Il segreto violato, reato di stampa
Dal Cav. a Lotti a Sala. Quegli indecenti “avvisi” di non-garanzia
Bentornati a Napoli, alla conferenza internazionale sulla criminalità, do you remember? Era il 1994 e Silvio Berlusconi era impegnato in un vertice internazionale, quando ricevette un “invito a comparire”. Solo che glielo recapitò prima il Corriere della Sera, anziché la magistratura. Fu l’inizio – anzi non lo fu nemmeno, c’era stata Mani pulite – di una pratica indecente, e sempre sul filo della violazione delle leggi e del diritto degli indagati, per la quale la stampa si arroga il diritto di anticipare “notizie” giudiziarie. Con lo scopo, e l’esito, sempre raggiunto di colpire il politico di turno, e di accendere le luci del circo mediatico-giudiziario.
Ora è toccato a Luca Lotti, neo ministro, informato dal Fatto quotidiano di essere indagato per rivelazione di segreto e favoreggiamento nell’ambito dell’indagine della procura di Napoli sulla corruzione in Consip. Lotti si è visto costretto a scrivere su Facebook: “Sto tornando a Roma per sapere se la notizia corrisponde al vero e, in tal caso, per chiedere di essere sentito oggi stesso”. La settimana scorsa è stato Beppe Sala a dover scrivere: “Mi sono dovuto assentare per qualche giorno dal lavoro”, perché “ho appreso da numerose fonti giornalistiche, prima in modo confuso e poi in forma più chiara, di essere stato iscritto nel registro degli indagati”. Poi c’è anche il comandante generale dei carabinieri, Tullio Del Sette, che ha scoperto di essere stato iscritto nel registro degli indagati per “rivelazione di segreto d’ufficio”. La domanda più semplice del mondo è: com’è che la rivelazione di segreto d’ufficio per alcuni (politici, di solito) è un reato, mentre i giornali che li stampano, i segreti d’ufficio, violando diritti personali, il reato non lo compiono. Non raccontate più, per decenza, che “è la libertà di stampa, bellezza”. E’ solo una barbarie a mezzo stampa. E un gioco logoro e sporco con i tribunali.
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