Le dieci foto che raccontano meglio il 2017
Come ogni anno Reuters ha scelto le migliori immagini dei suoi fotoreporter per ripercorrere i momenti più importanti. Ecco una selezione degli scatti imperdibili secondo la redazione del Foglio
New York, 14 gennaio 2017. Kandy Freeman partecipa a una manifestazione di Black Lives Matter davanti alla Trump Tower. "Ho scattato questa foto dall'altra parte della strada dalla Trump Tower di New York pochi giorni prima della sua inaugurazione. Tutte le principali agenzie di stampa stavano picchettando la Torre sia per le proteste che per i visitatori di alto profilo", ha detto Stephanie Keith, la fotografa. "C'erano pochi giornalisti in quel momento. Mentre il sole tramontava e qualche fiocco di neve scendeva giù, sono arrivati circa 40 manifestanti per una piccola marcia di Black Lives Matter. Ho visto la donna nella foto e ho pensato che fosse molto bella e che i fiocchi di neve tra i suoi capelli fossero una metafora perfetta perché la destra aveva appena definito i liberali "fiocchi di neve". Mi è piaciuto il contrasto tra il bianco e il nero e il contrasto tra la forza di lei e la fragilità dei fiocchi di neve. Così le ho chiesto se potevamo fare un ritratto. Ho impostato e scattato la fotografia in due minuti".
Mosul, 27 febbraio 2017. Una donna irachena appena fuggita dalla sua casa riposa nel deserto mentre le forze irachene combattono con i militanti dello stato islamico. "Ho scattato questa foto in un deserto nella periferia ovest di Mosul. La donna nella foto è Khatla Ali Abdallah, ha 90 anni e gli occhi rossi per la stanchezza", spiega la fotografa Zohra Bensemera. "Scattare questa foto è stato così emozionante che mi sono venute le lacrime agli occhi. Mi sentivo male perché non potevo fare niente per lei oltre a scattare foto per mostrare al mondo l'angoscia e il tormento delle persone che cercavano di fuggire da Mosul in cerca di salvezza". "Ho avuto la fortuna di ritrovarla qualche giorno dopo in un campo profughi dopo aver mostrato alla gente il suo volto nella mia fotografia. È sopravvissuta a decenni di turbolenze nel nord dell'Iraq. Mi ha detto che quello da cui fuggiva era 'il combattimento peggiore mai visto'. Khatla mi ha fatto sorridere quando ha espresso il suo rimorso per le 20 galline che ha dovuto lasciare indietro. Si era presa cura di loro anche mentre si nascondeva dal fuoco, nel seminterrato della sua casa. Nonostante tutto il terrore che ha vissuto sotto il dominio dello stato islamico, non ha perso la sua umanità. 'Anche gli animali meritano di vivere', mi ha detto".
Houston, Texas, 28 agosto 2017. Residenti di Beaumont Place che attraversano le acque della piena dopo l’uragano Harvey. Il fotografo Jonathan Bachman: "Era il primo giorno nel quale seguivo l'uragano Harvey. Mi trovavo a meno di 500 metri da Houston quando mi sono imbattuto in un area di sosta dove cittadini qualunque stavano conducendo salvataggi in acqua nel quartiere di Beaumont Place. Oltre a portare i primi soccorsi, i residenti riuscivano a camminare contro corrente lungo la strada che si vede nell'immagine. Sono salito su una barca con una coppia della Louisiana per aiutare e documentare diversi salvataggi. Quando siamo tornati, ho guardato in fondo alla strada e ho visto una fila quasi perfetta di residenti che intraprendevano la lunga camminata verso l'area di sosta. Sono riuscito a fotografarli in un modo che trasmettesse tutta l'entità di questa tempesta: volevo comunicare che c’era una linea infinita di residenti che lottavano per mettersi al sicuro e che sarebbe andata avanti per giorni. Coprire Harvey è stato un incarico molto difficile e pesante a livello emotivo. Il mio primo istinto è stato quello di posare la fotocamera e aiutare. Spesso fatico a rendermi conto che sono più utile quando fotografo. Come osservatore della sofferenza devi credere che le tue immagini possano fare la differenza”.
Mosul, Iraq, 4 marzo 2017. Un uomo piange mentre cammina, con in braccio sua figlia, da una parte della città controllata dallo stato islamico verso i soldati delle forze speciali irachene. "Entrambi urlavano terrorizzati – spiega Goran Tomasevic, il fotografo – attraverso le strade dissestate di Wadi Hajar, trasformata in un campo di battaglia tra i combattenti dello stato islamico e le forze speciali irachene. Loro e i loro vicini, alcuni con ai piedi sandali di gomma e altri scalzi, stavano correndo da un contrattacco dello stato islamico verso questa zona di Mosul, schivando colpi di arma da fuoco".
Palong Khali , vicino a Cox's Bazar, il centro dove sono intrappolati 6 mila rifugiati, Bangladesh, il 1 novembre 2017. I fotografi aiutano un rifugiato Rohingya a uscire dal fiume Nad mentre attraversa il confine tra Myanmar e Bangladesh. Hannah McKay: "Eravamo in piedi, a guardare le risaie e le praterie - molta acqua e un sentiero sottile che portava al confine con il Myanmar, in lontananza si vedeva un enorme gruppo di persone, ma non si muovevano, erano le 4 del pomeriggio con solo due ore di luce restante. Così abbiamo deciso di muoverci verso di loro: c’è voluta circa un'ora lungo il sentiero fangoso, per incontrare le guardie di confine e persuaderle a lasciarci passare. Poi abbiamo visto migliaia di rifugiati seduti lì, con diverse guardie di frontiera del Bangladesh che ci dicevano di tornare indietro. Abbiamo notato che qualcosa stava succedendo ai margini della folla, quindi abbiamo atteso l'opportunità di avvicinarci, ed è stato allora che li abbiamo visti: la folla era seduta su una riva del fiume e dietro di loro, circa tre metri più in basso, nel fiume, c'erano centinaia di profughi in arrivo. Non c'era fine alla gente che arrivava. Adulti che trasportano bambini. Anziani accompagnati attraverso l'acqua e il fango, che superava le loro ginocchia. E stavamo fotografando tutti quelli che venivano verso di noi. Poi è apparsa questa donna. È arrivata al punto in cui aveva bisogno di salire sul sentiero dove eravamo noi. Ma era esausta. Due rifugiati stavano cercando di farla salire, noi l’abbiamo aiutata. Il fotografo della Reuters, Adnan Abidi, ha dato una mano. Un altro fotografo un’altra e io le ho preso una gamba quando è arrivata a tiro. L’abbiamo dovuta trascinare. È Rimasta distesa per alcuni minuti. Non ho idea di cosa le sia successo. Stai cercando di fare il tuo lavoro con una macchina fotografica in mano. E poi il tuo cuore domina la tua testa.
Gainesville, Florida, USA, il 19 ottobre 2017. Un uomo cammina con un labbro insanguinato mentre i dimostranti gli urlano contro, mentre Richard Spencer, suprematista bianco e portavoce dell’alt-right americana, sta tenendo un discorso nel campus dell'Università della Florida. Shannon Stapleton: "La sera prima che Richard Spencer parlasse all'Università della Florida, ho passeggiato nel campus di Gainesville, tutto sembrava calmo, non c'erano proteste, la zona era controllata dalla polizia perché il governatore della Florida aveva dichiarato lo stato di emergenza per cercare di prevenire le violenze. Il giorno c’erano poche persone da entrambe le parti. Nel corso del tempo diverse centinaia di persone hanno iniziato a protestare contro Spencer in una "zona di free speech" vicino a dove stava parlando. Il discorso è iniziato, la tensione è aumentata e sono scoppiate alcune schermaglie, ma nel complesso è stato tutto tranquillo, mi sono seduto per archiviare le mie foto. All'improvviso la gente ha iniziato a correre. Ho afferrato le mie macchine fotografiche e li ho seguiti. la folla inferocita stava inseguendo un uomo con una camicia con delle svastiche stampate. L'atmosfera era al vetriolo. Gli era stato dato un pugno in faccia ma lui sorrideva mentre il sangue gli scorreva sul mento. Camminava dritto verso la zona di libertà di parola e attraverso la folla. Sono entrato e ho scattato la mia foto mentre la polizia cercava di scortarlo fuori. La gente lo insultava; qualcuno gli ha sputato. Era quasi surreale. Un uomo di colore gli si è avvicinato e lo ha guidato fuori dalla folla e oltre la barricata, a tratti parlandogli e a tratti urlandogli contro. Ho seguito la ressa fino a vederlo scomparire".
Sanaa, Yemen, il 25 agosto 2017. Un medico tiene in braccio il corpo di Ayah Muhammad Mansour, una bambina di 7 anni, recuperato da sotto le macerie di una casa distrutta da un attacco aereo saudita. Il fotografo Khaled Abdullah: "All'inizio del mattino del 25 agosto mi sono precipitato sul sito di un raid aereo a Sanaa, dove i primi soccorritori stavano iniziando a estrarre i corpi dalle rovine di un edificio distrutto. Quando hanno recuperato il corpo di Ayah Muhammad Mansour, 7 anni, sangue e polvere le coprivano il viso e la testa. ‘È morta’ ha urlato un medico, mentre le persone del luogo piangevano, imprecavano e pregavano. I corpi dei suoi fratelli furono recuperati in seguito. Una sola sorella, Buthaina, di 4 o 5 anni, è sopravvissuta, con il cranio fratturato. Dodici civili sono rimasti uccisi in quel bombardamento, tra cui Aya e otto membri della sua famiglia. Mentre scattavo le foto, ho fatto del mio meglio per frenare l'urgenza di piangere. Tra i primi soccorritori c'era uno zio di Aya, Saleh Muhammad Saad. Continuava a gridare alle persone che si erano radunate sulla scena di restare tranquilli, in modo che i soccorritori potessero sentire le voci del vittime sotto le rovine di blocchi di cemento e le assi di legno spezzate. Potevo sentire le urla di uno dei vicini della famiglia di Aya da sotto le macerie, e ho cercato di rimuovere quelle che intrappolavano il padre di Aya e sua moglie, ma non ci sono riuscito. Quando abbiamo sollevato alcuni detriti abbiamo visto il fratellino Ammar, di 3 anni, e le sue quattro sorelle, tutti morti. Mi sono fermato un po’ e ho urlato dal dolore, ma poi mi sono rialzato, sono tornato lì e ho sentito Buthaina che chiamava. Fotografare il dolore e l'agonia di questa famiglia, e la tragica perdita di così tante persone a causa di questa catastrofe provocata dall'uomo che il mio paese sta attraversando, mi ha reso più determinato a trasmettere il quadro di ciò che la guerra sta facendo alla gente".
Washington. La folla attende il giuramento di Donald Trump come 45esimo presidente degli Stati Uniti d'America, il 20 gennaio 2017. "Per evitare confusione mi sono assicurato di trasmettere le immagini della folla nel momento di picco, mentre Trump era sul palco", ha detto Lucas Jackson, il fotografo. Visto lo scarso numero di partecipanti, su Twitter molti hanno dubitato della veridicità dell'immagine, ipotizzando che il fotografo avesse rimosso con photoshop pezzi di folla oppure avesse scattato la foto in un altro momento della giornata.
Mosul, Iraq, 11 marzo 2017. L'esercito iracheno spara un missile contro i militanti dello Stato Islamico durante una battaglia. Il fotografo è Thaier Al-Sudani. "Stavo scattando foto di scontri al museo delle antichità di Mosul – ha detto Al-Sudani – quando abbiamo individuato un drone dello Stato islamico nell'aria sopra di noi, siamo caduti a terra per paura di essere attaccati da un missile. Quando siamo arrivati, ho visto le forze irachene sparare razzi verso un obiettivo IS oltre il nostro campo visivo, quindi ho ripreso a scattare fotografie. Ho pensato che questa foto fosse abbastanza forte da esprimere la terribile violenza della guerra. E' un altro mondo per coprire i conflitti rispetto alle conferenze stampa. Il pericolo è al 100 per cento e la rete internet che ci serve per trasmettere le immagini è scarsa o inesistente".
Londra, 14 giugno 2017. Fiamme e fumo durante l'incendio della Grenfell Tower a Londra. Toby Melville, il fotografo: "Il telefono mi è squillato intorno alle 3.30 del mattino. 'Cosa è successo', ho chiesto automaticamente mentre mi svegliavo da un sonno molto profondo. Il mio capo editor, Dylan, mi chiama di notte solo per le bresking news. 'Non è terrorismo', mi ha subito detto. Ho sentito una sensazione di sollievo. Mi ha detto che un pezzo di un grattacelo a West Londra era in fiamme. Mi sono vestito, ho preso la mia fotocamera, il pc e il telefono e sono saltato in auto. Era ancora buio alle 4 del mattino, quando sono arrivato sul posto. Ero scioccato. Ci dovevano essere decine di persone intrappolate all'interno, visto che l'incendio è scoppiato intorno all'una di notte, mentre molte persone erano a casa a dormire. Ho pensato che dopo tre ore di fiamme l'edificio era sul punto di crollare. Così non mi sono avvicinato troppo. Sono andato verso una strada sopraelevata a duecento metri dall'edificio e ho scattato questa foto".