Chi è Federico Sutti, l'avvocato "nazareno"
Il legale ha scritto lo statuto del Cav. e studiato i conti del Pd. Soprattutto è un fuoriclasse
Lo si potrebbe tranquillamente definire l’avvocato del Patto del Nazareno (che non c’è più, ma che potrebbe risorgere). Perché Federico Sutti, il professionista che è un po’ come il Messi o il Ronaldo degli studi legali italiani, avendo vinto 3 volte, tra il 2010 e il 2016, il titolo di managing partner dell’anno della rivista specializzata Top Legal, se è vero che non ha tessere di partito, è altrettanto vero che è passato, senza colpo (e contratto) ferire, dalla consulenza per la nascente Forza Italia a quella per il Partito democratico. Non essendo iscritto ad alcuna sezione dell’una o dell’altra parte ma tornando a votare dopo anni e anni solo nel 2014 alle Europee: preferenza? Pd.
Nell’ambiente finanziario, economico e ovviamente legale milanese lo conoscono tutti, anche se lui preferisce mantenere un profilo basso, facendosi vedere il giusto, parlando con pochi, fidati giornalisti, preferendo invece fare shopping di colleghi, di staff e di professionisti. Questa è, dall’ottobre 2015, la sua nuova missione. Lo ha arruolato il colosso Dentons, il primo studio legale al mondo nato dal matrimonio d’interessi sull’asse Stati Uniti-Cina che conta qualcosa come 7.700 avvocati arruolati attivi in 136 uffici sparsi in 57 paesi. Per sbarcare in Italia, ovviamente a Milano. In poco più di un anno e mezzo, Sutti ha cambiato le regole del mercato di settore, portando lo staff dagli iniziali 12 legali agli attuali 80. Ha già cambiato una sede a Milano, ora sbarcherà nella centrale Piazza Affari, e pure a Roma, sta pensando di ampliare gli spazi. Nel frattempo, valuta pure una branch a Londra. Per arrivare alle 12 practice legali tipiche della struttura della casa-madre.
Sutti, uno dei mostri sacri dell’immobiliare, pesca ovunque. Arriva, valuta, offre e assume. Ha fatto così nella lunga gestione (2003-2015) dello studio Dla Piper dove era arrivato a rivestire il ruolo di managing director per l’Europa continentale, l’Africa e il Medioriente.
Pensare che era partito e aveva fatto carriera e fortuna dalla politica, non attiva. Perché Sutti, appena superato l’esame da procuratore venne chiamato da Angelo Codignoni, il manager Fininvest al quale Silvio Berlusconi aveva affidato le chiavi per la creazione e la nascita di Forza Italia. Ecco, gli albori del movimento che ha cambiato la storia moderna della politica italiana, ha visto il giovane Sutti protagonista in qualità di estensore dello statuto di quella che era l’Associazione Nazionale Forza Italia (Anfi): correva l’anno 1992. Ma niente coinvolgimento diretto, emotivo, personale nel progetto del nascente partito del Cav.. Il lavoro è il lavoro. Meglio restare nel proprio seminato. Così nel Duemila arrivarono due mandati dai governatori Gianfranco Galan, prima, e Luca Zaia, per l’area Sanità della Regione Veneto. Ma all’epoca Forza Italia e Lega nord andavano d’amore e d’accordo: 8 anni di consulenza legale e mai una tessera, né di qua, né di là.
Al punto che, tra una transazione e l’altra, ai tempi della gestione di Dla Piper a Sutti arrivò anche la chiamata del Pd. A contattarlo, nel corso del 2013, il tesoriere Francesco Bonifazi che mise in atto una sorta di gara tra tanti studi legali indipendenti e lontani dal mondo e dalle cose politiche. Vinsero Dla e Sutti probabilmente per il premio conseguito a fine 2012 di cui sopra. Il segretario del Pd, Matteo Renzi, fidandosi dei consigli di Bonifazi e del direttore amministrativo Antonella Trivisonno, diede il via libera al contratto. Dapprima, la consulenza fu limitata alla due diligence sui conti non certo brillanti del partito: nell’ottobre 2013 il “buco” ammontava a poco meno di 11 milioni. L’anno successivo un altro mandato: la valutazione dei bilanci della traballante Unità, finita in liquidazione e oggi attraversata da nuove vicissitudini nonostante l’arrivo di un nuovo socio forte, la milanese Pessina Costruzioni.
Conclusa questa esperienza, Sutti ha proseguito il suo percorso in Dla Piper, salvo poi abbracciare il progetto di Dentons e concentrarsi sul core business legale che proprio di recente, nel suo settore d’eccellenza, il real estate, l’ha portato ad assistere parte della famiglia Boscolo nella cessione definitiva del gruppo alberghiero al fondo americano Varde.
Ecco, probabilmente, oggi se Renzi e Berlusconi volessero far risorgere dalle ceneri il Patto del Nazareno saprebbero a chi rivolgersi per sciogliere gli eventuali cavilli legali che dovessero spuntare tra le pieghe di un fantomatico accordo anti-Grillo.