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Malagiustizia

Il magistrato che sbaglia dovrà pagare. Ecco la nuova proposta di Costa

Riccardo Carlino

L'emendamento presentato dal deputato azzurro prevede che a ogni esborso per ingiusta detenzione la Corte dei conti sia chiamata a verificare l'ipotesi di responsabilità erariale in capo al pm. Dall'opposizione si parla di "intimidazione" ma l'ex di Azione si difende: “Vogliamo mettere i funzionari pubblici sullo stesso piano"

Mentre l’affaire albanese rinfocola lo scontro tra governo e magistrati, Enrico Costa apre l’ennesima breccia nel mondo delle toghe. L’emendamento alla nuova riforma della giustizia contabile, presentato lunedì e co-firmato dai colleghi di Forza Italia Tommaso Calderone e Annarita Patriarca, prevede infatti che il provvedimento in cui si accerta un caso di ingiusta detenzione ai danni di un cittadino, al quale è riconosciuto un equo indennizzo, dovrà essere trasmesso al Procuratore generale della Corte dei conti per l’eventuale avvio del procedimento di responsabilità contabile a carico del magistrato. Un meccanismo che graverebbe in capo al Mef, alle corti d’appello e alla stessa Cassazione.

 

             

 

Per l’ex deputato di Azione, l’emendamento punta a “colmare una lacuna” che oggi impedisce di riconoscere una responsabilità erariale in capo a un magistrato: “Ascoltando dei procuratori generali della Corte dei conti ci siamo accorti che i provvedimenti che prevedono un esborso dallo stato a fronte di un atto ingiusto nei confronti di un cittadino non vengono mai trasmessi alla Corte”, spiega Costa al Foglio. La Corte, di conseguenza, non ne può venire a conoscenza, proprio perché non esiste un meccanismo di inoltro analogo a quello introdotto nel 2001 dalla Legge Pinto “che prevede una comunicazione alla Corte dell’atto che liquida un indennizzo per irragionevole durata del processo”.

In assenza di ciò, prosegue Costa, “nessuno va mai ad analizzare se vi è stata una colpa grave o una responsabilità in capo al magistrato, come accade ad esempio per un sindaco laddove si determini con un suo provvedimento un esborso ingiustificato”. L’obiettivo è di “mettere tutti i funzionari pubblici sullo stesso piano”. Il che, precisa l’azzurro, “non significa che debba partire un’azione di responsabilità. Anzi io penso che in molti casi non si ravviserà colpa grave, ma quanto meno ci sia un vaglio rispetto a un provvedimento che fa capire che c’è stato qualcosa che non ha funzionato nella macchina della giustizia”.

 

È la stessa Corte dei conti, nella sua relazione sulle spese per gli errori giudiziari dal 2017 al 2020, a segnalare una limitata operatività dell’azione di rivalsa dello Stato nei confronti del magistrato: in tre anni solamente un caso. Dall’altro lato, la Corte sottolinea che dal 1992 al 2022 lo Stato ha speso più di 894 milioni di euro per indennizzare oltre 30mila innocenti. Quasi 28 milioni solamente nel 2023, stando ad una relazione al Parlamento pubblicata lo scorso aprile. “Io penso che in molti casi non si ravviserà colpa grave” spiega il deputato forzista, “ma c’è un esborso di somme considerevoli da parte dello stato, e quindi deve esserci una verifica per comprendere come si sono generati questi errori”.

Non si sono fatte attendere le critiche del Partito democratico, che bollano la proposta come un “attacco intimidatorio” ai magistrati. “Solo chi dice no a tutto, come gli esponenti del Pd, possono considerarlo tale. Per loro è molto semplice: la magistratura anche quando sbaglia non deve pagare” risponde Costa, per cui “è evidente che è un qualcosa di veramente anomalo e incomprensibile.” Si tratta, secondo il suo estensore, di “un atto normale di trasparenza e di vaglio su un esborso”, nonostante l’oggettiva difficoltà nella ricostruzione delle omissioni che hanno condotto all’errore. “Io penso che sia effettivamente complesso” continua il deputato, secondo cui tuttavia “ci sono situazioni in cui può apparire molto chiaro la ragione per cui si è sbagliato”. Nonostante tutto, “non condivido chi dice che gli errori siano fisiologici o effetti collaterali del lavoro” conclude Costa, “penso che in uno stato civile le ingiuste detenzioni siano ciò di più illiberale possibile”.