Milano, la torre Velasca vista dal Duomo (foto CEphoto, Uwe Aranas / CC-BY-SA-3.0)

La città più dinamica d'Italia non è al passo con il resto del paese

Redazione

La rassegna della stampa internazionale sui principali fatti che riguardano da vicino il nostro paese. Oggi articoli di Economist, Spiegel, Handelsblatt, Times, Ria Novosti

Il nervoso nord, ecco come gli elettori a Milano hanno scelto i perdenti
Londra, 27 apr 08:42 - (Agenzia Nova) - Negli anni scorsi la città di Milano è stata una felice eccezione in un'Italia alle prese con una doppia recessione, e oggi è tornata ad essere ricca e splendente; quell'eccezione si è ripetuta nelle elezioni del 4 marzo scorso, quando i milanesi hanno premiato il centrosinistra che invece è stato ampiamente sconfitto nel resto de paese, ed hanno dato pochi consensi ai partiti anti-sistema come il Movimento 5 stelle e la stessa Lega di Matteo Salvini, che è nata proprio nel nord: da questo dato il settimanale britannico "The Economist" parte per un'analisi della situazione politica dell'Italia, che è ancora in stallo con scarse probabilità di vedere presto una soluzione che porti alla formazione di un governo stabile.

  
Eurozona: il tasso di riferimento rimane al minimo storico
Amburgo, 27 apr 08:42 - (Agenzia Nova) - La Banca centrale europea (Bce) ha confermato il tasso di riferimento nella zona euro allo zero per cento. Nella riunione di giovedì a Bruxelles, il presidente della Bce Mario Draghi non ha fornito ulteriori indicazioni circa l’uscita dall'attuale politica espansiva. Nel mese di ottobre, la Bce aveva esteso il suo programma di acquisto delle obbligazioni governative e societarie per altri nove mesi, fino almeno alla fine di settembre 2018, ma il volume mensile da gennaio è stato dimezzato a 30 miliardi di euro. L’obiettivo è la stabilità dei prezzi a un tasso di inflazione appena inferiore al 2,0 per cento. Nonostante un leggero aumento all’1,3 per cento a marzo, l’inflazione nell’area dell’euro rimane lontana da questo obiettivo. Rimane la preoccupazione per le possibili conseguenze dei conflitti commerciali che vedono protagonisti gli Stati Uniti.

      
La Bce attendista alla luce delle tensioni commerciali
Berlino, 27 apr 08:42 - (Agenzia Nova) - Le conferenze stampa del presidente della Banca centrale europea (Bce) Mario Draghi seguono un solido rituale, scrive il quotidiano "Handelsblatt": si aprono di solito con la lettura di un testo dalla struttura ricorrente. La cosiddetta “dichiarazione introduttiva” riguarda la politica monetaria della banca centrale e lo sviluppo dell’economia e dell’inflazione nell’area dell’euro. Il testo termina ogni volta con un appello ai capi di Stato affinché attuino ulteriori riforme, che sono altrettanto regolarmente ignorate dalla politica. Anche quella dello scorso giovedì non ha fatto eccezione. Più significative, secondo il quotidiano tedesco, saranno le riunioni del Consiglio del 14 giugno a Riga e quella del 26 luglio a Francoforte. L’influente direttore della Bce Benoit Coeuré ha recentemente ricordato che il Consiglio direttivo dovrà discutere “molto presto” delle direttrici della politica monetaria dopo settembre. La minaccia di conflitti commerciali tra gli Stati Uniti e altri paesi, come la Cina e forse l’Europa, porta la Bce ad adottare un atteggiamento attendista. “La Bce resta fedele alla sua aspettativa di una crescita forte e generalizzata”, ha dichiarato Kristian Toedtmann, economista di Dekabank. “Ma fino a quando il rischio di una guerra commerciale non sarà fuori dal tavolo e la serie di dati economici deboli passata, la Bce rischia di rinviare decisioni importanti circa la propria futura politica monetaria”, ha sottolineato. Oltre al pericolo di un’escalation del conflitto commerciale, l’alto tasso di cambio dell’euro potrebbe causare preoccupazioni alle autorità monetarie. La moneta unica si è apprezzata di circa il 15 per cento rispetto al dollaro negli ultimi anni. Questo rende i prodotti europei all’estero più costosi e nel contempo più convenienti le importazioni, smorzando l’inflazione. C’è inoltre il problema sollevato dal mediatore europeo Emily O’Reilly, secondo la quale c’è un conflitto di competenze tra l’incarico ricoperto da Mario Draghi nella Bce e nel gruppo del G30, che è privato e composto da rappresentanti di spicco delle banche centrali, della finanza e della scienza. Oltre a Draghi, include diversi importanti decision-maker nel panorama finanziario, come l’amministratore delegato della banca svizzera Ubs, Axel Weber, l’amministratore delegato di Credit Suisse, Tidjane Thiam e le banche centrali di Cina, Giappone e Regno Unito. La Bce ha dichiarato che “non condivide la valutazione del mediatore secondo cui l’appartenenza del presidente al G30 è un caso di cattiva gestione”.
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