Periferie e ambiente. Sala alla prova decisiva
In ballo a Milano, in progetti di riqualificazione, circa tre milioni di metri quadrati di aree che cambieranno volto nei prossimi anni
Mercoledì sera a San Siro si giocava il derby, i milanesi erano probabilmente più concentrati su questo. L’altra sera era la notte della rovesciata di CR7 a Torino, e l’attenzione di una bella fetta di italiani, milanesi e no, era concentrata lì. Su Raitre “#Cartabianca”, la trasmissione di Bianca Berlinguer, si è difesa col suo milione di spettatori e il 4,58 di share. Ma forse non molti milanesi si sono sintonizzati sul loro sindaco, Beppe Sala, che era lì a parlare di politica (ah, la sinistra mon amour, ah il Pd di cui non ha intenzione di prendere la tessera).
Il sindaco di Milano, però, si è concentrato soprattutto su altro, sulla città: “Milano è una città che funziona, una città con tanta progettualità, sta pensando a portare la metropolitana nelle periferie. Milano funziona se continua a essere orgogliosa”. E ancora: “Milano deve affrontare due temi fondamentali: le periferie e l’ambiente”. Sono due dei mantra preferiti della sua amministrazione e il rilancio di iniziativa, su entrambi i temi, è ormai un punto cruciale, anche politico nella prospettiva futura, soprattutto dopo l’esito delle elezioni del 4 marzo, disastroso per la sinistra ad eccezione proprio di Milano: ma di Milano centro. Le periferie hanno votato diversamente. In questa pagina, anche oggi, proviamo a raccontare cosa si muove, cosa potrebbe muoversi, su questi fronti. Lo facciamo spesso. Ad esempio il tema dell’ambiente e dei trasporti, su cui toccherà ora anche alla Giunta regionale di Attilio Fontana dare risposte che siano di sistema, sul solco dei programmi avviati negli ultimi mesi della Giunta di Bobo Maroni. Sala sta puntando su alcune idee, come la trasformazione elettrica del trasporto pubblico. Sulle metropolitane si sta costruendo, la rete ferroviaria del trasporto regionale è invece una delle sfide più complesse dei prossimi anni. Poi c’è il tema delle periferie e più in generale della riqualificazione urbanistica: le due partite destinate a fare la differenza tra una metropoli in grado di proseguire il suo trend di crescita, e concretizzare il “risultato d’immagine” degli scorsi anni in un reale accesso ai piani alti della classifica delle grandi città europee, e una città che invece si accontenta di se stessa, perdendo progettualità.
Ci sono in ballo, in progetti di riqualificazione, circa tre milioni di metri quadrati di aree che cambieranno volto nei prossimi anni. Tra cui gli scali ferroviari, uno degli scogli più strategici e complessi. Ieri il Fatto quotidiano, non esattamente il vessillo del cambiamento, nemmeno a livello milanese, scriveva che “Milano sta progettando il futuro con tanto cemento ma senza alcuna visione strategia globale”. Non è esattamente così, come sappiamo. Da Arexpo (ora la grande area dell’Esposizione del 2015 è stata battezzata “Mind”, Milano Innovation District) a molto altro. Sono i piani per le periferie, compreso il grande polo sud, Santa Giulia, per i quartieri in difficoltà, fuori sicurezza, che ancora stentano a decollare. Sala ha chiamato a raccolta gli assessorati di Sicurezza, Urbanistica e Politiche sociali. Coniugare i dossier caldi di interventi strutturali, legalità e “percezione di sicurezza” dei cittadini è la cosa più urgente. Ma non solo per il futuro della Giunta. Anche perché è un segnale di come si possa amministrare una metropoli. Se si ha coraggio.