Ispezionare il tribunale di Genova

Il guardasigilli Carlo Nordio ha espresso critiche assai appropriate alle ordinanze che continuano a imporre al presidente della Liguria Giovanni Toti gli arresti domiciliari. Il testo dell’ordinanza è “incomprensibile” e, soprattutto, “nessuna inchiesta può e deve condizionare la legittimità di una carica politica o amministrativa determinata dalla volontà popolare”. Si tratta di affermazioni rilevanti, pronunciate in una sede parlamentare da una persona dalla indubbia competenza. Sembra ragionevolezza a questo punto, domandarsi se, oltre a esprimere un giudizio così lapidario sul comportamento del Tribunale del riesame di Genova, non ci siano le condizioni per un’azione concreta che le sottoponga a una verifica ufficiale.

La legge attribuisce al ministero della Giustizia un potere ispettivo piuttosto ampio: “il ministro può in ogni tempo, quando lo ritenga opportuno, disporre ispezioni negli uffici giudiziari … allo scopo di accertare se i servizi procedono secondo le leggi, i regolamenti e le istruzioni vigenti”. Naturalmente si tratta di un potere assai delicato, che viene esercitato in base a un elementare principio di cautela e attenzione a evitare che l’attività ispettiva venga intesa come un’interferenza politica sulla giurisdizione. Nordio ha tutti gli elementi per stabilire se le deficienze delle sentenze del tribunale genovese che ha apertamente denunciato siano tali da giustificare o imporre un intervento ispettivo. E’ del tutto prevedibile che qualsiasi iniziativa del ministero susciterebbe proteste roventi da parte di chi continua a non capire che impedire l’esercizio di una funzione pubblica sulla base delle accuse e senza una sentenza di merito rappresenta una violazione palese dei principi democratici. Nordio ha dato prova in varie occasioni di non farsi condizionare dal clima politico e di far primeggiare sempre una visione garantista della giustizia. Si può essere abbastanza sicuri che lo farà anche in questo caso.