Milanosesto cambia ancora. La città in cerca d'autore
Lo sviluppatore Bizzi preferisce investire altrove (America). Quattro grandi aree senza regia
Se è vero, come diceva Victor Hugo che il “domani compie irresistibilmente l’opera sua, e la comincia oggi”, allora chi dalle parti della regione Lombardia, nell’ultimo periodo della presidenza di Roberto Maroni, aveva delineato una possibile strategia unitaria sulla Salute, con le funzioni degli ospedali tutte concentrate o soltanto e unicamente sull’area post Expo, o soltanto a Sesto San Giovanni, aveva decisamente preso lucciole per lanterne. Milano si sviluppa, a livello sanitario, policentricamente. Da una parte la Città della Salute, a Sesto. Davide Bizzi, lo sviluppatore che ama ogni giorno di più l’America e la certezza delle sue regole, lascerà a Sesto terreni bonificati e – appunto – una Città della Salute nella quale il San Raffaele Due è cosa certa. A realizzarlo, sarà la Edile Engineering dello stesso Bizzi. Azienda appena nata ma che – vedi la sorte – sta realizzando anche il nuovo Galeazzi, uno degli ospedali più grandi d’Europa, proprio sull’area Arexpo. Non è paradossale, che lo sviluppatore della Città della Salute realizzi la “concorrente” funzione sanitaria all’interno di Mind.
Ma la vera e più che significativa notizia di questi giorni è però un altra: Bizzi lascia completamente la proprietà di Milanosesto, società che a questo punto probabilmente verrà chiusa, o comunque completamente ridiscussa. Terrà, forse, la costruzione di un piccolo pezzo, da affidare alla Edile Eng., ma nulla più. Per il resto, a livello di regia e operativo, Bizzi non sarà più un player. A entrare, a livello di proprietà, sarà un consorzio guidato da Banca Intesa, già soggetto finanziatore del masterplan. A livello gestionale subentrerà Prelios, che in un secondo tempo si accorderà con Hines. La Bizzi and Partners si concentrerà su un intervento spettacolare in collaborazione con Renzo Piano a Miami, lontano dalle burocrazie nostrane, con i nostri mille lacci e lacciuoli ma senza visione d’insieme del territorio.
Peraltro non è difficile credere che fin dall’inizio Davide Bizzi abbia creduto fosse impossibile che un solo sviluppatore costruisse 1 milione e 450 mila metri quadri: una città. Ma probabilmente non si aspettava di dover buttare tempo e denaro e varianti e consulenze e tutto il resto per quasi un decennio. Per arrivare, alla fine dei conti, alla banca che chiede – per varare il finanziamento di oltre 400 milioni di euro a copertura delle gare per le funzioni pubbliche – un controllo diretto sull’operatività. Quindi, Bizzi lascia Sesto. I dettagli sono ancora da definirsi, l’intesa è per adesso di massima. Di più: Bizzi lascia l’Italia, salvo un intervento in corso a Bordighera. A livello di sviluppo, chi lo conosce bene assicura che guarda all’estero.
Un'altra immagine del rendering del progetto di Milanosesto (Immagini prese da Facebook)
C’è da riflettere, sul quadro che si sta delineando. Ad oggi ci sono infatti almeno quattro aree di sviluppo enormi della “grande Milano”, ma scollegate. Da una parte Arexpo, gestita con mano ferma da Giuseppe Bonomi, manager dal grande valore che guarda lungo, e lontano: "Sicuramente il Galeazzi sta procedendo spedito, ci aspettiamo che in uno degli ospedali più grandi d’Europa nel 2021 tutto sia a regime. Va ad arricchire la vocazione sanitaria e di ricerca medica di un’area che sarà fiore all’occhiello per la città”, spiega al Foglio il manager, che ha partecipato venerdì al Principe di Savoia a SND2, la seconda edizione degli stati generali della salute a Milano (ci saranno il sottosegretario Coletto e il governatore Attilio Fontana). La seconda area è quella di Segrate, con il progetto del centro commerciale Westfield. Anche qui, il più grande d’Europa. Poi ci sono gli Scali ferroviari: il più grande intervento di trasformazione in Milano dal dopoguerra ad oggi, in cui la regia, con Fs, è del comune. E infine proprio Milanosesto, dove le cose però prevedibilmente si complicheranno con l’uscita dell’immobiliarista milanese.
Quattro progetti, ognuno con una “testa diversa”. Arexpo risponde alle istituzioni pubbliche. Segrate di fatto risponde solo a Segrate e agli sviluppatori privati. Gli Scali sono in capo a Pierfrancesco Maran e al Comune di Milano, nonché alle Ferrovie padrone delle aree. Sesto San Giovanni al Comune di Sesto e – nel prossimo futuro – a molti soggetti invece che al solo Bizzi. In effetti ci sarebbe un ente che dovrebbe mettere a fattor comune tutto, a fare da collante: la Città Metropolitana, questa sconosciuta. Conti sempre precarissimi, funzioni risicate, la Città Metropolitana è un aborto dannoso che non solo fa rimpiangere la provincia, ma addirittura fa rimpiangere la sua completa e irrevocabile abolizione.
Di fronte a questi grandissimi cambiamenti, che avranno riflessi su quasi due milioni di abitanti dell’area vasta, con conseguenze sui trasporti, sul lavoro, sull’ambiente, non c’è un coordinamento, che al momento non può essere garantito dal Comune, né dalla regione (tra l’altro, molto litigiosi tra loro ultimamente). Gli stessi assessori “politici” hanno un’operatività pari a zero. Continua la trasformazione della Grande Milano, senza manovratore né regista. Si parla da tempo di “una cabina di regia” degna di una metropoli europea, che possa coordinare i grandi piani di sviluppo. Ma non è all’orizzonte.