Il dopo Renzi visto dalla stampa estera
La rassegna della stampa internazionale sui principali fatti che riguardano da vicino il nostro paese. Oggi articoli di Financial Times, New York Times, Wall Street Journal, Pais, Spiegel, Monde
Cosa accadrà dopo le dimissioni di Matteo Renzi?
New York, 5 dic - (Agenzia Nova) - Gli Italiani hanno bocciato a larga maggioranza il progetto di riforma della Costituzione promosso dal presidente del consiglio Matteo Renzi, che fedele a quanto dichiarato prima del referendum, nella giornata di ieri, si è preparato a salire al Colle per rassegnare le proprie dimissioni. Si concretizza così lo scenario paventato dai mercati, che oggi, in apertura delle borse asiatiche, hanno reagito innescando un immediato ribasso dell'euro rispetto al dollaro. Il "Wall Street Journal" paventa un'ascesa al governo del Movimento 5 Stelle, il partito populista ed euroscettico che contende al Partito democratico di Renzi il primato in Italia nei sondaggi relativi alle intenzioni di voto. Si tratta di un cattivo presagio per l'Europa, sottolinea il quotidiano, che ricorda come quest'anno l'Ue debba affrontare anche le elezioni in Francia e Germania. L'Ue può consolarsi con l'esito delle elezioni presidenziali in Austria, dove il verde Van der Bellen ha sconfitto con il 53 per cento delle preferenze il populista di destra Norbert Hofer. Secondo Stefano Stefanini, consigliere di Podesta Group, in Italia "il sentimento anti-establishment è più forte del desiderio di riforma": un paradosso che secondo il quotidiano è anche alla base dell'elezione di Donald Trump negli Stati Uniti. Cresce dunque il timore che l'Italia non sia in grado di rilanciare la propria economia: un passo che secondo il "Wall Street Journal" è necessario, ma non sufficiente, a "curare i mali dell'eurozona". Ancor più immediata, però, è la questione del dopo-Renzi in Italia; il quotidiano, così come l'agenzia "Bloomberg", illustrano alcune ipotesi: un nuovo governo Renzi, su incarico del presidente della Repubblica Sergio Mattarella; un governo ad interim, magari guidato dal ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. Infine - scenario che più confermerebbe il timore dei mercati - uno stallo tra i maggiori partiti del paese nel tentativo di riformare la riforma elettorale, l'Italicum, che il governo aveva approntato tenendo conto dell'assetto istituzionale disegnato dalla riforma della Costituzione. Mattarella, scrive "Bloomberg", farà il possibile per garantire la stabilità, e per questo potrebbe provare a restituire il mandato a Renzi affinché prosegua sino alla scadenza naturale del suo mandato, nel 2018.
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Quali sono i possibili scenari dopo la vittoria del "No" al referendum italiano?
Parigi, 5 dic - (Agenzia Nova) - Il quotidiano francese "Le Monde" delinea oggi lunedì 5 dicembre i possibili scenari politici in Italia dopo la vittoria del "No" al referendum costituzionale e le dimissioni del presidente del Consiglio Matteo Renzi: le ipotesi vanno da un reincarico a Renzi da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che il giornale francese giudica poco probabile dopo le nette parole utilizzate dal capo del governo nell'annunciare le proprie dimissioni; fino alla dissoluzione immediata del Parlamento con convocazione di elezioni anticipate, ritenuto uno scenario possibile ma altamente improbabile perché favorirebbe una vittoria elettorale del Movimento 5 stelle che, evidentemente, tutte le altre forze politiche non vogliono favorire. Passando per lo scenario "più probabile" secondo il "Monde": la costituzione di un governo tecnico per il quale si fanno già i nomi dell'attuale ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan e del presidente del Senato Pietro Grasso.
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Italia, le vittime del risultato del referendum
Londra, 5 dic - (Agenzia Nova) - Primi commenti sul risultato del referendum costituzionale italiano sulla stampa britannica. Sul "Financial Times" Tony Barber, caporedattore europeo e già corrispondente da Roma, scrive che la sconfitta di Matteo Renzi intensificherà i timori dei governi dell'Unione Europea e dei mercati sui rischi di instabilità politica e finanziaria dell'Italia; l'ansia per il futuro politico del paese è per certi versi esagerata, ma sono fondate le preoccupazioni per le banche, le finanze pubbliche e l'economia. L'esito più probabile è che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dia l'incarico a un nuovo governo, col compito principale di cambiare la legge elettorale. Con un premio di maggioranza alla coalizione invece che al partito, la vittoria del Movimento 5 stelle alle elezioni politiche sarebbe meno probabile. I rischi più immediati riguardano il sistema bancario e il primo test sarà il salvataggio di Monte dei Paschi di Siena. Per Peter Foster, caporedattore europeo di "The Telegraph", l'errore più grave commesso da Renzi è stato quello di minacciare di dimettersi in caso di sconfitta: così facendo, ha trasformato il referendum in un voto su di lui e polarizzato il malcontento.
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Italia: al referendum perde l'ambizione smisurata di Renzi
Madrid, 5 dic - (Agenzia Nova) - "Matteo Renzi ha giocato forte, ha perso in modo clamoroso e non ha neanche aspettato la fine del conteggio per presentare le sue dimissioni". Il quotidiano "El Pais" richiude in una frase la cronaca della giornata referendaria in Italia. "Sembrava sensato spogliare il sistema italiano della schizofrenia bicamerale, così come lo era assegnare maggiori poteri all'esecutivo", si legge in un articolo di commento, ma la complessità della riforma e l'approccio del presidente del Consiglio hanno trasformato il quesito referendario in un voto di fiducia sul premier. Renzi perde non solo "per aver sovrastimato la sua reputazione tra i compatrioti, ma anche per aver tentato di forzare una microrivoluzione che non aveva neanche ottenuto il consenso del suo partito". Ed è per questo, prosegue la nota, che l'esito di domenica "sfugge anche alla tentazione di legarlo solamente all'inerzia apocalittica di Brexit o di Trump. Che Mario Monti e Massimo D'Alema, ex primi ministri agli antipodi, abbiano fatto campagna contro il referendum dimostra che si poteva votare 'no' anche essendo parte del 'decoro istituzionale'". Per le altre testate non è ancora tempo di commenti sul voto, ma tutte ricordano la traiettoria personale del presidente del Consiglio dimissionario. "Alcuni lo considerano 'un comunicatore magnifico'", altri "un ciarlatano, scrive "El Mundo". Per "l'ambizioso rottamatore della vecchia politica italiana" il referendum è stato il secondo "salto mortale" della sua recente carriera politica, dopo aver ottenuto il posto da presidente del Consiglio "senza passare per le urne e senza neanche essersi mai seduto in uno scranno parlamentare". Per "Abc" quella di Renzi è "la storia di una ambizione senza limiti". Un carattere che lo ha portato a "violare tutte le regole e le tradizioni" del Partito di cui avrebbe assunto la guida, a vincere le elezioni europee - gli italiani vedevano in lui "coraggio, novità, cambio, giovinezza e speranza" -, e a condurre il quarto esecutivo repubblicano per durata temporale. "L'ultimo grande errore", la personalizzazione del voto, ha dato vita a una "pessima campagna elettorale, con il paese completamente diviso e l'opposizione a chiedere il 'no' per eliminarlo politicamente".
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Italia: strada per la rottamazione
Amburgo, 5 dic - (Agenzia Nova) - “Ho perso”, ha detto il Primo ministro italiano Matteo Renzi visibilmente commosso, circa mezz'ora dopo la mezzanotte in una conferenza stampa presso la sua residenza ufficiale, Palazzo Chigi a Roma. “Il mio Governo finisce qui”. Oggi Renzi presiederà il Consiglio dei ministri, per ringraziare i suoi colleghi per il loro lavoro svolto, poi andrà dal presidente Sergio Mattarella e presentare le sue dimissioni. Il referendum costituzionale si è concluso con una sconfitta netta per il premier. Circa il 60 per cento degli italiani si sono opposti alla sua riforma costituzionale con un’affluenza alle urne di circa il 70 per cento degli elettori aventi diritto. Parte della sinistra ha votato contro Renzi assieme alla Lega Nord di Matteo Salvini, l’ex comico Beppe Grillo del Movimento 5 stelle e Silvio Berlusconi di Forza Italia. Contro di lui anche l’ex Primo ministro Massimo D’Alema e Pier Luigi Bersani. La sconfitta mostra che gli italiani sono estremamente insoddisfatti della loro condizione. Ed hanno tutte le ragioni per esserlo, scrive il settimanale "Der Spiegel". Come in tutti i Paesi, la globalizzazione ha formato in Italia una piccola classe di ricchi ed una molto vasta di poveri. La pace sociale si è sempre sostenuta sul fatto che i figli sarebbero stati meglio dei genitori, ma i giovani non trovano lavoro. Il futuro dell’Italia? Non è prevedibile. Le banche potrebbero andare in crisi e con loro l’economia, perché nessuno vuole investire in una situazione poco chiara. Renzi, assieme a Angelino Alfano, ha ancora la maggioranza in Parlamento. È possibile un governo di transizione o tecnico fino alle elezioni del 2018, ma potrebbero essere anticipate anche al prossimo anno, col rischio di una vittoria delle forze populiste.
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Panorama internazionale
Manuel Valls (foto LaPresse)
Francia, il premier Valls oggi annuncerà la sua candidatura alle presidenziali
Parigi, 5 dic - (Agenzia Nova) - L'entourage del primo ministro francese ha confermato all'agenzia di stampa "France Presse" (Afp) la notizia, ripresa dal quotidiano "Le Figaro", che Manuel Valls oggi annuncerà la sua candidatura alle elezioni presidenziali dell'aprile 2017: l'annuncio arriverà intorno alle 18:30 con un discorso che il premier terrà dal suo feudo elettorale di Evry, nel dipartimento dell'Essonne. In precedenza, nel pomeriggio Valls avrà il tradizionale incontro di inizio settimana con il presidente della Repubblica Francois Hollande: è stato proprio dopo l'analogo incontro della scorsa settimana che Hollande aveva dichiarato di non voler correre per un secondo mandato. Quello di oggi sarà quindi l'ultimo incontro istituzionale di questo tipo del primo ministro: insieme alla sua candidatura alle presidenziali, Valls stasera dovrebbe annunciare anche le sue dimissioni dalla guida del governo; un'avvisaglia di quanto sta per accadere si era già avuta alla fine della scorsa settimana politica, quando ai giornalisti accreditati non era stata comunicata l'agenda del premier per questa settimana. Per la sua successione si fa il nome dell'attuale ministro dell'Interno, Bernard Cazeneuve, un fedelissimo di Hollande; ma anche quelli del ministro della Difesa Jean-Yves Le Drian, del ministro dell'Agricoltura e portavoce del governo Stéphane Le Foll, e delle ministre della Sanità, Marisol Touraine, o dell'Educazione, Najat Vallaud-Belkacem. Quanto a Valls, da domani si aprirà per lui l'arduo percorso delle primarie socialiste del 22 e 29 gennaio prossimi: secondo tutti gli osservatori, il rischio per lui è di essere schiacciato sul fallimentare bilancio del quinquennato presidenziale di Hollande, senza riuscire a far valere le sue credenziali "riformiste" né a rivitalizzare una base del Partito socialista (Ps) il cui bassissimo morale non è stato risollevato neppure dal meeting organizzato nello scorso fine settimana dalla "Bella Alleanza Popolare", come è stata ribattezzata dai vertici del Ps l'attuale coalizione di governo. "Hollande o Valls sono la stessa politica" ha commentato l'ex ministro dell'Economia Arnaoud de Montebourg, finora unico candidato dichiarato alle primarie socialiste: "Non si sa chi dei due sia la lama e chi il manico del coltello che ha ferito e diviso la sinistra".
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Regno Unito: articolo 50, gli occhi puntati sulla Corte Suprema
Londra, 5 dic - (Agenzia Nova) - In evidenza sulla stampa britannica l'udienza davanti alla Corte Suprema del Regno Unito sul potere di invocazione della clausola di uscita dall'Unione Europea, l'articolo 50 del Trattato di Lisbona: i giudici devono stabilire se spetti al governo o se sia necessaria l'autorizzazione del parlamento. L'Alta Corte si è già pronunciata contro la cosiddetta "prerogativa reale" dell'esecutivo, che è ricorso in appello. In realtà, il giudizio verte su più questioni: l'irrevocabilità o meno dell'invocazione dell'articolo 50 e il diritto di intervento delle nazioni costitutive.
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I populisti mettono Draghi all’angolo
Amburgo, 5 dic - (Agenzia Nova) - Dalla crisi finanziaria del 2008 i banchieri centrali hanno assunto un protagonismo senza precedenti. Questa settimana, la Banca centrale europea (Bce) è ancora una volta al centro dell'attenzione: dopo la riunione del Consiglio di giovedì prossimo Mario Dragi illustrerà il futuro del programma di acquisti di bond. Ma quanto la Bce possa ancora influenzare i mercati è un questione controversa. In questo periodo è la Politica ad essere un fattore decisivo per l’Economia. Finora due erano i capisaldi su cui la politica economica occidentale si era basata: una politica finanziaria prudente e una politica commerciale aperta. Ora tutto ciò viene messo in dubbio dalle politiche populiste. Il referendum costituzionale di domenica in Italia, con la vittoria del "no" alla riforma voluta dal premier Matteo Renzi, ha innescato una crisi di governo e una catena di eventi che potrebbe culminare n un governo dei populisti del Movimento 5 Stelle, guidati da Beppe Grillo. C’è attesa anche per le elezioni austriache e l’Fpo. Queste forze populiste respingono, in un modo o nell'altro, le politiche di prudenza finanziaria e l’apertura delle frontiere. Ciò ha un’implicazione per le banche centrali e per la Bce. Ci potrebbero essere nuovi ostacoli per gli importatori ed i prezzi potrebbero aumentare. Draghi vuole mantenere bassi i tassi d’interesse, per rafforzare l’economia nella zona euro: l'Eurotower ha lanciato anche per questa ragione un programma di quantitative easing del valore di 80 miliardi ogni mese. Tale programma dovrebbe continuare fino a marzo, ma questa settimana la Bce deciderà se e in quale forma estenderlo. I dubbi sulla solvibilità dell’Italia continuano ad aumentare e una crisi di Governo non fa che rafforzare tali preoccupazioni. In primavera ci saranno le elezioni nei Paesi Bassi e in Francia: un altro test serio per Draghi. Secondo i calcoli della Commerzbank gli economisti della Bce sarebbero costretti a comprare tantissimi titoli di Stato italiani e ci potrebbe essere una fuga di capitali. Non è detto, insomma, che i tecnocrati continuino a determinare il corso degli eventi al posto della politica.
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Il business con qualche speranza e molti morti
Berlino, 5 dic - (Agenzia Nova) - Mentre l'Italia è alle prese con il referendum sulla riforma della costituzione, gli sbarchi di migranti dall'Africa proseguono senza sosta, e il paese si sente sempre più lasciata sola dalla solidarietà europea. Al momento nel Mediterraneo ci sono 27 navi di Frontex, l’Agenzia europea che si occupa di controllare le acque e portare soccorsi ai naufraghi provenienti dall’Africa, tramite imbarcazioni, elicotteri, droni e aerei. L'organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) ha già contato oltre 4.500 morti nel Mediterraneo dall'inizio dell'anno. I migranti devono pagare fino a 1.500 dollari a testa ai trafficanti di esseri umani per potersi imbarcare. I trafficanti ricorrono persino alla minaccia delle armi per stipare e costringere all’imbarco la gente disperata. Molti dei gommoni usati per la traversata non hanno sufficiente carburante a bordo e sono forniti di telefoni satellitari per lanciare un S.o.s. direttamente alla Guardia costiera italiana. Nella missione navale “Sophia” è coinvolta anche la fregata della Marina tedesca “Mecklenburg-Vorpommern” e la nave di supporto “Frankfurt”. Il ministro dell'Interno tedesco, Thomas de Maizière, aveva criticato gli italiani per la missione "Mare Nostrum", lanciata nell'ottobre 2013, perché "era stata intesa come un aiuto di emergenza e si è rivelata come un ponte per l'Europa". Dall’inizio dell’anno sono stati salvati e sbarcati in Italia 160 mila profughi. Compito della missione “Sophia” è anche quello di addestrare la guardia costiera libica per contrastare il fenomeno del traffico di esseri umani. I prezzi dei viaggi sono in continuo aumento, sembra che si possa arrivare a pagare tra i 3.000 e i 5.000 euro, un “affare” superiore a quello del traffico di droga. I rifugiati vengono portati in centri come quello di Mineo, in Sicilia, dove attualmente ci sono 3.100 persone, per lo più provenienti da Eritrea, Africa centrale o Nigeria, Senegal, Burkina Faso o Pakistan. A settembre del 2015 i capi di Stato e di governo della Ue hanno stabilito che 160 mila profughi debbano essere ridistribuiti dall’Italia e dalla Grecia negli altri paesi Ue: sinora ne sono stati trasferiti appena 5 mila. "L'Italia è stata da sola per molto tempo. Oggi c’è un compito europeo" ha detto il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni. Anche la Germania non ha ottemperato alle promesse fatte. Il ministro de Maizière aveva detto: "Non è una priorità". Ora, almeno 500 rifugiati al mese dovrebbero arrivare in Germania.
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Venezuela: nuove monete per combattere l'inflazione
Buenos Aires, 5 dic - (Agenzia Nova) - Dal 15 dicembre in Venezuela inizieranno a circolare sei biglietti e tre monete con un valore adeguato al ritmo dell'inflazione. Lo ha reso noto la Banca centrale del Venezuela, scrive il quotidiano argentino "La Nacion", rispondendo a una richiesta che girava da mesi. I venezuelani scopriranno che i biglietti da 100 bolivares - circa 15 centesimi di dollaro - verranno superati da quelli da 500, 1.000, 2.000, 5.000 e 20.000. Quanto alle monete, se ne troveranno da 10, 50 e 100 bolivares. Il taglio da 20.000 equivale a circa 30 dollari, ma molto meno al mercato nero dove in cambio del biglietto più grande si dovrebbero ottenere non più di 4,5 dollari.