Prodi, che risate. Primi barbarici schizzi di fango su Mattarella

Redazione

    Al direttore - Il Corsera ipotizza Prodi gran mediatore sull’affare Libia. Con una seduta spiritica?
    Frank Cimini

     

    Prodi è magnifico. Nel 2011 disse, magnifico stratega, che (a) i rapporti con la Libia sono utili ma la dignità va salvata, che (b) i frutti delle rivoluzioni arabe vanno preservati e che (c) quello che in quei mesi stava accadendo in Libia non avrebbe comportato l’arrivo di nuovi immigrati in Italia. Delizioso.

     

    Al direttore - Sabato 14 Febbraio, il Fatto, volendo mascariare Sergio Mattarella,  ha pubblicato in grande evidenza, titolo e foto su tutta una pagina, dicendo: “Mattarella nipote del Boss?”. Sara Rizzo, riprendendo una memoria del difensore di Alfio Caruso, querelato dalla famiglia Mattarella per ciò che aveva scritto in un suo libro, osservava: “E’ possibile che lo zio materno di Sergio Mattarella fosse un boss di Castellammare del Golfo, piccolo borgo marinaro della provincia di Trapani? Non lo sapremo certamente dalla viva voce del suo discendente che oggi occupa i saloni ovattati del Quirinale. Il nuovo capo dello Stato non sarà chiamato a spiegare nell’aula della prima sezione Civile del Tribunale di Palermo se sua madre Maria Buccellato era parente del mafioso Antonio Buccellato, così come è scritto nel capitolo che invocava il suo interrogatorio”. Nell’articolo, tra il dire e il non dire, si insinua che i giudici hanno deciso di non ascoltare Mattarella dopo che è stato eletto presidente della repubblica. Domenica,  l’avvocato Antonio Coppola, per conto della famiglia, scrive al Fatto e ricorda alla giornalista che a Castellammare i Buccellato sono centinaia e che la madre di Sergio non ha alcun legame, né vicino né lontano, con il mafioso Antonio Buccellato. La Sara Rizzo per giustificare quel titolo, quella foto, quella pagina, scrive che aveva “puntualmente riferito che l’avvocato Repici difensore di Caruso nella memoria depositata il 2 dicembre del 2013 chiedeva di interrogare Sergio Mattarella per sapere:
    1) se suo padre Bernardo era sposato con la signora Maria Buccellato.
    2) se la signora Maria Buccellato fosse legata da vincoli di parentela con Nicola e Antonia Buccellato esponenti mafiosi della provincia di Trapani”.
    A questo punto mi chiedo cos’è il mestiere del giornalista; di una giornalista dell’antimafia redazionale che sputa sentenze e giudizi su tutto e su tutti, e non è in grado di accertare come stanno le cose a Castellammare, scrivendo da Palermo (non da Trento) che dista 50 km dalla sua sedia. La verità è che c’è un giornalismo sedentario che ha un filo diretto con i tribunali e sanno solo quel che suggeriscono le procure. Voglio però fare un’altra osservazione. Se la Signora Buccellato-Mattarella fosse stata imparentata con un Buccellato mafioso, i figli hanno sangue mafioso? E, in ogni caso, sono marchiati di infamia familiare e qualunque sia la loro condotta politica non sono degni di accedere ad alti incarichi pubblici? La pagina dedicata a Sergio Mattarella è un segno di barbarie. Ma non è un’eccezione. E’ triste constatare come, a destra e a sinistra, su queste barbarie, è calato un silenzio che ha il sapore dell’opportunismo miserabile e della complicità.

    Emanuele Macaluso

     

    Il fatto è semplice: dicesi buca delle lettere.

     

    Al direttore – Conosco la Sua posizione sulla Grecia e le Sue ben argomentate perplessità per quelle che appaiono come furbizie del governo ellenico. Ma Le chiedo come giudica queste altre furbizie, degne di un  “paglietta” (nemmeno di un azzeccagarbugli), contenute nel documento dell’Eurogruppo che si voleva fare sottoscrivere a Yanis Varoufakis, dove si sostiene l’estensione per sei mesi del programma di aiuti con nuove misure che possono sostituire quelle ora vigenti (e sembra, qui, venire incontro alla Grecia, pur scrivendosi di “estensione” dell’attuale piano) ma poi si aggiunge che tutti gli impegni assunti vanno rispettati: una evidente contraddizione. E che dire, poi, di un documento redatto da Pierre Moscovici, commissario agli Affari economici, che avrebbe potuto trovare l’intesa generale, sostituito, a seduta  iniziata, da un nuovo documento del presidente dell’Eurogruppo che va nella direzione opposta, nel quale sono evidenti l’impulso e la confezione tedesca? Gira e rigira, senza un incontro con la posizione del governo ellenico anche a meno di metà strada per gli altri partner, la vicenda non troverà soluzione. E la conseguenza sarà che si aggiungerà – quod Deus avertat – un rischio economico-finanziario con un effetto imitativo ai pesanti rischi geopolitici ora incombenti.  
    Angelo De Mattia

     

    Dico che se la Grecia vuole rimanere in Europa, e nell’Euro, lo deve fare alle condizioni dell’Europa. Dico che chi deve fare un passo indietro in queste ore non è la Germania ma è la Grecia. Dico che la Grecia non penso abbia convenienze ad uscire dalla moneta unico. Ma dico che se dovesse uscire dall’Euro il danno più grande lo subirebbe la Grecia e non certo l’Euro. Ma la trattativa è ancora lunga. E vedrete che Tsipras sarà costretto a far rallentare la moto del compagno Varoufakis.