Il sogno di eliminare il cristianesimo
Così il secolarismo tace sull’islam ma si accanisce sui cattolici. Il Figaro intervista Rémi Brague a proposito della decisione del Consiglio di stato di rimuovere la croce a Plöermel, in nome della laicità
Dopo la polemica generata dalla decisione del Consiglio di stato di rimuovere la croce a Plöermel, in nome della laicità, il filosofo francese Rémi Brague ritorna sulla nozione di laicità. Ne parla con Alexandre Devecchio del Figaro. “Ci sono due ragioni: da un lato, la stanchezza di fronte a ciò che è ripetitivo in queste misure; d’altra parte, il fastidio per la meschinità che testimoniano. In Bretagna, non puoi lanciare un mattone senza che cada su un recinto parrocchiale. E dov’è che una croce è più al suo posto che sopra la statua di un Papa? Il secolarismo non ha nulla della dignità di un principio filosofico, ma costituisce una nozione specificamente francese. La parola è persino intraducibile”.
Ma come applicare la legge sul velo a scuola e il burqa in strada se la legge non viene applicata rigorosamente per tutte le religioni? “Il vero parallelo alla costruzione di un tale monumento sarebbe la costruzione di una moschea. Chi la vieta? Molti comuni, anzi, la preferiscono. In ogni caso, si ha spesso l’impressione che una legge in Francia sia piuttosto un’opzione. Quante leggi sono rimaste senza decreti attuativi? Vediamo le donne che indossano il velo che nasconde i loro volti? La applichiamo nei ‘quartieri’? Il ‘secolarismo’ in stile francese è stato scolpito su misura del cristianesimo da persone che lo conoscevano molto bene. Il problema con l’islam non è, come si dice troppo spesso, che non conosce la separazione tra religione e politica (da qui l’espressione imbecille di ‘islam politico’). E’ piuttosto che ciò che chiamiamo ‘religione’ include un insieme di regole della vita quotidiana (cibo, vestiti, matrimonio, eredità, ecc.), presumibilmente di origine divina, che devono quindi avere la precedenza sulla legislazione umana. La laicità non è e non può essere un’arma. E, almeno in linea di principio, ancor meno essere diretta contro una particolare religione. Lo dico perché è stata forgiata contro una religione molto specifica, cioè il cristianesimo cattolico, a cui la grande maggioranza della popolazione ha aderito più o meno consapevolmente, con più o meno fervore. Lo stato non deve favorire nessuno, né combattere nessuno. Alcuni secolaristi sognano di porre fine al cristianesimo, dandogli il tanto atteso colpo di grazia dal XVIII secolo. Sfruttano la paura dell’islam per cercare di scacciare dallo spazio pubblico ogni traccia della religione cristiana".
"Sentiamo dire che ‘l’islam è una religione come le altre’ ma nessuna religione è una religione come le altre. Ognuna ha la propria specificità. Applicare il concetto cattolico di ‘integralismo’ o protestante di ‘fondamentalismo’ a fenomeni che non hanno nulla a che fare con queste due denominazioni, questo è il vero fumo negli occhi. I più grandi massacri del XX secolo non furono fatti da regimi semplicemente atei, ma da regimi desiderosi di estirpare la religione”.
La minaccia dell’islam? “La più seria non è sicuramente la violenza. Questa è solo un mezzo per un fine, la sottomissione dell’intera umanità alla Legge di Dio”.