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Foto LaPresse
Editoriali
Proteggere i dottori sotto assedio
Il suicidio di un medico a Brescia è una finestra tragica sulla gogna negli ospedali e sulla situazione insostenibile che sono costretti a vivere ogni giorno gli operatori sanitari. E lo sforzo del governo per cambiare le norme sulla responsabilità penale dei medici sembra già un buco nell'acqua
Arriva da Brescia la tragica notizia di una neonata morta durante il parto. I genitori della bambina hanno sporto denuncia per far chiarezza sull’accaduto. Alcuni giorni dopo si è consumato un altro dramma. Secondo quanto emerso dalle indagini un medico dell’équipe si sarebbe tolto la vita gettandosi nel vuoto da un ponte a Trento. Il collegamento tra la morte del medico e quella della bimba deve essere ancora stabilito, di certo si tratta di uno degli operatori che aveva seguito il travaglio. Altra certezza che ormai abbiamo sul tema, esulando dal dramma di Brescia, riguarda la situazione insostenibile che sono costretti a vivere gli operatori sanitari nello svolgimento del loro lavoro. Un clima malsano che non permette ai medici di lavorare in serenità, con ripercussioni tanto sui pazienti quanto sull’intero comparto a causa di quella “medicina difensiva” che costa miliardi l’anno al Sistema sanitario nazionale. Partiamo da un dato concreto: oltre 35 mila azioni legali all’anno, delle quali il 97 per cento (nell’ambito penale) si risolve con il proscioglimento, però con costi giganteschi per le casse dello Stato.
In Italia i professionisti della sanità devono confrontarsi tutti i giorni con la paura delle aggressioni, delle denunce e delle conseguenze economiche, professionali e umane che derivano da liti temerarie. Il punto di equilibrio tra la piena tutela del paziente e la serenità del medico è stato a lungo inseguito. Ci ha provato la legge Gelli-Bianco prima, e ci sta provando ora il governo con una revisione della norma che dovrebbe fondarsi sulla base dei lavori di recente conclusi da quella Commissione nazionale sulla colpa medica, voluta dal ministro Nordio. L’impressione è che, purtroppo, sarà un nuovo buco nell’acqua. L’impianto della colpa grave resterà di fatto inalterato. Ricordiamo che la responsabilità penale del medico – fatti salvi i casi di dolo e colpa grave “inescusabile” – è oggi prevista solo in tre paesi giuridicamente “avanzati”: Italia, Polonia e Messico, avendo provveduto tutti gli altri a normare più correttamente questo reato. A quanto pare, l’Italia continuerà a percorrere la stessa strada.