L'islam o lo stato nazionale
Il filosofo Roger Scruton e l'importanza dell’identità nazionale, sul Wall Street Journal
Le élite cittadine rafforzano le proprie relazioni attraverso cambi di carriera, progetti comuni e cooperazioni transfrontaliere”, rifletteva qualche giorno fa sul Wall Street Journal Roger Scruton, scrittore e filosofo britannico. “Come gli aristocratici di un tempo, spesso formano reti sociali di appartenenza senza alcun riferimento ai confini nazionali. Non appartengono ad alcun luogo in particolare, ad alcuna fede, ad alcuna routine, e nelle immediate circostanze della vita moderna riescono ad adattarsi alla globalizzazione senza tante difficoltà. Si identificano con le comunità transnazionali dal momento che le considerano degli asset, che ne amplificano l’influenza e il potere. Tuttavia, nelle evenienze della vita moderna, queste élite cittadine dipendono da altri: gli agricoltori, gli artigiani, gli operai, i costruttori, i sarti, i meccanici, gli infermieri, gli inservienti, i cuochi, i poliziotti e i soldati, tutta gente per cui l’attaccamento a un luogo e alle sue tradizioni è implicito in tutto ciò che fanno. Sulle questioni che riguardano l’identità, queste persone voteranno molto probabilmente in maniera diversa rispetto alle élite cittadine, da cui pur dipendono per essere governati”.
E’ in base a questa scollatura di interessi di classe, nella cornice della globalizzazione, che, secondo Scruton, emergerebbe il bisogno di “un’identità inclusiva che ci tenga assieme come popolo. Ci serve un’identità che ci porti alla cittadinanza, che è la relazione tra lo stato e l’individuo in cui l’uno risponde all’altro. Questo, per la gente comune, è ciò che fa la nazione. I liberali continuano a fare avvertimenti contro il populismo e il nazionalismo, dicendo che soltanto menzionare la questione dell’identità nazionale equivale ad allontanarsi dalla civilizzazione. E sicuramente ci sono dei rischi, (…) ma quelli che accantonano l’idea nazionale semplicemente perché ci sono persone che sono state minacciate dai propri vicini in nome di quest’idea sono vittime della stessa ottusità mentale che condannano. Nel mondo com’è oggi, la principale minaccia all’identità nazionale è la religione, e in particolare l’islam, che offre ai propri seguaci più ardenti uno stile di vita totalizzante, basato sulla sottomissione alla volontà di Dio. Sulla base del sentimento nazionale è stato possibile costruire un tipo di patriottismo civico, che riconosce le istituzioni e le leggi come beni condivisi che possono estendersi e accogliere chi aderisce al contratto sociale dall’esterno”. Lo “scontro di civiltà” moderno, secondo Scruton, non è quello profetizzato dal celebre politologo Samuel Huntington, ovvero tra culture e religioni diverse, quanto piuttosto un conflitto concettuale “tra due forme di appartenenza: quella nazionale, che tollera le differenze, e quella religiosa, che non le tollera. E’ la tolleranza delle differenze che apre la strada alla democrazia”.
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