il pm di mani pulite
Di Pietro: "Arianna Meloni usata per attaccare la premier"
Il volto simbolo di Tangentopoli esprime solidarietà alla sorella della presidente del Consiglio. "Finita nel tritacarne mediatico-giudiziario. Difendo a spada tratta la magistratura, ma non metto le mani sul fuoco per tutti. Molte volte i fascicoli vengono aperti in base ai giornali"
“Io ho espresso solidarietà ad Arianna Meloni in quanto usata strumentalmente per attaccare la sorella. È finita nel tritacarne mediatico-giudiziario”. Così commenta su Libero Antonio Di Pietro, volto storico di Mani pulite. Quella stagione di manette e suicidi, di inchieste e monetine, che ha dato il via a un intenso – e problematico – rapporto tra politica, media e tribunali. Arianna Meloni, dice Di Pietro, è vittima di una “criminalizzazione ingiustificata” fatta più da dubbi che certezze: "Perché mai un dirigente non dovrebbe partecipare a scelte di cui deve farsi carico il suo partito?".
Pur escludendo un’azione eversiva combinata fra magistratura, informazione e opposizione, Di Pietro avanza l’ipotesi che a indagare possa essere “qualche altra entità come spezzoni dei servizi segreti, come è capitato a me”. Il richiamo è alla fase più acuta di Tangentopoli, quando “Bettino Craxi ordinò all’allora capo della Polizia Parisi di controllare i miei telefoni e i miei famigliari e di riferire a Giuliano Amato”.
Di Pietro si sofferma poi sul ruolo dei giudici in Italia. “Difendo a spada tratta la magistratura, ma non metto le mani sul fuoco per tutti i magistrati, così come non le metto per tutti i giornalisti d’inchiesta. Molte volte i fascicoli vengono aperti in base ai giornali”, dice l'ex pm invitando la politica, il Pd in particolare, a evitare ogni tipo di strumentalizzazione su Arianna Meloni. "Ancora una volta vogliamo buttarla in politica? No, la questione va affrontata nella sede opportuna, quella giudiziaria".
Sul mirino dell'ex leader di Italia dei Valori c'è anche il modus operandi seguito durante le indagini, spesso portate avanti sostituendo alla ricerca della verità quella per un colpevole a tutti i costi: “È innegabile che qualche magistrato possa innamorarsi della sua tesi e portarla avanti a oltranza. Ecco perché bisogna dividere i ruoli”.
A tal proposito, non è da escludere che le indiscrezioni sulla presunta inchiesta a carico di Arianna Meloni per traffico di influenze possano consentire un’accelerazione del processo di riforma dell’ordinamento giudiziario a partire dal nodo più tortuoso e discusso: la separazione delle carriere. Lo stesso Di Pietro spera nel completamento della riforma, lanciando un appello direttamente all’Anm: “Dobbiamo evitare di mescolare le maglie”.