Festa dell'ottimismo
Cassano: “Serve recuperare la fiducia della giustizia, per capire che non è uno spettacolo”
“È in atto una grande trasformazione, a seguito delle riforme del 2022” dice la prima presidente della Corte di Cassazione, “ma la stampa preferisce evidenziare i lati critici della realtà”
“Ci sono spunti di ottismismo sul funzionamento giustizia italiana, è in atto una grande trasformazione a seguito delle riforme del 2022”, dice la prima presidente della Corte suprema di Cassazione Margherita Cassan intervistata da Ermes Antonucci alla Festa del Foglio. “La stampa preferice evdienziare i lati critici della realtà, e ciò contribuisce ad allentare i rapporti tra collettività e istituzioni. Mentre invece abbiamo bisogno di cementificare un rapporto sociale”. Le novità introdotte nel 2022 in campo civile e penale “hanno determinato grande trasformazione culturale: nel settore civile è avvertita la consapevolezza che possa esserci giustizia anche mediante ricorso a forme di mediazione”. Una modalità di risoluzione alternativa, sottolinea Cassano, che “permette alle persone di ricominciare a parlare fra loro. Abbamo bisogno di pacificare questa società. e la mediazione serve a definire il contenzioso trovando un punto di incontro fra le varie pretese, ed è un vantaggio per l'intera collettività”.
Un po' di numeri: "Ogni anno iscriviamo in Cassazione 50 mila nuovi ricorsi penali, li definiamo entro 4 mesi dalla loro registrazione. è un risultato che non ha eguali nel panorama europeo. I segnali ci sono, basta saperli leggere”.
Sul campo penale, invece, “dal 2022 a oggi molti processi per casi piu lievi si stanno chiudendo con sazioni nuove e diverse, come i lavori di pubblica utiità e messa alla prova”. Anche se, prosegue la giudice, ma a ciò va accompagnato un processo di educazione della opinone pubblica: “Si crede che la panacea di tutti i mali sia l'applicazione a tutti i costi della pena detentiva, quando è da decenni che legislatore ha scelto una strada completamente diversa, in cui l'espiazione della pena in carcere è solo per forme piu garavi della criminalità”.
Per Cassano occorre dunque “recuperare l'idea che quella giudiziaria non sia la sola risposta ai fenomeni sociali, amministrativi e politici, ma solo l'ultimo approdo qualora non funzionino i normali meccanismi di prevenzione e di controllo”.
Nelle ultime settimane diversi casi di accessi abusivi a banche dati uffici giudiziari, oltre all'arresto di un hacker che aveva fatto accesso al sistema informatico del ministero della giustizia, hanno offerto uno spaccato non positivo dal punto di vista della sicurezza informatica: “La Corte di Cassazione ha retto a tutti questi accessi, non abbiamo avuto problemi di questo tipo”, rassicura la giudice, ma “nelle varie articolazioni dello stato c'è un problema di conoscenza, di aggiornamento e di stanziamento economico su questi temi”.
Riguardo la stabilità del quadro normativo, continuamente sottoposta a nuove ipotesi di reato e circostanze aggravanti, “sta diventando uno stanco appello da parte dei pm l'invito rivolto al legislatore a non intervenire continuamente su una stessa materia con plurimi interventi senza coordinare fra loro le leggi, dunque senza dire se legge introdotta dopo vada ad abrogare la prima, senza porsi problemi tecnici delle ricadute su processo in corso di svolgimento” spiega Cassano. “Ci diano tempo per delinare un quadro di riferimento stabile e chiaro: altrimenti all'instabilità del quadro normativo farà seguito l'instabilità della risposta giudiziaria”.
Sul tema del processo mediatico, Cassano evidenzia una sovrasposizione di attenzione dell'opinione pubblica al procedimento nella fase delle indagini, in cui però “il pm elabora una ipotesi di accusa, che non è la verità processuale, la quale si ricostruisce nel processo nel contraddittorio fra le parti, fra tesi del pm e della difesa”. Tale fraintendimento si lega al fatto che prima della riforma Cartabia “la durata delle indagini preliminari era patologica, e contestualmente aumentava attenzione dell'opione pubblcia su quello che è solo un momento preparatorio del processo” portando poi al disinteresse più totale “quando arriva verifica reale davanti al giudice”. Urge un bilanciamento fra professionalità della magistratura e il diritto di informare: "Serve recuperare la fiducia della giustizia, per capire che non è uno spettacolo”.
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