L'America e il rischio di un vero “1984”
Tutto un messaggio politico, un segno del totalitarismo progressista, scrive la National Review
“La definizione di totalitarismo può essere la saturazione di ogni aspetto della vita quotidiana da parte degli ordini politici e della messaggistica di giustizia sociale. Al ritmo attuale, l’America presto assomiglierà a romanzi distopici come ‘1984’ o ‘Il mondo nuovo’, dove tutti gli aspetti della vita sono travisati da un’ideologia totalizzante di identità forzata”. Così lo storico americano Victor Davis Hanson. “Ci aspettiamo il loro messaggio politico 24 ore su 24, 7 giorni su 7, su reti di notizie via cavo, radio, talk o stampa e media online. Non possiamo sfuggire allo sguardo dei nostri signori progressisti, onniveggenti, onniscienti dall’alto delle loro torri oscure. Google, Facebook e Twitter sono accusati di censurare i social media e di lavorare le ricerche su Internet in base ai loro programmi politici progressisti. I padroni dell’universo giocherellano con i loro algoritmi per segnalare la loro buona fede di sinistra a un pubblico globale. In California, tutto è politicizzato, dalle cannucce di plastica ai servizi igienici, nel tentativo orwelliano di distrarci dal fatto che noi non abbiamo abbastanza acqua, strade utilizzabili, o scuole praticabili pubbliche in moda da rimanere un paese civile. La lingua è arruolata per mascherare la realtà fastidiosa.
Gli americani hanno da tempo accettato che a Hollywood non cercano più solo di intrattenere o informare, ma di indottrinare il pubblico spingendo i programmi progressisti. Prendi il nuovo film ‘First Man’, sul primo sbarco sulla luna. L’astronauta dell’Apollo 11 Neil Armstrong divenne famoso quando piantò una bandiera americana sulla superficie lunare. Eppure quell’atto iconico scompare dalla versione cinematografica (almeno Ryan Gosling, che interpreta Armstrong, non esce dalla capsula spaziale con una bandiera dell’Onu). Gosling ha affermato che l’atterraggio sulla Luna non dovrebbe essere visto come uno sforzo americano. Invece, ha consigliato, dovrebbe essere ‘ampiamente considerato come un risultato umano’. La giustizia sociale è entrata nel mondo della fantasia e si estende anche ai romanzi di fantascienza. La National Football League, la National Basketball Association e i canali sportivi sono ora politicizzati in una varietà di modi, dal non alzarsi in piedi o salutare la bandiera durante l’inno nazionale a sostenere questioni di giustizia sociale come parte delle analisi sportive televisive. Che spettacolo strano vedere gli atleti delle nostre arene gladiatorie in stile romano diventare anime delicate che si accaniscono nel vedere una mano al cuore durante l’inno nazionale. Anche quando moriamo, non sfuggiamo alla politicizzazione. A un recente servizio funebre televisivo di otto ore per la cantante Aretha Franklin, politicanti come Jesse Jackson e Al Sharpton sono andati ben oltre i loro omaggi per fare arringhe politiche. Qualsiasi statua in qualsiasi momento potrebbe essere rovesciata, se si ritiene che rappresenti un’idea o una credenza del passato razzista, sessista o in qualche modo illiberale. Le rappresentazioni di Colombo, dei Padri Fondatori e dei soldati confederati sono state tutte deturpate, abbattute o rimosse. Almeno finora, non stiamo ribattezzando Stanford e Yale con nomi indigeni. L’iconoclastia da Dark Age è tornata con furia”.
Il Foglio internazionale