Editoriali
Confermata la condanna per lo “scandalo intercettazioni”, ma Sarkozy non molla
La Corte di cassazione ha respinto il ricorso dell'ex presidente della Repubblica: la condanna a tre anni di reclusione, di cui uno col braccialetto elettronico, per corruzione e traffico di influenze è dunque definitiva
E’ una sanzione senza precedenti per un capo dello stato francese. Oggi la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso dell’ex presidente della Repubblica, Nicolas Sarkozy, per il cosiddetto “affaire des écoutes”, lo scandalo delle intercettazioni che lo perseguita dal 2014, ossia da quando la giustizia ha scoperto la sua linea telefonica segreta, a nome di Paul Bismuth, e la promessa di un incarico prestigioso a un magistrato, un posto al Consiglio di stato nel Principato di Monaco, in cambio di informazioni coperte dal segreto istruttorio sul dossier Bettencourt. La condanna a tre anni di reclusione, di cui uno col braccialetto elettronico, per corruzione e traffico di influenze è dunque definitiva: per i magistrati, nel 2014 c’è stato un “patto di corruzione” con Gilbert Azibert, giudice anziano della Corte di cassazione, e il suo storico avvocato Thierry Herzog.
“Nelle prossime settimane si rivolgerà alla Corte europea dei diritti dell’uomo per ottenere il rispetto dei diritti che i giudici francesi gli hanno negato”, ha reagito subito dopo la sentenza l’avvocato di Sarkò, Patrice Spinosi: “Per la prima volta in Francia, una persona è stata condannata penalmente solo sulla base di osservazioni ascoltate per caso mentre parlava con il suo avvocato”. Su X, in un lungo messaggio, l’ex presidente gollista ha detto di “non essere disposto ad accettare la profonda ingiustizia”, aggiungendo che il ricorso che sta presentando assieme al suo legale alla Corte europea “potrebbe purtroppo portare alla condanna della Francia”. Prima di festeggiare i suoi 70 anni il prossimo 28 gennaio, Sarkozy dovrà comparire in tribunale anche per il caso sui presunti finanziamenti dalla Libia per la campagna elettorale del 2007. In attesa pure dell’altra sentenza della Corte di cassazione, quella sul caso Bygmalion relativo alle spese in eccesso della sua campagna del 2012. Anche per i suoi giannizzeri, Sarkozy c’est fini.