Ballottaggi, e lo scoop di Lo Prete sulle sculacciate di Mario Draghi a Matteo Renzi
Al direttore - Draghi riceve Tsipras: “Ma se mi porta il resto della Lista, farò whatever it takes per impedirlo”.
Maurizio Crippa
Al direttore - I risultati dei ballottaggi sono un utile strumento per comprendere la sempre più dinamica evoluzione del quadro politico. Se da un lato è assai complesso indentificare vincitori e vinti di una tornata che non ha lesinato sorprese, è altresì molto semplice individuare, quale decisivo minimo comune denominatore di queste vittorie, l’elemento novità. La formula (destra, sinistra, grillini, civismo…) non è più indipendente dall’interprete (il candidato) pur se applicata, ad esempio, in un sistema “collaudato” come quello delle regioni rosse. Ciò che più si appalesa è però il continuo e progressivo scongelamento dei blocchi elettorali territoriali che avevano consentito, per tutto il ventennio del bipolarismo all’italiana, una sicura rendita ai due poli, con nord e centro rispettivamente in mano al centrodestra e al centrosinistra. Oggi non è più così. E la tornata amministrativa non fa altro che confermare una trasformazione materiale (cui non segue quella formale) del nostro sistema politico avviatasi con le elezioni del febbraio 2013. Altresì, l’esito dei ballottaggi, oltre a confermare ampiamente l’effetto Parma 2012, dovrebbe far ben riflettere strateghi e sherpa della materia elettorale. Perché si sa, che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi.
Stefania Craxi
Al direttore - “I ballottaggi segnano la fine delle posizioni di rendita elettorale, è finito il tempo in cui qualcuno sa che in questo posto si vince di sicuro”. Così Renzi. Analisi condivisibile. Ma c’è altro, dobbiamo aggiungere un’astensione al 50 per cento, in Sicilia addirittura al 60 per cento. E una constatazione, cinica, è d’obbligo, piaccia o no: l’unico brand che regge, con numeri significativi e progettualità, è quello di Renzi e, in sottordine del Pd. Da Pisa, Livorno si vede bene, per il Pd di Renzi, Livorno è un problema in meno, magari sarà uno in più per Rossi, il presidente della Toscana. Sarà comunque una grossa, ingestibile rogna per Grillo. Filippo Nogarin non è Pizzarotti.
Moreno Lupi
Al direttore - Il parere della Bce, preannunciato dall’articolo di Lo Prete sul Foglio del 10 giugno, in merito al taglio delle remunerazioni dei membri del direttorio della Banca d’Italia deciso dal governo, era facilmente prevedibile con riferimento sia alla contestazione dell’omissione della richiesta di tale parere prima di adottare il decreto legge, sia alla necessità di rispettare l’autonomia e indipendenza istituzionale, funzionale e finanziaria dell’Istituto. La preventività dell’obbligo della richiesta è fissata dalle norme comunitarie. La doverosità del rispetto della stessa autonomia finanziaria di Bankitalia, funzionale a quella istituzionale, è stata più volte ribadita dalla Bce. D’altro canto, appare abbastanza singolare che il governo dica, in estrema sintesi: tu, Banca, armonizza le tue politiche stipendiali ai tagli fissati per altri settori pubblici, ma vedi un po’ di farlo liberamente perché io rispetto la tua autonomia e indipendenza (la cui fonte risale al Trattato Ue). Un ossimoro oppure una perfida operazione (che sottende il “voglio vedere se non lo fai”). Casi, entrambi, niente affatto apprezzabili. Che vi sia un’esigenza di equità generalizzata non v’è dubbio; del pari sussiste, per tutti, un dovere di concorrere all’azione per uscire dalla recessione. Ma non si può non distinguere, valutare il merito, tener conto delle norme di rilievo costituzionale. C’è da chiedersi: perché il governo non lo ha fatto? Con i più cordiali saluti.
Angelo De Mattia
Qui siamo tutti orgogliosi dell’occhio impietoso di Marco Valerio Lo Prete, che fatalmente cadde sulla reprimenda di Draghi a Renzi, e ora rimbalza ovunque. Una sculacciata ogni tanto ci vuole, ma il boy scout è osso duro.
Al direttore - Gli ebrei sanno distinguere la diplomazia dalla realtà, la religione dai riti, gli interessi dai vantaggi e l’intenzione dal volere. Questo si è respirato anche nella pace dei Giardini vaticani. Cordiali saluti.
Rodolfo Maida
Misericordiando, come dice, il Papa ha fatto il suo mestiere. Che ha un senso infinito ma anche assai limitato.
Il Foglio sportivo - in corpore sano