
editoriali
L'inutile “modello 45” per il Meazza. La denuncia farlocca su un “reato” inesistente e il dovere di valutare
A seguito dell'esposto di un comitato, la procura di Milano apre un fascicolo per verificare se dalla vendita (ipotetica) dello stadio di San Siro possano derivare “danni erariali”. Ma il prezzo lo ha valutato l'Agenzia delle Entrate. Ormai tutto si trasforma in reato preventivo
Mentre procuratori à la Gratteri proseguono a strapparsi le vesti a mezzo stampa contro i “45 giorni” delle intercettazioni, altre procure si baloccano col “modello 45”, quello riservato agli “atti non costituenti notizie di reato” e, al momento, senza nemmeno possibili autori di un fatto che ancora non c’è. È il caso della procura di Milano retta da Marcello Viola, che a seguito di una denuncia ha aperto un fascicolo per verificare se dalla vendita (tuttora in itinere, quindi ipotetica) dello stadio Meazza e delle aree limitrofe possano derivare “danni erariali”.
Certo, aprire un “modello 45” è un “atto dovuto”: lo ha ricordato anche il sindaco Beppe Sala. Poi però è la procura che deve decidere come classificarne il contenuto. Molto spesso è la stessa inconsistenza della denuncia che porta all’archiviazione. E questo potrebbe essere esattamente il caso. Alla base c’è infatti un esposto del comitato “Sì Meazza” di un ex alfiere della sinistra milanese, Luigi Corbani, secondo cui il valore stimato per la vendita sarebbe addirittura “farlocco”. Peccato che la valutazione sia stata effettuata dalla Agenzia delle entrate. Per Corbani “cedere l’impianto a 73 milioni è una svalutazione”. Ma in 150 pagine l’Agenzia ha spiegato perché da un dato ipotetico di 231 milioni, siano stati dedotti 158 milioni per “vetustà” e “obsolescenza funzionale”. Idem per le aree vicine, che l’Agenzia stima in 124 milioni, considerando la deduzione dei costi diretti e indiretti.
In base a quali “ipotesi” sono necessarie inchieste? Ha ragione Sala a dire a Milano “c’è un partito virtuale dei signori del no che vuole condizionare l’amministrazione”. Ciò che va doverosamente aggiunto è che a Milano, a furia di lasciare mano libera a qualsiasi comitatino dotato di buona stampa, a furia di lisciare il pelo a qualsiasi sciocchezza da decrescita a spesa pubblica ogni cosa si è trasformata in reato preventivo. E quando una procura lascia fare, quantomeno, senza amministrare fascicoli e inchieste arbitrarie, e non solo i “45”, e lascia caccia libera a pm d’assalto, le cose non vanno bene.