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Pensati innocente. Ferragni ha già pagato tanto per i suoi errori, il processo per truffa è eccessivo

Redazione

La procura di Milano la manda in tribunale per il famigerato “Pandorogate” insieme ad Alessandra Balocco e Francesco Cannillo. L'influencer e le aziende sono già usciti dissanguati da questa vicenda e i danneggiati sono stati più che risarciti. È davvero necessario anche un processo penale?

La procura di Milano manda a processo Chiara Ferragni per il famigerato “Pandorogate” con l’accusa di truffa aggravata, e insieme a lei Alessandra Balocco (dell’omonima azienda di panettoni) e Francesco Cannillo (di un’altra azienda dolciaria per un analogo caso riguardante le uova di Pasqua). Com’è noto, il caso era stato scoperchiato da un’istruttoria dell’Antitrsut che condannava l’influencer, con una pesante multa (1,1 milioni di euro), per pratica commerciale scorretta per la sponsorizzazione di un pandoro che avrebbe contribuito a una donazione per un ospedale. Come poi è emerso, la donazione era predeterminata e per un importo fisso, non dipendeva dal numero di pandori venduti, come invece lasciavano intendere i messaggi di Ferragni. L’influencer, dal canto suo, aveva incassato una cospicua parcella (1-1,5  milioni) senza dare niente all’ospedale perché la donazione era a carico dell’azienda Balocco. Da qui la sanzione dell’Antitrust per pubblicità ingannevole, che ha colpito l’azienda e soprattutto l’influencer.

 

Il caso ha travolto la Ferragni, che mano mano ha perso tutti i suoi più importanti contratti. Dopo una iniziale opposizione, però, l’influencer ha chiuso i conti  con l’Antitrust versando circa 3,4 milioni di euro tra sanzioni e donazioni (circa il triplo del suo cachet). Inoltre, ha stretto un accordo con il Codacons – l’associazione che l’aveva denunciata – che prevede un ristoro da 150 euro per ciascun consumatore e un versamento da 200 mila euro per un progetto a favore delle donne vittime di violenza.

 

Dal canto suo l’azienda Balocco, tra la multa da 400 mila euro dell’Antitrust e un’operazione commerciale fallimentare, ha perso in questa vicenda qualche milione di euro.

I danneggiati, sia singolarmente sia collettivamente, sono stati più che risarciti. I presunti truffatori sono già usciti dissanguati da questa vicenda, che si è già risolta sul piano amministrativo.

È davvero necessario anche un processo penale? Per un reato molto grave come la truffa aggravata, ben diverso dalla pubblicità ingannevole?

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