La festa dell'ottimismo
L'ad Rai Rossi: "Tele Meloni? Non esiste, la Rai è uno spazio di pluralità"
Il nuovo capo dell'azienda di Viale Mazzini si difende: "In passato qualche mondo culturale ha interpretato la Rai come una proprietà privata e ora è molto arrabbiato a vedere che la Rai è stata liberata". Su cosa punterà la sua Rai? "Memoria e speranza"
"Cos'è TeleMeloni? E' una grande operazione di marketing che non risponde alla realtà: la Rai è uno spazio reale di pluralità e di racconto diversificato del nostro paese". Inizia così l'intervista del nuovo ad della Rai Giampaolo Rossi alla Festa dell'Ottimismo del Foglio di Firenze. Intervistato dal vicedirettore del giornale, Salvatore Merlo, Rossi difende la sua azienda. Sia da chi la racconta come un luogo in cui regna un certo grado di caos, condizionato anche dalla lottizzazione dei partiti, sia da chi invece, da sinistra, accusa l'attuale governo di star limitando gli spazi di libertà di espressione interni, annullando il pluralismo. Su quest'utlimo punto Rossi dice: "La Rai è stata per anni il grande luogo di costruzione dell'immaginario nazionale. In alcuni momenti però è stata più incastrata nelle dinamiche ideologiche e politiche. Forse qualche mondo culturale ha interpretato la Rai come una proprietà privata in passato un mondo che ora è molto arrabbiato a vedere che la Rai è stata liberata. Con l'arrivo di Giorgia Meloni si è è parlato molto del principio dell'egemonia culturale, ma l'unica egemonia che si può applicare a un'azienda come la Rai è l'egemonia della liberta. Non esiste una televisione di destra o di sinistra, ma buona o cattiva. Non si può condizionare il racconto con chiavi di lettura ideologica distrugge un'azienda e il suo potenziale di racconto".
Sull'apparente confusione l'ad Rai ha invece sostenuto: "Se il giornalismo avesse un approccio meno morboso sulla Rai e ampliasse lo sguardo anche altrove capirebbe che quella che apparentemene sembra una confusione in realtà è una dinamica classica di tutti i broadcaster in Europa. La Rai è uno dei broadcaster più complessi a livello europeo perché non solo è uno dei più grandi, ma ha la maggiore produzione di contenuti. Il catalogo di Rai Play è il doppio del catalogo della Bbc. Non è solo un'azienda editoriale è un hub industriale che sorregge l'intere filiere dell'industria culturale italiana, dal cinema, alle fiction e buona parte deòll'intrattenimento. Quello che voi vedete come una confusione è in realtà un dinamismo. Questa Rai, con enormi limiti da un punto di vista economico e di strutture, riesce comunque a essere leader del mercato radio televisivo in Italia e uno dei più grandi e virtuosi broadcaster a livello europeo, è una cosa che gli andrebbe riconosciuta ogni tanto".
Durante l'intervista sul palco della sala dei Cinquecento di Palazzo Vecchio Rossi ha parlato anche del passaggio dell'ex dg, direttore del tg1 e del tg3 Mario Orfeo: "Mancherà, è una persona libera e un giornalista serio, si è messo in gioco in una sfida altrettanto ambiziosa, quella di risollevare il gruppo Gedi e Repubblica". "Al Tg3 andrà un direttore gradito al M5s?", ha provato a chiedere Merlo. "Sul tg3 sono scelte che vengono fatte, al di là del gioco delle caselline, su un piano che è di tipo editoriale. E' chiaro che mantenere la pluralità delle narrazioni è importante, ma non è lottizzazione".
Ma quali saranno i punti di forza della Rai di Giampaolo Rossi? "In Italia - ha spiegato l'ad - il mondo del cinema e del racconto per immagini ha avuto una grande difficoltà a raccogliere Il tema della memoria storica, perché ogni volta entrano in campo chiavi di lettura molto ideologiche e forse molto novecentesche, però è curioso che il nostro è una paese che hanno avuto difficoltà a raccontare pezzi della nostra storia che in realtà sono pezzi della storia che ci uniscono. Se gli americani avessero avuto Garibaldi e l'impresa dei mille l'avrebbero trasformato in un grande affresco hollywodiano. Noi abbiamo difficoltà persino a raccontare l'epopea che ha creato l'Italia. Quindi il primo tema della mia Rai sarà la memoria. Il secondo è il tema della speranza: immettere nel racconto di questo paese il principio della spes latina, poter guardare la realtà dicendo ce la possiamo fare, quell'elemento in più che andrebbe inserito in ogni racconto del nostro immaginario che se uno vede nella narrazione degli anni 60 e 70 in Rai c'era".
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