma occorrono interventi con effetti immediati per ridurre il sovraffollamento e il rischio di altri suicidi

Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto per far fronte all’emergenza carceraria (49 suicidi fra i detenuti da inizio anno e un sovraffollamento del 130 per cento). Il provvedimento, elaborato dal Guardasigilli Carlo Nordio, prevede due misure principali. La prima è l’istituzione di un albo di comunità che potranno accogliere alcune tipologie di detenuti (come quelli con residuo di pena basso, i tossicodipendenti e quelli condannati per determinati reati), permettendo loro di scontare il fine pena. La seconda misura prevede la semplificazione e lo snellimento delle procedure per la concessione della liberazione anticipata (o di misure alternative). Il decreto prevede poi anche un incremento del numero dei colloqui telefonici concessi ai detenuti e l’assunzione di mille agenti per la polizia penitenziaria.

 

Si è di fronte a misure condivisibili, che peraltro segnano un palese e significativo cambio di prospettiva da parte dei principali partiti di governo (Fratelli d’Italia e Lega), fino a poco tempo fa basata sulla ricetta del “costruire più carceri”. Il ministro Nordio, illustrando il decreto, ha invece parlato di “umanizzazione della pena”. Insomma, anche nell’ambito della gestione delle carceri, il populismo dei forcaioli è andato a sbattere con la realtà, finendo per adeguarsi. I passi in avanti, tuttavia, non sembrano risolutivi.

 

Le misure introdotte dal governo richiederanno del tempo per essere attuate, quindi difficilmente produrranno effetti immediati capaci di ridurre il sovraffollamento nelle carceri. La maggioranza ha però una grande possibilità: sostenere il 17 luglio alla Camera la proposta Giachetti sulla liberazione anticipata, l’unica in grado di avere un impatto deflattivo quasi istantaneo, anticipando la liberazione di centinaia di detenuti che comunque da lì a pochi mesi finiranno di espiare la pena. Il rischio, se ciò non avvenisse, è quello di assistere nei mesi di luglio e agosto, i più difficili per i detenuti a causa del caldo asfissiante e della carenza di personale, a una vera carneficina. 

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