Editoriali
La Consulta colpisce la legge Calderoli, ma non l'affonda
La Corte costituzionale ha emesso l’attesa sentenza sulla autonomia differenziata: bocciato il trasferimento indiscriminato di funzioni alle regioni. Servono regole più rigide
L’autonomia differenziata è concepibile se rispetta il principio di sussidiarietà. Cioè se sposta le funzioni al livello alto o basso dove possono essere esercitate in modo più adeguato rispetto alle esigenze della società ma anche rispetto alle prestazioni dei cittadini. E non si può decidere in modo arbitrario con una legge dello stato quali sono tutte le funzioni che possono essere trasferite alla singola regione. La Corte costituzionale ha emesso l’attesa sentenza sulla autonomia differenziata, cioè sulla possibilità concessa alle regioni di chiedere e ottenere potestà su temi non previsti nella legge istitutiva. La legge, che è di applicazione di una riforma della costituzione che era stata approvata da una maggioranza di centrosinistra, non è stata bocciata nel suo insieme. A prima vista si nota un certo puntiglio che impone procedure più lunghe e complesse, insieme però a un sostanziale riconoscimento della costituzionalità dell’impianto generale (il relatore è Giovanni Pitruzzella). Questa pare la sostanza, mentre nel comunicato della Corte si abbonda in richiami alla solidarietà e alla corresponsabilità. La conseguenza sarà che anche sulle questioni che non rientrano nell’ambito dei livelli essenziali delle prestazioni e che potrebbero essere affrontate con rapidità si avrà una procedura di approvazione più complicata e più spazio, quindi per le opposizioni, il che però garantisce meglio il carattere democratico delle operazioni. Il rallentamento imposto dalla Consulta boccia una parte importante della legge Calderoli, il trasferimento sostanzialmente indiscriminato di funzioni alle regioni, e impone regole più rigide. Si dice che nelle questioni istituzionali non bisogna avere fretta: se l’allungamento delle procedure corrisponde a questo obiettivo o lo travalica è difficile dirlo già ora. Per il governo è un colpo e lo è soprattutto per la Lega di Matteo Salvini. Ma lo è anche per l'opposizione, forse, che una volta letta la sentenza intera dovrà chiedersi se organizzare un referendum dopo la mossa della Consulta ha ancora senso oppure no.
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