editoriali
Il garantismo spiegato a Rep.
Luigi Manconi, editorialista di Rep., spiega lontano da Rep. perché il pacchetto delle riforme sulla giustizia promosso dal ministro Carlo Nordio va nella giusta direzione
Il pacchetto delle riforme sulla giustizia promosso dal ministro Carlo Nordio è stato salutato da Repubblica con un certo scetticismo. Non si è urlato al golpe di stato, ma ci siamo andati vicini. Peschiamo da un qualsiasi titolo proveniente dal giornale diretto da Maurizio Molinari: “Carriere e intercettazioni: il piano della destra per smantellare la giustizia” (12 luglio 2024). In questi giorni si sono esercitati, su Rep., molti editorialisti per ragionare attorno alle riforme approvate alla Camera la scorsa settimana (in primis, l'abrogazione del reato d'abuso d'ufficio) e attorno al ddl approvato in Consiglio dei ministri prima delle europee (in primis, la separazione delle carriere). A un editorialista, solitamente compulsato a Rep. quando si parla di giustizia, non è stato chiesto di scrivere sul tema ed è un vero peccato.
Parliamo di Luigi Manconi, naturalmente, già docente di Sociologia dei fenomeni politici e presidente della Commissione per la tutela dei diritti umani del Senato, e la lettura di una sua intervista a QN, pubblicata sabato, fa capire perché abbia scelto di tenere un suo editorialista lontano dalle riforme Nordio. Separazione delle carriere? “Sono sommessamente d’accordo sulla separazione delle carriere. Uso questo avverbio perché penso che sia una misura necessaria, anche se non la ritengo determinante”. Abuso d’ufficio? “Sono d’accordo certamente come peraltro richiesto dalla grande maggioranza dei sindaci di centrosinistra”. Limiti alle intercettazioni e alla carcerazione preventiva? “Sono favorevole ai limiti posti alla pubblicazione delle intercettazioni telefoniche e ritengo utile che si eserciti un maggiore controllo sull’adozione della custodia cautelare”. E' un peccato che Rep. non faccia scrivere queste cose a Manconi. Non per fare un regalo a Nordio. Ma per provare a ricordare alla sinistra che una riforma fatta dalla destra non è necessariamente una riforma di destra. E che una sinistra con la testa sulle spalle il garantismo piuttosto che combatterlo dovrebbe tornare ad abbracciarlo. Sul garantismo, stavolta, viva Manconi.