Il futuro della Grecia, la pelle di Carlo Conti, Fitto come Protti

Redazione

    Al direttore - Non credo affatto che, nell’eventualità, peraltro da tutti negata, di una uscita della Grecia dalla moneta unica, vi sia alla fine un vantaggio per l’Eurozona e per la moneta comune, come sostiene un autorevole intervento sul Foglio del 13 febbraio. Non va considerato soltanto il possibile, pur ridotto, rischio di contagio finanziario, ma devono essere valutati l’effetto di imitazione (vedi Podemos e altri) che ne potrebbe derivare e i rischi di conseguenze geopolitiche (si pensi allo sviluppo dei rapporti della Grecia con la Russia e con la Cina e al ruolo del Mediterraneo). In più, sarebbe la certificazione che l’Unione e l’Eurozona si sono dimostrate incapaci di risolvere la prima grave crisi che si è verificata al loro interno. “Pauci, sed electi” non funziona affatto in questo caso. Va trovata, invece, una possibile soluzione di compromesso, che si deve fondare sulla base di determinate condizioni, su di un accordo di transizione, parallelamente allo sviluppo dei negoziati sul piano strutturale di aiuti. Ma il tema prospettato da Paolo Savona della revisione degli ordinamenti e della stessa parte del Trattato Ue che riguarda la Bce – ritengo io, per quest’ultimo aspetto, per mettere sullo stesso piano il mantenimento della stabilità dei prezzi e il sostegno all’economia e all’occupazione – non potrà essere eluso più a lungo, pur nelle difficoltà di una intesa. Agendo solo sulle interpretazioni e sulla buona volontà dei partner è difficile progredire. Con i più cordiali saluti.
    Ps. Sto riflettendo, se non altro come ex quarantennale lavoratore di quella autorevolissima Casa che è la Banca d’Italia, sulla fulminante, affilatissima risposta che il direttore, con il pregio del suo trasparente e mai circonlocutorio linguaggio, ha dato a una mia lettera, quando ha scritto che la Banca d’Italia ha una voglia matta di piacere a Renzi.

    Angelo De Mattia

     

    Nessuno sa cosa succederà tra la Grecia e l’Europa. Nessuno sa se la Grecia uscirà davvero dall’Euro (non credo). Ma una cosa a me appare evidente. Va bene l’austerità brutta e cattiva. Va bene la Merkel che è cattiva cattiva. Ma c’è un limite a tutto. La Grecia è un paese fallito, con conti truccati che ha speso a caso per anni e che, forte di tutto questo, vuole dettare all’Europa la sua linea economica. Qualcosa l’Europa concederà, ma non troppo. Non può farlo. Il gioco di Tsipras, da questo punto di vista, è come una partita a poker. Leggete l’analisi in prima pagina di Lanfranco Pace, e capirete perché più che un azzardo quello della Grecia è molto simile a un bluff. Vedremo.

     

    Al direttore - Secondo Annalena, a Sanremo non c’è alcuna lotta tra pop e chic. Eppure, questa “narrazione” non è priva di un certo fascino; specialmente in un’edizione in cui il revanchismo del pop ha avuto soddisfazione dopo i due anni di golpe radical chic. Che poi, riesco a capire l’appeal da intellettualino (grigio) di Fazio, ma cosa c’è di chic nel greve umorismo della Littizzetto? A parte il fatto che i bersagli delle sue battute siano immancabilmente cattolici o di centrodestra, intendo. E’ tutto un “quanto è basso/grasso/ce l’ha piccolo Tizio o Caio”. Mi esalto per l’abbronzatura subsahariana di Carlo Conti perché è incarnazione di quella maggioranza silenziosa nazionalpopolare che allo sghignazzo settario e rancoroso preferisce il candore di un sorriso.
    Daniele Montani

     

    Se vogliamo escludere che il 49 per cento ottenuto da Sanremo non sia strettamente legato alla volontà diffusa di capire con un certo margine di consapevolezza di che colore è esattamente la pelle di Carlo Conti, le risponderei dicendole che mai come quest’anno Sanremo è come il cuscino per i bambini piccoli: nessuno vuole andare mai a letto, si vuole fare sempre altro, si vuole stare svegli e fare i bulletti con i genitori, ma poi, alla fine, appena senti che il cuscino è comodo e fresco, ti butti lì e un pisolino te lo fai. Sanremo è così. Non provoca, a volte annoia da morire, ma quando ci sei davanti te lo guardi. E se ci pensate bene, in questo Festival c’è anche un messaggio politico e culturale. Lo diciamo senza retorica: il messaggio dell’Italia che sta insieme e che non fa a cazzotti non dispiace, persino piace. Leggetevi il secondo editoriale a pagina tre.

     

    Al direttore - Comunque la differenza, da sempre ma notata solo ora, si vede già dai titoli! Come si fa a non leggere gli articoli così presentati? Mi fanno impazzire! Chi li pensa?
    Mirko Tavella

     

    Semplicità, sì, ci proviamo. E dalla prossima settimana, sul giornale, altra novità. Indizio sulle iniziali: G. C. Tema: preservativi.

     

    Al direttore - Come Ella stesso avrà notato esiste ancora una grande parte del popolo dei foglianti che continua a essere sempre più interessata ai problemi di politica interna che riguardano Renzi, il Cav., i sondaggi e, infine, il patto del Nazareno brillantemente definito da un arguto lettore come una “boiata pazzesca” per la semplice ragione che, allo stato delle cose, la competizione con Renzi, è perdente in partenza per tutti e quindi anche per B. E allora al lettore che non abbia ancora recepito la nuova linea editoriale dello “stand up e start up” andrebbe forse rivolto un pressante invito a fare presto a prenderne atto con un bel “hurry up”.
    Vincenzo Novelli

     

    Ella ha ragione. Ma il vero stand up, la vera start up che dovrebbe nascere, che potrebbe nascere, è una start up tutta politica. Riguarda il centrodestra. Ne parliamo sul Foglio del lunedì.

     

    Al direttore - Il Consiglio comunale di Livorno ha votato trasversalmente (a parte FI) un gemellaggio con Hamas. Gli atti, come tanti ipocriti interventi di consiglieri, dicono ovviamente Gaza City ma è noto a tutti che la Striscia è sotto duro dominio dei terroristi di Hamas che, oltre all’ostilità verso Israele, plagiano la propria infanzia, perseguitano i propri gay, maltrattano segregandole le proprie donne, operano esecuzioni sommarie e così via. Siamo ora gemellati con questi figuri. Ma è possibile che governo, prefettura o chi possa non intervenga a stoppare un patto che vede, come detentore del potere dall’altra parte, un gruppo terroristico come tale indicato anche dalla Unione europea, quindi dall’Italia stessa?
    Bruno Barontini

     

    Al direttore - Direi che visto quello che sta succedendo in Forza Italia tra Berlusconi e Fitto forse adesso capiremo finalmente quanto quest’ultimo abbia gli attributi per staccarsi veramente “da casa del papà” e fondare un nuovo movimento staccato dagli azzurri. Io comunque ho i miei dubbi in proposito.
    Roberto Carletti

     

    A me Fitto ricorda Igor Protti. Ex attaccante del Bari. Unico calciatore della storia del calcio italiano a diventare capocannoniere di una squadra che nonostante i suoi gol finì in serie B. In politica è la stessa storia: Fitto ha un sacco di voti, ma se pensa di giocare da solo finisce in serie B.