Genova, i genovesi e il ponte Morandi
"Quel viadotto è sempre davanti ai nostri occhi ma noi non lo vediamo più, abbiamo perso la sensibilità alla sua presenza"
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E’ un bel sabato pomeriggio di maggio. Torniamo dall’altro lato della nostra collina, quello che affaccia a levante sulla Val Polcevera. Proprio sotto casa nostra c’è il ponte Morandi, la galleria è come se passasse fra i nostri piedi, le macchine sbucano e fanno un chilometro sospese a quaranta metri d’altezza sopra le case fino a Belvedere, la collina dirimpetto. Sono sessantamila al giorno. Quel viadotto è sempre davanti ai nostri occhi ma noi non lo vediamo più, abbiamo perso la sensibilità alla sua presenza, immagino che succeda la stessa cosa a chi abita dritto davanti al mare, ti affacci alla finestra e non ci fai più caso. Sai che c’è qualcosa di grande ma ormai è come se fosse sfocato per i tuoi sensi, è scomparso lentamente dalla tua percezione. A volte però di sera c’è coda e allora vedi le centinaia di luci rosse degli stop dei veicoli in fila nel buio.
Leggi il reportage di Daniele Raineri
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