Editoriali
Serve una svolta sulle ingiuste detenzioni
In caso di colpa grave un pm deve essere irresponsabile? Un giusto emendamento per spingere i giudici a riflettere di più sul carattere afflittivo della detenzione
Enrico Costa, insieme a Marina Calderone e Annarita Patriarca, ha presentato un emendamento al codice della giustizia contabile che prevede che, nei casi di ingiusta detenzione, il fascicolo venga inviato alla Corte dei conti “ai fini dell’eventuale avvio del procedimento di responsabilità”. Si riapre così il capitolo della responsabilità civile dei magistrati, richiesta da un referendum e poi parzialmente accolta nella legge Vassalli del 1988, poi ulteriormente edulcorata a praticamente cancellata dalla riforma del 2015. Eppure i casi di ingiusta detenzione sono piuttosto numerosi: dal 1992 alla fine del 2023 sono stati più di 31 mila, con un costo per lo Stato di 874 milioni di euro. Costa osserva che “di fronte a questi numeri clamorosi ha pagato solo lo stato e mai si è approfondito per valutare … se vi siano state responsabilità”. Sottolinea anche la disparità di trattamento per gli amministratori pubblici, per i quali, se si determina un aggravio per lo stato, interviene la Corte dei Conti. Il ragionamento non fa una grinza, anche se è prevedibile che scatenerà le ire dei giustizialisti, e sarà comunque di difficile applicazione. Un’ingiusta detenzione è sicuramente l’effetto di un errore giudiziario, ma bisognerà verificare caso per caso quali siano le origini e le motivazioni di questi errori. A parte i casi di dolo, che per la verità sono ricopribili anche con la legislazione in vigore e che sono estremi, si tratta di verificare se alla decisione del giudice si sia arrivati per omissioni o sottovalutazioni oggettivamente riscontrabili, e questo è tutt’altro che semplice. Anche tenendo conto di tutte queste limitazioni, sarebbe importante dare un segnale, un avvertimento che spinga i giudici a riflettere di più sul carattere afflittivo della detenzione, in modo da ridurre la tendenza alle “manette facili”, con effetti positivi anche sul sovraffollamento delle carceri. Pensarci due volte prima di privare una persona della libertà dovrebbe essere un imperativo morale: se l’emendamento proposto inducesse a pensarci tre volte sarebbe ancora meglio.