Il protezionismo fa sempre male
Le lavatrici, l’America e i danni in tempo di pace: l'analisi del Premio Pulitzer George Will sulla National Review
"Quando il protezionismo è rampante, nessuna cattiva azione viene remunerata abbastanza” è il giudizio del Premio Pulitzer George Will, espresso sulla National Review. “Come Orazio al ponte, o il ragazzo sul pontile in fiamme da cui scompariva tutto ciò che aveva, o il bambino olandese che salvò la città mettendo il dito nella diga (scegliete la figura eroica che più vi garba), l’amministrazione Trump ha di recente agito per fermare il flusso di lavatrici estere importate perché gli americani le vogliono. Il fermo verrà imposto tramite quote e pesantissime tariffe (fino al cinquanta per cento), che sono in pratica delle tasse raccolte al confine e pagate dai consumatori americani.
Questi, poi, pagheranno prezzi più alti per le lavatrici prodotte in patria da Whirlpool, che il protezionismo lo aspettava sicché per essa è sinonimo di profitto istantaneo: lunedì scorso, il valore di Borsa di Whirlpool è schizzato del tre per cento. Quando il protezionismo è rampante, nessuna cattiva azione viene remunerata abbastanza: il dramma delle lavatrici messo in piedi perché bisogna ‘dare la priorità all’America’ (o meglio a una parte, dell’America) non può diventare politica industriale, col governo (piuttosto che il mercato) a scegliere i vincitori e i perdenti. Come non può essere il governo che redistribuisce la ricchezza, così non possiamo permetterci di avere un capitalismo clientelare.
Tutto ciò perché i repubblicani si oppongono a questo tipo di politiche, e i repubblicani ora sono al potere. Il passo successivo riguarda la decisione del governo sul ‘problema’ (così lo vedono i nostri protettori) delle importazioni di acciaio pericolosamente economiche, su cui l’amministrazione pretende di deliberare. L’industria dell’acciaio americana, che si presume essere sotto assedio, sta producendo oggi più di quando producesse durante la Seconda guerra mondiale, e in ogni anno di questo decennio più del dieci per cento dei beni prodotti con acciaio americano è stato esportato. L’imposizione di nuove tariffe/tasse sarà fatta soltanto su ordine del presidente, che esercita un potere discrezionale concesso ai presidenti in base a varie leggi, inclusa una norma approvata nel dicembre del 1974 quando il Congresso pensò che evidentemente la principale lezione del Watergate, ancora fresca nella memoria, era che i presidenti non fossero sufficientemente dotati di imperio.
Allora, come oggi, il Congresso sembrava pensare che fosse suo compito occuparsi di cose ben più importanti delle politiche commerciali. Fomentare ansie spurie sulla sicurezza nazionale è il primo dei salvacondotti usati dalle canaglie opportuniste, che mascherano il proprio protezionismo da patriottismo quando persuadono il governo a riempirsi le tasche di soldi dei contribuenti. Come disse Henry George, col protezionismo una nazione fa a se stessa in tempo di pace quel che un nemico cerca di farle in tempo di guerra.
Il Foglio internazionale