La frattura fra Europa e America
Di fronte a Trump, il continente deve assumersi più responsabilità scrive l’Economist
L’America ha contribuito quanto qualsiasi altro paese a creare l’Europa del dopoguerra” ha scritto l’Economist nel suo ultimo editoriale di copertina. “Alla fine degli anni Quaranta e negli anni Cinquanta, ha funto da ostetrica nella genesi del trattato che sarà dell’Unione europea e della Nato, l’alleanza militare che ha vinto la Guerra fredda. Gli Stati Uniti hanno agito in parte per benevolenza, ma soprattutto per interesse nazionale. Essendo stati trascinati in due guerre mondiali volevano annichilire la rivalità franco-tedesca e porre un argine alla minaccia sovietica. Oggi, tuttavia, l’America e l’Europa sono divise da una crescente frattura. L’umore che precede il summit della Nato previsto per l’11 e il 12 luglio a Bruxelles è nero. Il presidente Donald Trump accusa gli europei di malafede e di non fare la propria parte, loro lo accusano di volgare vandalismo. Un secondo summit, tra Vladimir Putin e Trump previsto per il 16 luglio a Helsinki, potrebbe produrre l’inusuale spettacolo di un presidente americano che tratta il suo omonimo russo con più rispetto di quanto non faccia con i propri alleati. Anche se i due summit passano senza controversie (cosa che potrebbe accadere, visto quanto Trump si diverte a confondere i propri critici) rimangono le differenti priorità, le divergenti convinzioni e le contrastanti culture politiche. L’alleanza occidentale è in pericolo, e di questo dovrebbero preoccuparsi l’Europa, l’America e il mondo intero. Tutte le alleanze hanno le loro tensioni, ma quella occidentale è minacciata su un impressionante numero di fronti. Trump, e i suoi generali, sono esasperati dai miseri sforzi di tanti membri della Nato nel rispettare la promessa di spingere la spesa militare verso il 2 per cento del pil entro il 2024. La destra americana tende a condannare il sostegno europeo all’accordo iraniano sul nucleare (cui Trump ha ritirato il sostegno) e quel che sembra un pregiudizio nei confronti di Israele. Per gli alleati americani essere pragmatici significa essere sul pezzo. La collaborazione transatlantica in aree come la cyber sicurezza accrescerebbero l’importanza dell’alleanza per l’America. Ma essere pragmatici significa anche rimanere uniti. Nella negoziazione della Brexit l’Ue vuole sbattere la Gran Bretagna fuori dalle strutture di sicurezza, perché non sarà più uno stato membro. Vista l’esperienza militare della Gran Bretagna, la sua industria bellica e le sue agenzie d’intelligence, sarebbe controproducente. Piuttosto, i paesi dell’Unione europea dovrebbero cercare di coinvolgerla, per esempio promuovendo l’Iniziativa d’intervento europeo proposta dalla Francia, volta a creare un contingente che possa agire in momenti di crisi. Un tempo l’America l’avrebbe interpretata come una minaccia per la Nato. Oggi costituirebbe sia una garanzia sia un segnale, che l’Europa è disposta ad assumersi più responsabilità”.
Il Foglio internazionale