La querelle tra Italia e Ue sui migranti e il calo demografico
Migranti a Ventimiglia: tensione tra la Francia e l'Italia
Parigi, 16 giu - (Agenzia Nova) - L'Italia lunedì ha alzato i toni della polemica con la Francia, che da parte sua nega categoricamente di aver chiuso la sua frontiera a Ventimiglia dove circa 200 migranti sono accampati sulla scogliera nella speranza di raggiungere il nord dell'Europa: è l'ultimo episodio di una crisi europea che non sembra avere una soluzione. Fra i due paesi è guerra di parole: il ministro degli Interni italiano, Angelino Alfano, ha definito la situazione a Ventimiglia come "un pugno in faccia all'Europa", alla vigilia della riunione a Lussemburgo con i suoi omologhi Ue; da parte francese, il ministro degli Interni Bernard Cazeneuve ha risposto che la Francia si limita a far rispettare le regole dei trattati di Dublino e di Shengen, che prevedono la "riammissione" in Italia dei migranti registrati in quel paese. Per ridurre la tensione, il commissario Ue all'Immigrazione, il greco Dimitris Avramopoulos, oggi dovrebbe incontrare i ministri dell'Interno francese, tedesco ed italiano. Da parte sua il presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, affronterà la questione in settimana con i colleghi britannico e francese all'Expo di Milano ed ha fatto capire che ne parlerà anche con il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker e la cancelliera tedesca Angela Merkel.
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Emergenza immigrazione: Italia, le regole valgono solo per gli altri
Berlino, 16 giu - (Agenzia Nova) - Il fatto che il premier italiano chieda nuovamente una revisione del diritto d'asilo europeo, dimostra che il vertice europeo sui migranti di fine aprile non è riuscito a comporre il conflitto interno all'Unione Europea su questo tema. Il Sud del Continente si sente lasciato solo a far fronte all'assalto dei migranti, scrive l'opinionista Nikolas Busse sul quotidiano "Frankfurter Allgemeine Zeitung", mentre il Nord non intende far fronte direttamente all'emergenza. Renzi chiede soprattutto una revisione delle cosiddette regole di Dublino, secondo cui la richiesta di asilo politico dev'essere fatta nel primo paese d'arrivo del profugo. Questa disposizione si ripercuote negativamente su paesi come Italia, ma anche Grecia o Malta, che per i migranti provenienti dal Nordafrica e dal Medio Oriente costituiscono veri e proprio ponti geografici d'ingresso in Europa. Ma il fatto che l'Italia non registri queste persone e permetta loro di proseguire semplicemente il loro viaggio, prosegue l'opinionista, significa che rispetto ad altri Stati europei il carico del paese non è poi così gravoso. Per Renzi, quindi, "vale la stessa regola dei suoi predecessori: la quotidiana violazione del diritto europeo non lo aiuterà a convincere gli altri Stati membri a rinegoziare i trattati".
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L'Italia minaccia di concedere visti Shengen ai migranti mentre si aggrava la disputa europea
Londra, 16 giu - (Agenzia Nova) - Cresce la tensione in Europa sulla crisi migrazioni. L'Italia, riferiscono i quotidiani "The Guardian" e "The Times", nel caso in cui non si raggiungesse un accordo per un'equa condivisione dell'emergenza tra gli Stati dell'Unione Europea, minaccia di concedere ai migranti visti temporanei che permetterebbero loro di entrare in altri paesi membri. Oggi, come riporta "The Independent", è in programma un incontro tra il presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, e il primo ministro del Regno Unito, David Cameron, contrario a ulteriori incentivi che incoraggino le partenze dall'Africa. Sul "Financial Times" un reportage video dalla Sicilia: dagli sbarchi alla sistemazione in una struttura di accoglienza.
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Monte dei Paschi di Siena restituisce 1,1 miliardi di euro allo Stato italiano
New York, 16 giu - (Agenzia Nova) - Banca Monte dei Paschi di Siena Spa ha annunciato ieri d'aver restituito allo Stato italiano 1,12 miliardi di euro, la quota rimanente del prestito contratto dall'istituto nel 2013 per evitare il tracollo. Il rimborso segue il completamento di un aumento di capitale da 3 miliardi di euro da parte dell'istituto bancario senese.
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L'Italia ha perso 100 mila abitanti nel 2014
Parigi, 16 giu - (Agenzia Nova) - E' il peggior saldo tra nascite e decessi registrat dall'Italia dalla Prima guerra mondiale: l'Istituto nazionale di statistica (Istat) ha comunicato che al 31 dicembre 2014 in Italia risiedevano 60.795.612 persone, tra cui oltre 5 milioni di stranieri (l'8,2 per cento), con un saldo negativo di quasi 100 mila abitanti; nel 2014 le nascite sono state 12 mila in meno dell'anno precedente.
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Panorama internazionale
Jeb Bush ha annunciato ieri la sua candidatura alle presidenziali del 2016 (foto LaPresse)
Come l'Europa proverà a salvare la faccia sull'immigrazione
New York, 16 giu - (Agenzia Nova) - L'emergenza migratoria sta spaccando l'Unione Europea, divisa tra i paesi che sopportano da soli il peso dell'accoglienza dei disperati – Italia e Grecia in testa – e quelli che non intendono avere nulla a che fare col problema e rifiutano categoricamente il benché minimo piano di redistribuzione dei profughi, specie su base obbligatoria. Un terzo gruppo, che include Francia e Germania, ha invece una posizione più possibilista, almeno a parole, ma chiede anzitutto che l'Italia e la Grecia tengano fede all'obbligo di identificare ogni singolo migrante sbarcato sulle loro coste. L'Europa – scrive il “Wall Street Journal” - tenterà di togliersi d'impaccio “con uno dei suoi tipici pastrocchi”. Ciò significherebbe essenzialmente limitare il programma di redistribuzione per quote ai soli 40 mila rifugiati siriani ed eritrei citati dalla prima proposta della Commissione europea, e consentire ai paesi più recalcitranti, come quelli dell'Est Europa, un “periodo di transizione” di almeno due anni per “adattare le loro strutture di accoglienza” e abituarsi all'idea di ospitare qualche migliaio di profughi. Per placare l'Italia, il commissario europeo agli Affari interni, Dimitris Avramopoulos ha invece proposto che l'agenzia Frontex ottenga più risorse e si occupi anche del rimpatrio degli immigrati cui non venga riconosciuto lo status di rifugiati politici. Il piano dovrebbe in teoria salvare l'apparenza del cosiddetto principio di solidarietà europea, ma secondo il quotidiano Usa, rischia soltanto di scontentare tutti.
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Crisi Grecia: inizia l'Euro-Blame-Game
Berlino, 16 giu - (Agenzia Nova) - Dopo l'ennesima e forse definitiva battuta d'arresto nei negoziati tra la Grecia e i suoi creditori, il premier Alexis Tsipras accusa i creditori di voler tagliare le pensioni ai cittadini greci più poveri, ma la questione è ben più complessa, scrive il "Frankfurter Allgemeine Zeitung", secondo cui Atene dovrebbe incrementare invece l'età pensionabile per il settore pubblico oltre i 56 anni, come succede da anni nei paesi creditori. Anche il prepensionamento per le mamme non c'è più, come ha spiegato il premier italiano Matteo Renzi: "Dopo che abbiamo abolito le baby pensioni, non ha senso continuare a pagare le baby pensioni ai greci". Addirittura il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha perso la pazienza con Atene, mentre il commissario europeo Gunther Oettinger mette in guardia da una "situazione di emergenza" a partire dal 1° luglio, poiché senza un programma di aiuti in corso, la Banca centrale europea (Bce) non potrà più finanziare Atene. Il direttore dell'Istituto di ricerca economica tedesco "Ifo", Hans-Werner Sinn, presenta invece la dimensione della debacle che però è anche e anzitutto quella delle politiche di "salvataggio" parto dei creditori internazionali di Atene: in cinque anni di politica di salvataggio sbagliata, nonostante il taglio del debito, i debiti della Grecia sono passati da 48 a 330 miliardi di euro e la disoccupazione dall'11 al 26 per cento. L'"Esperimento greco" è dunque fallito miseramente, ed ora ha inizio in Europa il "blame game": tutti rifiutano di assumersi la responsabilità per il collasso di Atene, e proprio a quest'ultima - riconosce il quotidiano spagnolo - intendono scaricare la patata bollente.
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Francia, lanciato il tavolo di dialogo con il culto musulmano su uno sfondo di malessere
Parigi, 16 giu - (Agenzia Nova) - Si è conclusa ieri al ministero degli Interni francese la prima riunione della "Istanza di dialogo con il culto musulmano", con la partecipazione di 150 personalità rappresentative di quella che è ormai la seconda fede religiosa in Francia per numero di fedeli. Una riunione fortemente voluta dal governo dopo gli attentati di gennaio a Parigi, in seguito ai quali la comunità musulmana ha lamentato la "assimilazione" della loro religione agli atti dell'islamismo radicale e violento. La questione della radicalizzazione dei giovani musulmani di Francia non figurava volontariamente tra i temi affrontati nella riunione; ma è stata la questione soggiacente a quattro delle tavole rotonde in cui è stata strutturata la giornata, con l'accento posto sulla lotta all'islamismo violento su internet e sull'educazione alla laicità ed al rispetto delle leggi della Repubblica per gli imam e per gli assistenti sociali musulmani nelle carceri. Il ministro dell'Interno Bernard Cazeneuve ha poi stigmatizzato quei sindaci che oppongono ostacoli burocratici alla costruzione di moschee e luoghi di culto musulmani, per puro partigianeria politica. Un tema, questo, assai sensibile dopo che il presidente del Consiglio francese del culto musulmano, Dalil Boubakeur, alla vigilia della riunione aveva suggerito di trasformare in moschee le chiese ormai vuote ed abbandonate: un'idea che ha immediatamente sollevato polemiche e proteste, tanto da costringere lo stesso Boubaker a fare marcia indietro ed a smentire sé stesso. Infine si è deciso che l'Istanza si riunirà una volta all'anno per redigere l'inventario dei problemi sorti tra lo Stato e l'islam di Francia.
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Stati Uniti, Jeb Bush rompe gli indugi e annuncia la sua candidatura presidenziale
Washington, 16 giu - (Agenzia Nova) - L'ex governatore repubblicano della Florida Jeb Bush, fratello dell'ex presidente George, ha lanciato ufficialmente ieri la sua candidatura alle elezioni presidenziali statunitense del 2016, in ritardo rispetto a molti suoi contendenti. A Miami l'ex governatore ha rivolto ai suoi sostenitori un annuncio programmatico che la stampa Usa considera convincente nei toni e nei contenuti: nodo del suo intervento, l'esigenza di riformare Washington, interrompere il processo di espansione dell'autorità dello Stato sulla vita dei cittadini ed accrescere significativamente le opportunità di realizzazione economica per i cittadini, anziché accomunarli nella condivisione dei benefit in continua espansione di uno Stato sociale che – secondo la visione dei conservatori – punta a rendere gli individui dipendenti dallo Stato, anziché promuovere l'intraprendenza e la realizzazione dei singoli. Bush, che non è certo noto per le sue capacità di oratore, è riuscito anche a cogliere un'opportunità da un gruppo di contestatori che chiedevano la regolarizzazione degli immigrati irregolarmente residenti negli Usa: l'ex governatore si è detto favorevole alla riforma delle leggi sull'immigrazione, ma non attraverso un decreto esecutivo. Ha rivolto un attacco ai Democratici e in particolare alla loro candidata presidenziale, Hillary Clinton, colpevoli a suo dire di aver presentato “un'agenda progressista che contiene tutto tranne il progresso”. I Democratici, ha accusato il Repubblicano, “sono responsabili della ripresa economica più lenta di sempre, del maggiore aumento del debito pubblico di sempre, di un aumento schiacciante della pressione fiscale a carico della classe media, della pervicace edificazione di uno Stato normativista e del declino di forze armate costruite nell'arco di generazioni”. Bush, che come Hillary Clinton è l'incarnazione di una delle dinastie politiche più note e potenti degli Stati Uniti, ha dribblato la questione chiamando in causa gli avversari, e dichiarando che “la presidenza non dovrebbe essere tramandata per via ereditaria da un progressista a un altro”. La discesa in campo ufficiale di Bush, pur a un anno e mezzo dalle elezioni di novembre 2016, giunge in ritardo: lo schieramento Repubblicano è già affollatissimo di contendenti alla nomina presidenziale, e se l'ex governatore avesse rotto prima gli indugi – scrive la “Washington Post” – avrebbe probabilmente scongiurato, in larga misura, la frammentazione che sin da ora rischia di affossare già ora la corsa dei conservatori alla Casa Bianca. Dalla sua, però, l'ex governatore della Florida ha la consapevolezza di essere “il conservatore più completo tra quelli in corsa” per la presidenza, oltre alla sua padronanza dello spagnolo e alla vicinanza alle minoranze ispano-americane che potrebbe aiutarlo a sottrarre voti ai Democratici. Ieri Bush non ha mancato di rimarcarlo, citando i successi del suo doppio mandato da governatore e tracciando una proposta politica incentrata “sulla riforma e sull'innovazione”. A pesare sulla sua candidatura, però, c'è anche la pesante eredità del cognome Bush: il 42 per cento degli elettori repubblicani e indipendenti, stando agli ultimi sondaggi, non prenderebbe in considerazione la sua candidatura proprio a causa del controverso lascito del fratello ed ex presidente George.
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Hillary Clinton cita Mosca tra i paesi che rappresentano una minaccia per Washington
Mosca, 16 giu - (Agenzia Nova) - L’ex segretario di Stato statunitense Hillary Clinton, candidata per i Democratici alle prossime elezioni presidenziali statunitensi, ha indicato la Russia tra gli Stati da cui proverrebbero minacce dirette alla sicurezza degli Stati Uniti. La democratica, considerata la probabile vincitrice delle prossime elezioni presidenziali, ha dichiarato nel corso di un intervento a New York che in questo momento nessun paese al mondo è meglio preparato degli Usa a "contrastare le minacce provenienti dalla Russia, alla Corea del Nord e dall’Iran, come anche affrontare l’ascesa delle nuove potenze quali la Cina”.
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