editoriali
Sgarbi e il garantismo che non sussiste
Il critico d’arte ed ex sottosegretario alla Cultura prosciolto dall'accusa di "sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte". Un'accusa inconsistente, ma che era servita per la solita gogna
Un bel garantismo non fu mai scritto. Ci vorrebbe un proverbio (triste) per ricordarcelo tutti i giorni, nel paese dei colpevolisti seriali. Invece “il fatto non sussiste” e “non luogo a procedere” sono verità scritte tutti i giorni nelle nostre aule di giustizia, eppure ogni volta qualcuno si stupisce. Il critico d’arte ed ex sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi, nella sua attività professionale e politica ha accumulato così tanti procedimenti penali che è difficile tenerne il conto. A volte condannato e altre volte assolto. E le assoluzioni, quasi sempre, riguardano la volatilità, o l’assurdità, delle accuse. Così è accaduto anche ieri, quando il Gup di Roma ha disposto il “non luogo a procedere” con il totale proscioglimento dal reato di “sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte” perché il fatto non sussiste.
Si trattava di un’indagine della procura di Roma relativa all’acquisto all’asta, nel 2020, di un quadro di Vittorio Zecchin del 1913 su cui secondo i pm il critico non avrebbe pagato le tasse. Ma “il fatto non sussiste”, e con molta evidenza non sussisteva nemmeno prima, quando ivece una campagna stampa (indovinate) e politica (indovinate) sguaiata chiedeva le dimissioni di Sgarbi. Esattamente come un’altra campagna stampa (il Fatto & Report) aveva prodotto e poi gonfiato l’accusa del furto di un quadro secentesco di Rutilio Manetti, di cui il critico rivendica il legittimo possesso. Una storia poco verosimile, gonfiata da bellurie politiche sull’“onore delle istituzioni” cui purtroppo né l’ex ministro Sangiuliano (“non faccio il magistrato.
Se la magistratura arriverà a una conclusione ne prenderemo atto”) né il governo seppero dire parole di doveroso garantismo. Sgarbi poi fu costretto a dimettersi sotto la fuffa giustizialista, di cui il governo approfittò per cavarsi un impiccio. Poi finisce, come troppo spesso il Italia, con fatto che non sussiste. E il garantismo, nemmeno.
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