Oprah presidente? Una pagliacciata
Candidarla per i Democratici sarebbe puro disprezzo. Lo scrive il Times, secondo cui non sarà un'altra star a ridare dignità allo studio ovale
Dopo il suo discorso ai Golden Globes, Oprah Winfrey è stata acclamata come la futura candidata dei Democratici per le presidenziali del 2020 e se Donald Trump è l’incarnazione della morte della vecchia politica, l’idea che per batterlo ci sia bisogno di un’altra celebrity indica la bassezza sulla quale si fondano le critiche a Trump. Come scrive Melanie Phillips sul Times: “La più alta carica di stato americana è stata degradata dall’elezione di un neofita della politica, privo di esperienze di governo” e non sarà un’altra star della tv, senza competenza politica o diplomatica a ridare dignità allo studio ovale. “La scelta di un candidato rivale della stessa pasta indicherebbe – prosegue l’editorialista – che chi desidera che il vecchio ordine politico venga ristabilito ha invece deciso di abbandonarlo del tutto”.
Inoltre, proporre Oprah Winfrey come alternativa a Trump significherebbe dimostrare che sono state fraintese le ragioni per le quali il tycoon è stato eletto. “Qualsiasi cosa possiate pensare sulla sua personalità e il suo temperamento, gli elettori lo hanno votato per le sue promesse: ristabilire il ruolo di primo piano dell’America nel mondo, risanare la costituzione erosa dall’amministrazione Obama, creare nuovi posti di lavoro”. Gli elettori hanno pensato che tutte queste cose potessero realizzarsi solo tramite una figura esterna al sistema. Con Winfrey non sarebbe così. Oprah Winfrey è un’insider, è parte dell’establishment democratico e rappresenta un tipo di cultura americana. “Di quali idee è portatrice?”, si chiede la giornalista. “Dell’oprahficazione della cultura americana”, ossia l’autodeterminazione, l’autolegittimazione, altrimenti conosciute come sentimentalismo, narcisismo e menzogne. Se Trump è percepito come autentico, Winfrey dall’elettorato è vista come un’ipocrita. Tutto quello che rende Trump odioso ai suoi nemici, la volgarità, la grossolanità e l’arroganza, parla alla sua base e fa sì che questa gli rimarrà fedele.
Oprah è anche l’incarnazione del sogno americano, proviene da una famiglia povera ed è diventata miliardaria, ma non fa altro che dipingere gli Stati Uniti come un posto devastato dal razzismo e dal sessismo. Fa la paladina delle donne abusate ed è stata nell’entourage di Harvey Weinstein. Tutte queste contraddizioni non piacciono all’elettorato. Trump, invece, sta facendo delle riforme che raccolgono molto consenso e entro il 2020 rischia di mantenere tutte le sue promesse.
I suoi sostenitori vogliono che lui riporti gli Stati Uniti ai suoi valori storici, questa necessità viene spesso liquidata come sintomo di bigottismo e imbecillità e i promotori della candidatura di Winfrey stanno dimostrando ancora una volta il loro disprezzo per la gente e la gente lo sa. “Winfrey versus Trump non sarebbe una sfida tra due personaggi televisivi – scrive Melanie Phillips – sarebbe la politica del risentimento contro la fede nell’America”. Ecco che l’idea di una Winfrey come presidente appare, giustamente, insensata.
Il Foglio internazionale