Il nuovo volto dei postfascisti

Redazione

Il Die Welt propone un ritratto di Giorgia Meloni. Telecom Italia "tenta" Orange. In Francia c'è un comitato di solidarietà per Erri De Luca.

Italia: Il nuovo volto dei postfascisti

Berlino, 2 mar - (Agenzia Nova) - E' così piccola e minuta da non riuscire quasi a guardare al di là del pulpito degli oratori. Ma quando prende il microfono, la sua voce risuona forte, chiara e netta e tutti a tutta Piazza del Popolo a Roma rimangono ad ascoltarla. Lei è Giorgia Meloni, classe 1977, la speranza della destra italiana. La signora della Garbatella, un quartiere operaio della capitale, che inveisce contro l'immigrazione, le tasse troppo alte e i comandi da Bruxelles; ma diversamente dal partito francese di estrema destra di Marine Le Pen, il Front National, il suo Fratelli d'Italia non ha ancora alcun ruolo nella politica italiana. Ma Meloni è uno degli esponenti politici più noti e apprezzati dagli elettori del paese. E alla manifestazione di Roma ha dato prova del suo talento oratorio: ha tuonato contro il sindaco democratico di Roma, Ignazio Marino poiché, secondo Meloni, non avrebbe il controllo della città. Meloni imputa a lui la disastrosa situazione finanziaria della capitale così come l'esito delle violenze dei tifosi olandesi degli ultimi giorni.

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Italia: Berlusconi cerca di fortificare il suo impero dopo la delusione politica

Madrid, 2 mar - (Agenzia Nova) - Nei giorni scorsi Silvio Berlusconi ha scosso i mercati italiani avviando la scalata del gruppo editoriale Rizzoli e della società Rai Way, che controlla le torri di trasmissione televisiva. Alcuni analisti, riferisce “La Vanguardia”, ritengono che l'annuncio di queste operazioni non sia altro che “la vendetta di Berlusconi per destabilizzare Renzi”, il quale non lo ha coinvolto nella scelta dell'avvocato Sergio Mattarella come presidente della Repubblica italiana. Altri sostengono che Berlusconi si stia muovendo sul mercato per “rafforzare il suo impero ora che è sempre più escluso dalla politica”. Certo è, secondo il quotidiano, che l'ex primo ministro e proprietario del colosso Fininvest non si è buttato alla conquista di due semplici aziende, dal momento che entrambe le società hanno un “forte valore simbolico”.

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L'ad di Orange Stephane Richard ipotizza un accordo con Telecom Italia

Londra, 2 mar - (Agenzia Nova) - Orange, riferisce il "Financial Times", sta considerando la possibilità di un accordo con Telecom Italia. L'intesa, ipotizzata dall'amministratore delegato della compagnia telefonica francese, Stephane Richard, cambierebbe il panorama delle telecomunicazioni in Europa e aprirebbe una nuova fase nel processo di consolidamento del settore. Il manager, comunque, ha precisato che al momento non sono ancora in corso dei negoziati, ma solo scambi di punti di vista tra i dirigenti dei due gruppi.

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Italia: il Qatar compra il distretto della finanza di Milano

New York, 2 mar - (Agenzia Nova) - Qatar Investment Authority ha concordato l'acquisto del 60 per cento del nuovo distretto finanziario di Milano Porta Nuova che già non controlla. Il fondo sovrano qatariota acquisterà la quota della proprietà, valutata in 2 miliardi di euro, da una serie di investitori quali Hines e UnipolSai Spa. La transazione “Dimostra che l'immobiliare italiano può competere con quello di altri paesi nell'attrazione del capitale internazionale”, secondo Manfredi Catella, ad di Hines Italia Sgr.

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Libertà per Erri de Luca

Parigi, 2 mar - (Agenzia Nova) - Un centinaio di personalità francesi della cultura e della politica, fra cui l'ex ministra Aurélie Filippetti ed il regista teatrale Jean-Michel Ribes, hanno lanciato ieri un comitato di solidarietà con lo scrittore italiano Erri De Luca, lo scrittore italiano denunciato per "sabotaggio" dalla società Lyon-Turin Ferroviaire incaricata della costruzione della Tav in Val di Susa e che rischia fino a 5 anni di carcere. Il quotidiano francese "Libération" pubblica l'appello e l'elenco dei firmatari.

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Panorama internazionale

Sostenitori fuori dal palazzo del Congresso di Buenos Aires per l'ultimo discorso del presidente argentino Cristina Kirchner (foto LaPresse)


Il "sì" dell'Europa ad Atene dettato dalla paura di Putin

Berlino, 2 mar - (Agenzia Nova) - Se la solidarietà ha qualcosa a che vedere con l'affidabilità, come ha detto il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble al Reichstag (il palazzo del Parlamento, ndr), allora il "sì" del Bundestag alla proroga degli aiuti alla Grecia non ha nulla a che vedere con la solidarietà. Quasi nessuno scrive infatti sul "Frankfurter Allgemeine Zeitung" l'opinionista Berthold Kohler, associa la parola affidabilità al nuovo governo di Atene. L'esecutivo di Tsipras, "si rivela ogni giorno di più come una truppa di scaltri affabulatori, il cui obiettivo è quello di attenersi il meno possibile agli impegni assunti da Atene in cambio degli aiuti finanziari". Atene, scrive l'opinionista, pur di farsi mantenere dai suoi partner è passata alle minacce, "come quella di inondare l'Unione Europea di immigrati". Solo un debitore sicuro di tenere in pugno il suo interlocutore può comportarsi in questo modo, scrive Kohler. E anche l'Unione Europea, nonostante le dichiarazioni e la graniticità di facciata, "non lascia alcun dubbio in proposito". Il motivo principale del "sì" agli aiuti ad Atene è "la paura per la solidità e il futuro della costruzione europea". A questo timore l'anno scorso si è aggiunta anche la minaccia per l'ordinamento pacifico europeo da parte della Russia: la riconquista di Putin ha complicato ulteriormente le incognite politiche in Europa.

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Regno Unito: il killer dell'Isis Mohammed Emwazi aveva legami con le bombe di Londra del 2005

Londra, 2 mar - (Agenzia Nova) - Il quotidiano britannico "The Guardian" e il suo settimanale "The Observer" pubblicano nuove rivelazioni su Mohammed Emwazi, l'uomo identificato come il terrorista dell'Isis "Jihadi John": dall'esperienza di venditore per una società informatica kuwaitiana, dove il suo ex responsabile lo definisce "il miglior dipendente che abbiamo mai avuto", all'appartenenza a una cellula terroristica collegata ai falliti attentati del 21 luglio 2005 di Londra. Nuovi dettagli e approfondimenti sono pubblicati anche da altri giornali: dall'appartenenza a una gang giovanile di fanatici islamici al pensiero del suicidio a un'analisi calligrafica che indicherebbe un temperamento sadico.

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Netanyahu è negli Usa, il suo intervento al Congresso una scommessa rischiosa

Washington, 2 mar - (Agenzia Nova) - Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è atterrato ieri negli Usa: domani, nonostante la durissima opposizione del presidente statunitense Barack Obama, Netanyahu terrà un discorso davanti al Congresso federale degli Stati Uniti e spiegherà per quale ragione un accordo internazionale che consenta all'Iran di proseguire lo sviluppo del suo programma nucleare rappresenterebbe una minaccia mortale per Tel Aviv. Il discorso di Netanyahu si tiene in un momento delicatissimo: il patria il premier si prepara alle elezioni anticipate che si terranno tra appena due settimane, mentre le relazioni con lo storico alleato statunitense attraversano un pessimo periodo proprio a causa dell'incomunicabilità tra il premier e Obama. Negli ultimi vent'anni, scrive l'opinionista Jackson Diehl sulla “Washington Post”, è già successo in due sole occasioni che un primo ministro israeliano affrontasse elezioni politiche e al contempo fosse in aperto contrasto con l'amministrazione presidenziale Usa del momento. In entrambe le occasioni, il premier israeliano uscente ha rimediato una sconfitta alle elezioni: di qui la massima secondo cui “mettere in pericolo le relazioni con Washngton è distruttivo” sul piano elettorale. Nel 1999, secondo dei tre casi citati da Diehl, a fare le spese di questa “legge politica” era stato lo stesso Netanyahu, che all'epoca era ai ferri corti con uno dei predecessori di Obama, Bill Clinton. Secondo Diehel, l'appello di domani al Congresso da parte del primo ministro israeliano “non è soltanto un appello churchilliano contro la prospettiva di un accordo nucleare con l'Iran”, ma anche “il calcolo che negli ultimi 15 anni qualcosa di fondamentale sia cambiato nella politica israeliana e nelle relazioni bilaterali con gli Stati Uniti”: la pericolosa scommessa di Netanyahu è che “la politica mediorientale di Obama abbia alienato Israele a tal punto, che attaccare frontalmente la Casa Bianca finirà per premiarlo, anziché danneggiarlo, alle elezioni politiche del 17 marzo”. Secondo un altro opinionista del quotidiano Usa, William Booth, il discorso di domani sarà il più importante nella carriera politica di Netanyahu: dal suo intervento e dagli effetti che avrà negli Usa e soprattutto nell'opinione pubblica israeliana, il premier otterrà uno storico quarto mandato alla guida del paese oppure “finirà per perdere il lavoro”.

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Il nuovo volto degli Stati Uniti

Washington, 2 mar - (Agenzia Nova) - La paralisi politica delle istituzioni federali statunitensi è additata da alcuni all'ostruzionismo e alla partigianeria dei Repubblicani, e da altri alle prevaricazioni e all'arroganza del presidente Barack Obama. Le ragioni delle disfunzioni sistemiche che emergono con sempre maggior chiarezza, da alcuni anni, scrive Robert J. Samuelson sulla “Washington Post”, sono invece assai più profonde, e possono essere colte, almeno in parte, da un recente rapporto sulle dinamiche evolutive dell'elettorato statunitense. Il rapporto, intitolato “States of Change: The Demographic Evolution of the American Electorate, 1974-2060, individua dieci tendenze dinamiche che hanno già modificato il rofilo dell'elettorato statunitense e continueranno a farlo in futuro. La prima tendenza, ormai nota, è quella dell'ascesa numerica delle minoranze etniche e del corrispondente declino della popolazione bianca: nel 1980, l'80 per cento della popolazione statunitense era anglosassone; oggi la percentuale è crollata al 63 per cento, e sarà di appena il 44 per cento nel 2060. La seconda tendenza è quella all'invecchiamento anagrafico: i cittadini Usa di età inferiore ai 50 anni erano un quarto della popolazione Usa nel 1980, sono un terzo oggi e saranno più dei due quinti nel 2060. Tra le altre tendenze, lo studio registra l'aumento degli elettori non sposati e la progressiva riduzione del gap tra popolazione complessiva e votanti. Tutti fattori che contribuiscono a una “frammentazione” degli interessi e di conseguenza a una difficoltà sempre maggiore, da parte dei partiti, a elaborare una piattaforma programmatica che goda del consenso monolitico di una maggioranza dell'elettorato nazionale.

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Argentina: il kirchenrismo non ha eredi
Madrid, 2 mar- (Agenzia Nova) - In Argentina il kirchnerismo non ha saputo o non ha voluto creare in 12 anni "un erede" per l'attuale presidente Cristina Fernandez, qualcuno in grado di continuare la sua "politica di scontro" con il Gruppo Clarin, le "grandi imprese egemoniche" e buona parte della giustizia, secondo il giornalista Francisco Peregil. Finora, spiega Peregil, nessun leader politico ha mostrato interesse a mantenere la stessa strategia di tensione del capo di Stato nei confronti degli Stati Uniti, oppure a scegliere il Venezuela e la Russia tra i grandi punti di riferimento internazionali per l'Argentina. Tutti i sondaggi indicano che ci sono tre candidati con reali possibilità di vincere le elezioni presidenziali di ottobre, ma nessuno di loro potrebbe essere definito "kircherista": il sindaco di Buenos Aires, Mauricio Macri, di centro-destra; l'ex esponente del kirchnerismo e ora deputato dell'opposizione Sergio Massa, del Fronte Rinnovatore; e il governatore peronista della provincia di Buenos Aires, Daniel Scioli.

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