L'elogio di Graham fatto da Bush
L'alcolismo, la religione e la lezione delle Scritture: il guru degli evangelici americani raccontato dall'ex presidente sul Wall Street Journal (11/3)
"Billy Graham è stato, insieme a C. S. Lewis, una delle più influenti figure evangeliste del Ventesimo secolo” ha scritto sul Wall Street Journal l’ex presidente americano George W. Bush. “Non ho mai avuto l’onore di conoscere Lewis, ma ho conosciuto Billy, che è morto la scorsa settimana a 99 anni d’età. Ha cambiato la mia vita. L’ho incontrato per la prima volta nella veranda di mia nonna a Kennebunkport, in Maine, nel 1985. Mia nonna aveva più di ottant’anni, ed era tanto fragile quanto arguta. Si sedettero assieme e Billy le tenne la mano mentre le parlava della Bibbia. Più tardi, lei lo descrisse come uno dei giorni più sereni della sua vita. Subito dopo, ebbi il mio incontro personale con Billy. Ne fui rapito: aveva una presenza maestosa, piena di gentilezza e di grazia, per non parlare della sua mente brillante. Chiese della mia vita in Texas. Gli dissi di Laura e delle nostre bambine. Poi menzionai qualcosa su cui meditavo da tempo, ossia il potere della lettura della Bibbia di rendermi una persona migliore.
Lui allora mi tramandò una delle più fondamentali lezioni delle Scritture: bisogna sempre fare del proprio meglio, ma siamo tutti peccatori e non possiamo meritarci l’amore di Dio attraverso le buone azioni, ma per sua grazia. Era un concetto profondo, che quel giorno non compresi appieno. Billy però aveva piantato un seme. La sua spiegazione riflessiva rese il terreno più fertile, i rovi meno acuminati. L’opera di Dio sulla mia persona cominciò davvero soltanto dopo il mio incontro con Billy. La sua cura e i suoi insegnamenti diedero inizio al mio percorso di fede, e posero fine al mio alcolismo. Non ne sarei stato in grado da solo. Ma nel 1986, a quarant’anni, trovai finalmente la forza di smettere di bere. Una sera, mentre papà era via per questioni politiche, stavo cenando alla Casa Bianca con mia madre. Arrivammo a parlare di religione e di chi effettivamente andrà in paradiso. Dissi che il Nuovo Testamento esplicita che per andare in paradiso bisogna credere in Cristo. Mamma chiese cosa ne fosse dei devoti che non credono in Gesù, ma che attuano l’opera di Dio aiutando gli altri. Decise di chiamare il Reverendo Graham. Non ci volle molto prima di sentire la sua rassicurante voce del sud dall’altro capo del telefono. Ci disse, mi ricordo: ‘Barbara, George, io credo a ciò che sta scritto nel Nuovo Testamento. Ma non giocate col Signore. E’ lui a decidere chi va in paradiso, non voi”. Ogni certezza dottrinale fece largo alla rasserenante fiducia che Dio ci avrebbe pensato meglio di quando potessi fare io.
Chi ha avuto la fortuna di conoscere Billy Graham ha senz’altro beneficiato delle sue convinzioni profonde e del suo esempio personale, della sua saggezza e umiltà, della sua grazia e purezza di cuore. Sappiamo che la sua vita fu un dono dell’Altissimo. E mi rallegro nel sapere che ora è in compagnia del Signore, che ha amato così tanto e servito così bene”.
Il Foglio internazionale