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Oxfam e lo scandalo degli aiuti umanitari

Redazione

Si è cominciato a capire che non sempre fanno del bene, scrive il Wall Street Journal (11/2)

Il Regno Unito è scosso dallo scandalo di abusi sessuali all’interno di Oxfam, l’associazione di beneficenza mondiale fondata in Gran Bretagna, e le ripercussioni potrebbero farsi sentire anche nel resto del globo”. La riporta così, il Wall Street Journal, la notizia degli abusi perpetrati ad Haiti e altrove da parte di dipendenti di Oxfam. “Questo scandalo potrebbe persino spronare un dibattito, da tempo necessario, sui limiti degli aiuti ai paesi esteri. Le indagini suggeriscono che i dipendenti dell’istituzione siano andati fuori controllo, perché poco sorvegliati. Il Times di Londra ha scritto che lo staff di Oxfam stanziato ad Haiti, dopo il terremoto del 2010, avrebbe organizzato feste con prostitute locali. Simili accuse sono state mosse nei confronti di almeno un altro dipendente quando lavorava in Ciad. Lady Barbara Stocking, direttore esecutivo di Oxfam tra il 2001 e il 2013, ha  detto alla Bbc che l’incidente di Haiti non è il primo caso di presunta mala condotta sessuale di cui viene a conoscenza.

 

I dettagli sono nuovi, ma nel suo rapporto annuale del 2017 Oxfam annota di aver ricevuto 87 denunce di sfruttamento sessuale e abuso, e di aver licenziato 22 dipendenti in un solo anno, su un organico globale di circa 5.000 persone. Oxfam dice che, dopo aver saputo delle accuse di Haiti nel 2011, ha avviato un’indagine interna che ha portato al licenziamento, o all’autolicenziamento, dei dipendenti coinvolti. Nessuno, però, ha chiamato la polizia e il regolatore britannico delle associazioni di beneficenza afferma di non essere stato informato dell’entità delle accuse in questione. Il caso è politico perché i contribuenti finanziano Oxfam in maniera massiccia. Circa il 45 per cento dei 409 milioni di sterline confluiti nella sede britannica di Oxfam nell’ultimo anno finanziario deriva da governi o altre autorità pubbliche, incluse la Commissione europea e alcune agenzie dell’Onu.

 

Oxfam ha anche beneficiato dell’aumento vertiginoso degli aiuti esteri stanziati dall’ex primo ministro britannico David Cameron, che nel 2010 decise (impropriamente) di spendere lo 0,7 per cento del pil in aiuti esteri. Il 2 per cento del reddito di Oxfam deriva da finanziamenti per amministrare i progetti britannici. Ora è il momento di chiedersi se questi soldi potrebbero essere utilizzati meglio. Gli economisti mettono sempre più in questione il valore di programmi di sviluppo di lungo termine finanziati dal governo per accrescere i redditi. Il libero commercio e una riforma della governance sono ben più importanti, per i paesi in via di sviluppo. Oxfam, l’anno scorso, ha speso 14.7 milioni di sterline in ‘campagne e patrocini’, perlopiù attingendo ai 17.4 milioni di sterline raccolti tramite filantropi, aziende e fondazioni benefiche”. Chi finanzia questi programmi, chiosa il Wsj, dovrebbe esigere più trasparenza e sopratutto più rigore nei controlli di chi li amministra.

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