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Milano, 12 miliardi bloccati: cantieri fermi e accuse di lottizzazione abusiva. Anche Confindustria lancia l'allarme

Mariarosaria Marchesano

Prosegue il blocco edilizio, con decine di imprenditori e architetti sotto inchiesta per un reato sul filo di un interpretazione contraddittoria, che mette in discussione l'intero modus operandi del Comune. E ora ci prova anche la procura di Siena

Ci sono oltre cento cantieri fermi a Milano, per investimenti che sono stimati complessivamente 12 miliardi. Sono fermi per una diversa interpretazione delle norme edilizie, che erano state varate. Ma veramente possiamo fermare 12 miliardi di rigenerazione urbana per un’interpretazione? Cosa devono pensare gli investitori italiani ed esteri?”. Così il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, durante il suo primo intervento all’assemblea annuale, ha riportato il “caso Milano” all’attenzione nazionale auspicandone, indirettamente, una soluzione. Ma l’unica via d’uscita all’impasse che sta mettendo in difficoltà la giunta di Beppe Sala, e tutto il comparto dell’edilizia e dell’urbanistica, è di tipo politico e su questo fronte le cose vanno a rilento. E forse non a caso.

    

                   

La discussione parlamentare della legge che dovrebbe fornire un’interpretazione “autentica” delle norme su rigenerazione urbana e ristrutturazioni edilizie, che secondo la procura della Repubblica di Milano sarebbero state violate, ma secondo il Comune sono invece state applicate correttamente, è stata rinviata a novembre perché a ottobre l’Aula di Montecitorio è praticamente monopolizzata dai lavori per la legge di Bilancio. Se una soluzione arriverà non sarà, quindi, prima di fine anno e di certo se ne sentirà parlare perché sarebbe forse la prima volta in Italia che l’azione della magistratura verrebbe arginata dalla politica. Il tentativo del ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, di infilare una “sanatoria” nel Decreto casa di luglio è fallito in parte per il tenore stesso del provvedimento, che, al pari di un condono, avrebbe di fatto sancito l’esistenza di irregolarità che il Comune nega, ma soprattutto perché il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricordato al governo Meloni l’inopportunità di intervenire con un’indagine giudiziaria in corso. 

 
Così è passata l’estate e, intanto, i magistrati hanno alzato il tiro. In una delle inchieste (sarebbero una dozzina in tutto) è finita l’archistar Stefano Boeri, autore del progetto “Bosco Navigli” per il quale gli sono stati contestati i reati di lottizzazione abusiva e irregolarità edilizie. Lo schema seguito dalla procura è sempre lo stesso, cioè l’affermazione del principio in base al quale per costruire un edificio, quand’anche non si tratti di un’opera nuova ma del rifacimento di una vecchia, se si superano i 25 metri di altezza e un indice di cubature pari a 3, occorre far approvare un piano attuativo. Quest’ultimo presuppone un percorso amministrativo più ampio e complesso di una semplice Scia (l’autocertificazione usata in buona parte dei casi oggetto di indagine) o di un permesso di costruire (quello che sarebbe stato richiesto per il progetto di Boeri) che viene sempre rilasciato dal Comune ma con una procedura semplificata. Insomma, in discussione c’è proprio il modus operandi di Milano, che da “modello” da imitare è diventato un caso giudiziario nonostante, questo è quanto viene eccepito soprattutto dai costruttori, esistano leggi nazionali che rendono pienamente legittimo operare senza piani attuativi, come la legge 76 del 2020 approvata dal governo Conte II.

  

                                  

Così il blocco edilizio e immobiliare milanese prosegue, con cantieri fermi e nuovi progetti sospesi mentre le inchieste hanno preso di mira decine di imprenditori e professionisti (soprattutto architetti) ma anche tecnici e funzionari comunali, i quali ormai si rifiutano di firmare qualsiasi atto amministrativo quando non chiedono di essere trasferiti. Per il Comune di Milano vuol dire rinunciare a incassare decine di milioni di oneri di urbanizzazione che vanno a rimpinguare un bilancio sempre più sotto pressione per le spese necessarie del sistema dei trasporti pubblici, tant’è che cominciano a circolare voci di un nuovo aumento del biglietto e di tagli alla spesa sociale.

 

E vuol dire anche la sconfitta di un modello portato avanti da un sindaco di centrosinistra come Sala, il cui secondo mandato scade a inizio 2027. Ma farebbero male gli altri comuni italiani a sentirsi al sicuro. A inizio settembre la procura di Siena ha fatto scattare il sequestro preventivo di un cantiere di Esselunga per costruire un nuovo centro commerciale. All’accusa di lottizzazione abusiva (lo stesso reato di cui è accusato Boeri), la catena milanese ha replicato di avere acquistato l’area nel 2022 con un legittimo permesso di costruire. Insomma, assicurano fonti esperte, si tratterebbe di un’indagine fotocopia di quelle scattate a Milano.

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