Carceri
Un detenuto è morto carbonizzato nel carcere di San Vittore
Un incendio doloso aggrava ulteriormente il pesante bilancio di morti dietro le sbarre, con 70 suicidi dall'inizio dell'anno. La Uilpa Polizia penitenziaria: "Oltre ai gossip il governo si occupi compiutamente delle carceri"
Si chiamava Joussef Moktar Loka Baron il detenuto di origini egiziane di 18 anni morto carbonizzato nella cella del carcere di San Vittore, a Milano. Secondo le prime ricostruzioni, l’incendio sarebbe stato appiccato nella notte da lui stesso, con l’aiuto del compagno di cella, tratto in salvo dall’intervento della polizia penitenziaria, che ha prontamente impedito la propagazione delle fiamme nel resto dell’edificio.
“Ancora da capire se sia trattato di un suicidio o di un gesto dimostrativo finito male”, dice a LaPresse Francesco Maisto, garante dei detenuti di Milano.
Non è la prima volta che episodi simili si verificano in carcere. Nell'istituto milanese si era già verificato un rogo doloso a maggio, mentre all’inizio del mese sono state appiccate fiamme in due celle del carcere minorile Beccaria. Nel pieno dell’estate, nella notte del 22 luglio, un detenuto ha dato fuoco al proprio materasso nella casa circondariale di Gorizia, causando il ricovero di dieci persone per intossicazione da fumo.
“Non crediamo possa parlarsi di suicidio”, dice invece in una nota Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia penitenziaria, “ma è un'altra morte che si aggiunge ai 70 detenuti e ai 7 agenti che si sono tolti la vita dall'inizio dell'anno in quello che sempre più appare come un bollettino di guerra”.
A pesare tra le tante insufficienze che si registrano in carcere è anche il sovraffollamento. Nell'istituto milanese supera il 247 per cento. "A San Vittore sono letteralmente stipati 1.100 detenuti, a fronte di 445 posti disponibili”, dice ancora De Fazio, che ricorda anche le condizioni in cui è costretto a lavorare il personale carcerario, pesantemente depauperato “rispetto a un fabbisogno di almeno 700, con una scopertura del 17%”. Punta il dito contro il governo, che "oltre al gossip di questi giorni, dovrebbe occuparsi compiutamente" di ciò che accade nelle carceri. E suggerisce le priorità: “Va immediatamente deflazionata la densità detentiva, sono 15mila i detenuti oltre la capienza” afferma, “va assicurata l'assistenza sanitaria e psichiatrica, vanno rese salubri e sicure le strutture. E poi va riorganizzato l'intero sistema”.
Mentre si attende un nuovo nome per il ruolo garante nazionale dei detenuti, dopo l’improvvisa morte di Felice Maurizio D’Ettore il 22 agosto scorso, il presidente dell'associazione Antigone, Patrizio Gonnella, in una nota chiede una commissione parlamentare d’inchiesta sulla condizione delle carceri che riesca a fare luce sulle dramma del sovraffollamento, arrivato a livello nazionale “a oltre il 131% e in costante crescita, con strutture penitenziarie a volte fatiscenti”.