I Mondiali e il futile patriottismo edonista
Le Goff spiega che la crisi dell’idea di progresso ci spinge a ubriacarci. L'articolo di Figaro
Per il sociologo Jean-Pierre Le Goff, la febbre parossistica che ha conquistato la Francia ai Mondiali è indicativa di un’èra che ha abolito la distinzione tra pubblico e privato e ha innalzato il modello comportamentale dell’adolescente. “Dimentichiamo per un momento divisioni e risentimento, comunichiamo con gioia e siamo orgogliosi di appartenere a un paese che ha vinto. Questa gioia sembra essere autosufficiente. Il ‘patriottismo’ espresso qui è di un tipo molto particolare: si integra con gli ‘eventi’ festivi e mediatici; è inseparabile da un nuovo edonismo, dai piaceri e dalle sensazioni che si vivono nel momento, mettendo tra parentesi il resto delle notizie e i disordini del mondo. Il patriottismo che si esprime durante la parata militare del 14 luglio è di altra natura: implica un tipo di emozione più contenuta che tiene conto del tempo lungo, dei vivi e dei morti; non è mosso dal principio del piacere ma integra la tragedia della storia e il sacrificio di sé.
La gioia qui a volte è esuberante, quasi isterica. Le barriere e le differenze sociali svaniscono; tutti possono parlare a tutti, abbracciare e baciare, senza nemmeno chiedere il permesso; rabbrividiamo, gridiamo, piangiamo insieme e allo stesso tempo… tutto in un’atmosfera piuttosto bonaria, almeno fino a una certa ora della notte. Un forte sentimento di uguaglianza e appartenenza viene creato sulla base dell’emozione condivisa in un momento al di fuori del tempo ordinario e si vorrebbe essere eterni. Oggi, la crisi dell’idea di progresso e lo sviluppo della disoccupazione di massa rafforzano questa situazione. In contrappunto cresce il bisogno di essere approvati e amati dagli altri. Ciò può comportare un conformismo di massa che implica un’adesione più o meno consapevole allo stesso tipo di comportamento e sentimenti, i media svolgono un importante ruolo di catalizzatore e radiodiffusione. Questa situazione di ‘folla solitaria’, per usare l’espressione del sociologo americano David Riesman, è accompagnata da momenti che consentono all’individuo isolato e stressato di dimenticare temporaneamente la propria situazione e provare un senso di appartenenza collettiva, partecipando al tripudio”.
Il comportamento di Emmanuel Macron durante la finale non è sfuggito. “Questa esuberanza quasi isterica esprime un nuovo stato morale che non mi sembra il marchio del progresso, se si considera con Norbert Elias che il processo di civiltà implica l’autocontrollo da parte degli individui dei propri impulsi, i loro affetti e le loro emozioni, tanto più quando si occupa l’ufficio presidenziale, che si pone al di sopra della società e dei suoi stati d’animo. Questo erode l’autorità dello stato; non mi sembra rassicurante per la stabilità e l’unità del paese. La strumentalizzazione dello sport da parte dei politici non risale a oggi e, come l’euforia che segue la vittoria, i benefici in termini di popolarità nei sondaggi non durano molto a lungo”.
Il Foglio internazionale