Mostra Cyclopica all'interno della Triennale di Milano (foto LaPresse)

La Triennale in cerca di una nuova architettura

Redazione

Nuovo staff, conti da sistemare. Museo del design, Parco della cultura. Le idee di Stefano Boeri

La Triennale? Deve essere la Scala della creatività. Là la musica, qui le arti applicate, la moda, il design. Ma lo stesso respiro internazionale. Sì, una Triennale a due velocità ma sincronizzate, da una parte raccontare con le nostre mostre il mondo, quello che succede negli altri paesi, dall’altra parte puntare su Milano e sull’Italia. Catturare tutte le forme espressive. E catturare le idee dei milanesi. La Triennale si mette a disposizione. “Costruiremo all’interno dell’Urban Center, che lascia la sede storica della Galleria Vittorio Emanuele per trasferirsi all’interno del Palazzo dell’arte, una ‘app delle idee’. Storicamente la Triennale ha partecipato ad alcune delle più importanti sperimentazioni urbane e anche oggi vuole portare avanti, attraverso dibattiti, conferenze, esposizioni e workshop, le idee, la voglia di ricerca dei milanesi. E’ quasi un appello dateci delle idee, le realizzeremo insieme”.

 

Stefano Boeri, uno degli architetti più famosi al mondo con il suo grattacielo verde, il Bosco verticale di Porta Nuova, una passione da urbanista, una passione per la progettazione sostenibile delle città, una sensibilità per il design scritta nei cromosomi, da tre mesi è alla guida della Triennale. Questa “casa della cultura” sfaccettata e piena di possibilità, molte delle quali ancora da esprimere, da collocare nel giusto spazio. Già assessore alla Cultura di Milano, più volte in predicato per diventare ministro dei Beni culturali, è il professionista giusto al posto giusto per raccogliere l’eredità di un lavoro importante come è stato quello di Claudio De Albertis, un costruttore innamorato della cultura. Competenza, visione internazionale, cultura del lavoro d’insieme, coinvolgimento dei giovani. Boeri ha davanti a sé il compito non facile di far fare alla Triennale quel salto di qualità necessario e invocato da molti. Una Triennale che aveva perso un po’ di smalto ultimamente. E con una situazione finanziaria non proprio felice. Boeri con i suoi collaboratori e soprattutto con gli Amici della Triennale sta lavorando per recuperare quei sei milioni di perdita descritti nel bilancio consolidato. “Sono ottimista – spiega al Foglio – Anche se la diminuzione dei contributi ministeriali potrebbe diventare un problema. Non capiamo perché Roma abbia stanziato per il Maxxi cinque milioni e per la Triennale solo un milione e duecentomila euro. Ne parleremo con il nuovo ministro ai Beni culturali, Alberto Bonisoli”. Già, il nuovo ministro. Un tecnico, un manager culturale, questo il suo curriculum, ma di cui ancora si attendono i primi segnali, in un governo che non ha propriamente la cultura nei suoi obbiettivi maggiori.

 

Intanto l’architetto Boeri ha preparato la squadra per ripartire. D’accordo con il sindaco Beppe Sala, sono arrivati il nuovo direttore generale e quattro super curatori di settore. Tutti con profili di competenze differenti ma con esperienze e collaborazioni internazionali. Come direttore generale è stato scelto Carlo Morfini, manager esperto di gestione aziendale, che guiderà l’istituzione nel processo di semplificazione e di revisione della governance. Sono stati scelti anche i quattro curatori per gestire i processi creativi. Giovani e preaparati. Umberto Angelini (classe 1968) per il settore Teatro, danza, performance e musica, Lorenza Baroncelli (1981) per il settore Architettura, rigenerazione urbana, città, con delega al coordinamento artistico. Miriam Ben Salah (1985) per il settore Arti visive, new media, fotografia, cinema, televisione, Joseph Grimaldi (1977) per il settore design, moda e artigianato. “Non è finita – precisa il presidente – la Triennale intende ampliare e rafforzare la sua rete di collaborazioni a livello internazionale. In quest’ottica, oltre a Paola Antonelli, curatrice per l’architettura e il design al Moma di New York e curatrice della prossima XXI Esposizione internazionale della Triennale di Milano, alcune figure di spicco del mondo del design, dell’arte e della cultura collaboreranno nei prossimi mesi con noi”.

 

Fatta la squadra, la filosofia è già stata tracciata. “La Triennale deve mettersi attorno a un tavolo con la Scala, appunto, il Piccolo e Brera, e cominciare a dialogare. Pensate che sinergie potenti e uniche se dovessimo lavorare veramente nel rispetto dei ruoli. Non possiamo essere piccoli. Vi faccio un esempio non milanese. Nei giorni scorsi, in contemporanea alla Biennale di Venezia, Milano ha organizzato Mi Arch per permettere al visitatore internazionale di saltare tra Venezia e Milano in tre giorni e vedere cose diverse ma altrettanto interessanti. A Venezia si sono lamentati per questa concomitanza. Ripeto: non possiamo accettare da nessuno queste piccolezze. C’è spazio per tutti”. Ok, Boeri, e il Parco delle culture? Il Museo della moda e del design, da più parti sollecitato e di cui è paradossale che un a città come Milano sia priva? “Stiamo lavorando. Per il museo del design riteniamo che si debba fare in Triennale. Lo spazio? Appena si entra, subito a destra. Uno spazio gratuito, accessibile a tutti. Non sempre gli stessi oggetti ma che ruotano. La storia del design, insomma. E Milano può dire molto”. E la moda? “Non escludiamo questa possibilità. Il design e la moda hanno camminato insieme. Pensate agli archivi dei grandi stilisti Armani, Prada, Valentino, Dolce e Gabbana, Versace, Ferré alla Triennale… Sarebbe fantastico mettere insieme moda e design. Per ora il Museo del design è sicuro, per la moda dobbiamo lavorare”. E il progetto-sogno Parco delle Culture? “La Triennale è inserita nel Parco Sempione, dove ci sono il Castello con la Pietà Rondanini, il teatro Dal Verme, la Torre Branca, l’Arena. Tante cose interessanti, una vicina all’altra. Pensiamo a un percorso unico, con un biglietto unico. E poi utilizzare il Parco come è stata utilizzata piazza Duomo nei giorni scorsi per il grande concerto di musica classica della Filarmonica. Dobbiamo avere fiducia. Senza fiducia non c’è comunità. Dobbiamo intercettare tutto quel valore che rimane nascosto”. E i giovani, Boeri... “ Ho un’ossessione. Dobbiamo aprirci alle scuole, ai ragazzi. Devono venire in Triennale e sentirsi a casa. C’è un risveglio politico della generazione del millennials, quasi un youthquake, un terremoto giovanile. Ecco vorremmo dare la possibilità ai giovani di esprimere il proprio valore. La creatività, l’arte, gli incontri aiutano a crescere, ad amare la vita e stare con gli altri. Dobbiamo comunicare”. Per questo la Triennale ha pensato alla radio? “ Si, certo. Abbiamo la Torre Branca, che nasce porprio come un pezzo della Triennale. Pensiamo a Radio Triennale, gestita dai ragazzi milanesi. Le arti nel mondo raccontate da loro”.

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