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le dichiarazioni

Sul sovraffollamento nelle carceri Nordio dà prova che il suo decreto è inutile

Redazione

Pochi giorni dopo l'approvazione del provvedimento che avrebbe dovuto migliorare le condizioni dei detenuti il ministro dice che è pronto a presentare dei progetti al capo dello stato: "Possiamo arrivare a 15-20 mila detenuti in meno", dice in un'intervista al Corriere della Sera

In un'intervista al Corriere della Sera, il ministro della Giustizia Carlo Nordio dice che con Giorgia Meloni non c'è "mai stata sintonia migliore" e che la richiesta di incontro a Mattarella "è stata concertata proprio a Palazzo Chigi". Una rassicurazione sulla tenuta della maggioranza, dopo gli scricchiolii delle scorse settimane. 

Il ministro difende a spada tratta il decreto carceri recentemente giunto all'approvazione alla Camera. Nessuna scatola di sabbia, dunque. Eppure nonostante l'istituzione di un albo di comunità per favorire misure alternative alla pena detentiva e lo snellimento burocratico delle procedure per la liberazione anticipata, alla richiesta di spiegare cosa farà nel concreto per combattere il sovraffollamento il Guardasigilli dà prova che il decreto legge appena approvato non basta: “Abbiamo dei progetti che vogliamo illustrare al capo dello stato – spiega il ministro – Sarebbe irriguardoso anticiparli qui. Ma se mettiamo assieme la possibilità per i tossicodipendenti di andare in altre strutture, con quella di far tornare nel proprio paese i detenuti stranieri, sulla quale stiamo lavorando notte e giorno, assieme alla Farnesina, possiamo arrivare a 15-20 mila detenuti in meno. Ecco risolto il sovraffollamento".  Una indiretta ammissione di quanto il ddl Nordio sia attualmente incapace di intervenire in modo immediato e urgente sul tema, tanto da rendere necessari ulteriori misure di non banale realizzazione e sicuramente non immediate.

Tra gli altri temi incrociati brevemente dal ministro c'è anche la carcerazione preventiva. "Sulla custodia cautelare - afferma - la necessità di una riforma sul tema è sentita da tutta la maggioranza. Tutta la materia va rivista. Ovviamente per i rapinatori, stupratori, corrotti e autori di altri gravi reati la carcerazione preventiva rimarrà. Quello che conta è definire meglio i presupposti per la sua applicazione. A cominciare dal requisito della reiterazione del reato. Il pericolo non può essere desunto dal rimanere in carica dell'amministratore pubblico accusato di corruzione". Intanto il 27,6 per cento dei detenuti in attesa di giudizio giace dietro le sbarre, in attesa di ciò che per la metà delle volte si traduce in una assoluzione o una condanna con sospensione condizionale.