I 4 italiani rapiti in Libia e i dubbi sui tagli promessi da Renzi
Libia: media locali riferiscono di quattro italiani rapiti a Mellitah
Tripoli, 20 lug - (Agenzia Nova) - Quattro cittadini italiani sarebbero stati rapiti ieri a Sebrata in Libia. Lo rende noto l’agenzia di stampa libica “al Tadhamoun”, che cita fonti interne all’impianto di gas e petrolio di Mellitah. I miliziani avrebbero rapito quattro impiegati italiani dell’impianto da poco rientrati in Libia dalla Tunisia. Le fonti sostengono che le forze di sicurezza locali non siano a conoscenza né dell'identità dei rapitori, né del luogo dove sarebbero state condotte le persone sequestrate. Il presunto rapimento si sarebbe verificato a due mesi di distanza dalla firma di un contratto fra la gestione dell'impianto di Mellitah e una società privata che avrebbe dovuto garantire la sicurezza dei suoi impiegati stranieri. La notizia questa mattina è stata ripresa anche da altri media libici.
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Matteo Renzi promette una "rivoluzione fiscale"
Parigi, 20 lug - (Agenzia Nova) - E' l'acronimo più odiato d'Italia: l'Imu, l'Imposta municipale unificata che finanzia in parte i Comuni e si applica alle abitazioni, ai terreni agricoli ed agli edifici industriali, è vista dagli italiani, che quasi all'80 per cento posseggono almeno l'abitazione principale, come il simbolo dell'iniquità delle tasse ed è stata al centro del dibattito politico degli ultimi 10 anni. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi si è impegnato ad abolirla per la prima casa in un'assemblea dei quadri del suo Partito democratico (Pd) tenuta all'Expo di Milano; Renzi ha anche promesso una vera e propria "rivoluzione fiscale copernicana" nei prossimi tre anni per un valore di 45 miliardi di euro. Sul quotidiano francese "Le Monde" il corrispondente da Roma Philippe Ridet analizza i motivi che hanno spinto il premier Renzi, che è anche leader del principale partito della sinistra italiana, a scegliere di cavalcare un tema caro alla destra, e le possibilità di successo della sua proposta fiscale. Secondo il giornalista francese, il giovane capo del governo dopo le delusioni delle recenti elezioni locali cerca di ritrovare lo spirito di quello che lui stesso ha definito "il Renzi 1", l'esecutivo riformatore rapido e sorprendente degli inizi che poi è stato sopraffatto dal "Renzi 2" più attento agli equilibri della sua maggioranza e vittima della lentezza del Parlamento: la "rivoluzione fiscale", si chiede Philippe Ridet, sarà capace di garantire questo ritorno agli inizi? La sua promessa ha incontrato l'ironia di Silvio Berlusconi ("C'è qualcuno che creda che possa mantenerla?"), il disprezzo del leader della Lega nord Matteo Salvini ("Siamo ai soliti annunci") e, finora, il silenzio del ministro delle Finanze Piercarlo Padoan.
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Italia: gli economisti nutrono dubbi sul taglio della pressione fiscale annunciato da Renzi
Berlino, 20 lug - (Agenzia Nova) - I media e diversi economisti italiani hanno reagito con perplessità e incertezza all'annuncio del premier Matteo Renzi di introdurre, nei prossimi tre anni fino al 2018, riduzioni fiscali per 45 miliardi di euro, pari a quasi del 3 per cento del Pil. Già dal prossimo anno Renzi intende abolire l'imposta comunale sulla prima casa, così come l'imposta sui macchinari installati nelle fabbriche e sulle superfici agricole. Renzi recepisce così le tanto criticate proposte dell'ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che già nel 2008 aveva abolito le tasse sulla prima casa sollevando un coro di critiche da parte dei suoi avversari per la sua scarsa attenzione all'equilibrio dei conti. Il nuovo premier italiano ha annunciato sgravi fiscali anche per il 2017 e 2018: nel 2017 sarà ridotta l'imposta comunale sul reddito d'impresa per le aziende così come l'imposta sulle persone giuridiche mentre per il 2018 è prevista una riformulazione e una riduzione dell'imposta sul reddito, così come agevolazioni fiscali per i pensionati. A meno di una robusto crescita economica o di pesanti quanto improbabili tagli alla spesa pubblica, che invece è prevista in aumento, questi programmi non potranno però che tradursi in un maggiore indebitamento del paese.
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Emma Marcegaglia: "Bisogna riformare urgentemente la governance della zona euro"
Parigi, 20 lug - (Agenzia Nova) - Il quotidiano economico francese "Les Echos" ha intervistato Emma Marcegaglia, presidente del gruppo petrolifero Eni dal 2014, ex-presidente di Confindustria dal 2008 al 2012 e recentemente riconfermata per i prossimi tre anni alla testa dell'associazione padronale europea BusinessEurope. La Marcegaglia, 49 anni, commenta lo stato dell'Unione Europea e dell'Eurozona alla luce del recente accordo sul terzo salvataggio della Grecia: afferma che i paesi europei devono continuare sulla strada delle riforme, come sta facendo in Italia il governo di Matteo Renzi, e sostiene che il caso greco ha dimostrato che è necessario riformare urgentemente la governance della zona euro per superare gli egoismi nazionali.
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L'Italia è una Grecia xxl
Berlino, 20 lug - (Agenzia Nova) - 8.866 euro: è il debito pubblico che l'Italia accumula ogni secondo. Questi dati non sono solo negativi, ma drammatici: secondo i dati di Bankitalia, scrive l'opinionista Tobias Piller sul quotidiano "Frankfurter Allgemeine Zeitung", solo a maggio il Belpaese ha accumulato un totale di 23,4 miliardi di euro di nuovi debiti. Dall'inizio dell'anno alla fine del mese di maggio il debito pubblico del Belpaese è esploso di ben 83,3 miliardi di euro. Gli analisti prevedono che entro la fine dell'anno questo valore supererà i 100 miliardi di euro, una cifra che corrisponde al nuovo pacchetto di salvataggio per la Grecia. Negli ultimi tempi il debito italiano è cresciuto così tanto che potrebbe diventare più pericoloso di quello greco per la stabilità dell'eurozona. Il debito italiano ammonta a 2.218,2 miliardi di euro: il 133 per Pil, più del doppio di quanto permesso dai criteri di Maastricht nell'eurozona.
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Panorama internazionale
Il premier britannico David Cameron (foto LaPresse)
Varoufakis: "Il piano di Schaeuble per l'Europa"
Berlino, 20 lug - (Agenzia Nova) - Pacchetti di salvataggio tossici, politica di austerità fatale, privatizzazioni massicce: la crisi greca ha svelato la visione di Schaeuble dell'Unione Europea, accusa l'ex ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis in un contributo pubblicato dal quotidiano tedesco "Die Zeit". "Cinque mesi di negoziati tra la Grecia e l'Europa ci hanno portato in un vicolo cieco, perché il Dott. Schaeuble ha voluto così", accusa l'ex ministro, dimessosi a sorpresa dopo l'esito favorevole del pur inutile referendum anti austerità tenuto nel paese ellenico. Nel suo contributo, Varoufakis denuncia "cinque mesi di intense trattative senza mai vedere una via d'uscita, negoziati che hanno spianato la strada all'esito auspicato dal Dott. Schaeuble ancora prima che il nostro governo fosse eletto". Secondo il parlamentare greco, l'obiettivo di Schaeuble era di "costringere la Grecia a uscire dall'eurozona per disciplinare gli Stati membri dell'Unione Europea che si opponevano al suo piano per la riorganizzazione della zona euro. Non si tratta - prosegue Varoufakis - di una teoria inventata dal sottoscritto: come faccio a sapere che la Grexit è un elemento essenziale del piano di Schaeuble per l'Europa? Perché lui stesso me l'ha detto!", scrive l'ex ministro delle Finanze di Atene. Se l'obiettivo di Schaeuble era la Grexit, però, il ministro tedesco appare oggi sconfitto almeno quanto il suo ex collega greco.
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La crisi greca provoca una doppia rottura nella politica tedesca
Berlino, 20 lug - (Agenzia Nova) - La cancelliera tedesca Angela Merkel minimizza: "Nessuno è stato da me e nessuno mi ha chiesto alcun tipo di dimissioni", ha dichiarato ieri all'emittente tedesca Ard, in risposta alle prime voci sulle possibili dimissioni del ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble (Cdu). Merkel ha chiarito di non avere alcuna intenzione di indugiare sull'argomento. "Abbiamo un obiettivo comune e adesso il ministro delle Finanze porterà avanti come me queste trattative", ha continuato Merkel. "Ora lavoreremo insieme nella coalizione, ma ovviamente anche insieme nell'Unione (di centro-destra, ndr)", ha rammentato la cancelliera. Rimane tuttavia incerto se, con questa presa di posizione, Angela Merkel riuscirà a ricondurre alla ragione il suo ministro delle Finanze che, la scorsa settimana, ha ribadito il suo sostegno all'ipotesi di una "Grexit a tempo".
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Regno Unito: Cameron lancia un piano quinquennale contro l'estremismo islamico
Londra, 20 lug - (Agenzia Nova) - Il primo ministro del Regno Unito, David Cameron, terrà oggi un discorso a Birmingham, in evidenza sulla stampa nazionale, per lanciare la sua strategia contro l'estremismo. Il premier dirà che i giovani musulmani potrebbero essere attratti dal fondamentalismo così come i giovani tedeschi furono attratti dal nazismo e che le ideologie dell'Islam fondamentalista si basano sulle stesse idee intolleranti di discriminazione e segregazione che portarono all'ascesa di Hitler e che sopravvivono ancora oggi nell'estrema destra. Inoltre, respingerà la tesi secondo la quale la politica estera dell'Occidente ha contribuito all'ascesa dell'Isis, affermando che l'estremismo esisteva già prima della guerra in Iraq. È polemica, intanto, sulla presenza di alcuni piloti militari britannici a bordo degli aerei alleati impegnati in incursioni contro lo Stato islamico in Siria; il presidente della commissione parlamentare Difesa, l'esponente conservatore Julian Lewis, ha definito incoerente la strategia del governo, esortandolo a fare chiarezza.
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Regno Unito: reali sotto pressione per l'apertura degli archivi
Londra, 20 lug - (Agenzia Nova) - Storici e parlamentari del Regno Unito chiedono che la casa reale apra i suoi archivi privati, dopo la pubblicazione su "The Sun" di un filmato degli anni Trenta in cui la regina Elisabetta bambina fa il saluto nazista. Buckingham Palace rifiuta di farsi trascinare nel dibattito e indaga sulla fuoriuscita del documento. La stampa commenta. Per l'editoriale del quotidiano conservatore "The Times" il Palazzo non dovrebbe incorrere in una iper-reazione: il documento ha un valore storico, ma non politico né costituzionale. Il biografo reale Hugo Vickers sostiene su "The Telegraph" che non si tratta di niente di più di una famiglia ripresa in un momento privato in cui scherza davanti all'obiettivo. Minimizza anche "The Independent". "The Guardian" sottolinea che il quadro non è completo e che conoscere il contesto potrebbe giovare alla comprensione storica. "The Observer", infine, ricorda gli oscuri legami tra l'aristocrazia e il nazismo.
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Nucleare Iran, Washington corre a rassicurare gli alleati
New York, 20 lug - (Agenzia Nova) - L'amministrazione del presidente Usa Barack Obama ha lanciato una poderosa offensiva diplomatica tesa a fugare lo scetticismo degli alleati mediorientali circa la bontà dell'accordo sul nucleare dell'Iran siglato a Vienna la scorsa settimana. Come previsto da alcuni analisti alla vigilia dell'accordo, la campagna di Washington si tradurrà anche in un cospicuo incremento degli aiuti militari concessi dal governo Usa all'Arabia Saudita e ad Israele: entrambi temono che lo scongelamento di asset iraniani per oltre un centinaio di miliardi di dollari a seguito dell'accordo possa tradursi in un pericoloso rafforzamento bellico della Repubblica islamica. Alti funzionari dell'amministrazione Obama, incluso il segretario alla Difesa Ashton Carter, visiteranno Israele, Arabia Saudita e altri altri alleati vicini nei prossimi giorni per convincerli della bontà dell'accordo, ma soprattutto per discutere l'accelerazione dei trasferimenti di armi e finanziamenti di natura militare agli Stati del Golfo Persico, principali avversari di Teheran nella lotta per l'egemonia regionale. Uno dei punti dell'accordo più contestati dagli alleati degli Usa è quello relativo alla revoca all'esportazione di armi e tecnologie balistiche all'Iran, che dovrebbe scattare rispettivamente entro cinque e otto anni. Washington vuole evitare a tutti i costi che le preoccupazioni dell'Arabia Saudita e di Israele culminino in un attacco preventivo alle infrastrutture nucleari iraniane, oppure che Riad tenti a sua volta di percorrere la via della nuclearizzazione. Per evitare questi scenari, Washington è pronta anche a inviare nella volatile regione mediorientale nuovi carichi d'armi convenzionali.
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