Partito della Nazione come la Juve. Cercasi Pratica di Mare
Al direttore - D’accordissimo con Lanfranco Pace. Vorrei suggerirvi, se già non lo avete fatto, di riprendere lo stupendo articolo di Luigi Einaudi del 4 novembre 1944 a firma Junius, “contro la proporzionale”. Per spiegare ai vari Rodotì-Rodotà, Scalfari, Zagrebelsky… come ragiona un intellettuale vero, non solo professore ma anche intelligente politico e statista, che ha a cuore il funzionamento del paese. Forse, ma credo che sapranno trovare scuse da azzeccagarbugli, di fronte ad Einaudi avranno qualche pudore a parlare di deriva autoritaria. Lui infatti sostiene esattamente il contrario, cioè che quasi sempre le assemblee proporzionalistiche andarono a finire nella dittatura. Pubblicatelo, magari anche solo un estratto. L’ho letto nel primo volume de “Il buongoverno”.
Ferdinando Peyrani
L’Italia è un paese dove si confonde facilmente la popolarità con il populismo e dove si confonde facilmente il consenso con la tirannia. Eppure, vedi quello che è successo ieri alla Camera, con le riforme costituzionali approvate nonostante i no dei principali alleati del Pd, Forza Italia, la situazione in realtà è più semplice è lineare. Il partito della nazione oggi è più o meno come la Juve. Gli avversari si impegnano molto ma non hanno i numeri e hanno spogliatoi molto complicati. Può piacere o no ma per ora va così. E non è dittatura, è solo politica, su.
Al direttore - Sarà pure imbarazzante ammetterlo, ma onestà intellettuale impone di dire che Putin in politica estera ha sempre avuto ragione e Obama sempre torto marcio. Putin non plaudì alle primavere arabe, appoggiò da subito Bashar al-Assad, denunziò l’aggressione alla Libia e l’efferato omicidio di Gheddafi. E sì, Gheddafi fu brutalmente assassinato e con lui l’intera Libia. Obama, di contro, ha cercato di annientare la laicità in Egitto, Tunisia, Algeria, riuscendoci in Turchia; ha sdoganato la Cuba dei gulag, l’Iran dei pasdaran, i fratelli musulmani; dalle sue strategie ecco la recrudescenza del fondamentalismo, nonché la barbarie iconoclasta e criminale dell’Isis. Insomma, Obama, non cattivo ma politicamente idiota, porta il peso di centinaia di migliaia di vittime innocenti. Per un occidente non in ginocchio e non al tramonto, ce ne sarebbe abbastanza per spedire Obama davanti l’International Criminal Court.
Giancarlo Lehner
Non esageriamo. L’occidente, e in particolare l’Europa, avrebbe un bisogno matto e disperato di un’America meno isolazionista e più interventista. Ma dall’altra parte avrebbe un bisogno matto e disperato anche di un Putin con la testa sulle spalle. Strategicamente, Putin, sulla politica estera, è più furbo e più scaltro di Obama e, per esempio in Libia, potrebbe diventare in prospettiva anche un nostro alleato. Ma per arrivare a una nuova Pratica di Mare, e per riportare Putin nel perimetro della razionalità totale, ce ne vuole ancora, e non basta certo la furbizia sulla politica estera.
Al direttore - Al direttore - Una mattina ci siamo svegliati e abbiamo trovato il califfato sulla sponda meridionale del mar Mediterraneo a meno di duecento mila marine dalle coste italiane. Memore di come andarono le cose nel settimo- ottavo secolo, quando le popolazioni dell’Egitto e della Siria, aprirono le porte delle città e delle fortezze all’onda venuta dal deserto anche per liberarsi dall’eccessiva e vessatoria pressione fiscale dell’allora impero romano dì oriente, vorrei offrire un suggerimento al Presidente del Consiglio dei ministri della tartassatissima , fiscalmente parlando, Italia: diminuisca le tasse , riduca la burocrazia, riformi il sistema fiscale. Altrimenti, in assenza di altri motivi ideali, che latitano, gli italiani potrebbero comparare le infinite tasse imposte da uno stato vorace e la jiza, la tassa della sottomissione e potrebbero trovarla molto più conveniente!
Lucrezia Del Soldato
In effetti, se volesse virare il suo prossimo libro sulle submission economiche e non solo culturali, Michel Houellebecq potrebbe farsela una passeggiata da queste parti.
Al direttore - Ho letto il suo articolo di lunedì sullo scontro di civiltà sulla giustizia. Ha ragione da vendere quando dipinge un quadro molto fosco sulla disinvoltura con la quale da noi si amministra la giustizia. Le cose sono arrivate a un punto tale che tra indagini eterne e faziose e giornalismo guardone l’Italia si configura come la più pericolosa democrazia al mondo. Nostalgia per le belle battaglie di Mauro Mellini su la Giustizia giusta. Spero che il Foglio continui egregiamente sulla sua storica linea.
Margherita Boniver
Siamo straorgogliosi di non pubblicare intercettazioni spazzatura. Siamo straorgogliosi di pensare che il garantismo sia uno strumento da utilizzare non per difendere qualcuno ma per difendere i diritti del cittadino. Facile no?
Al direttore - Mi viene segnalato l’articolo di Alessandra Sardoni pubblicato ieri sul Suo giornale, sotto il titolo: “Come ti riporto il Cav. al Nazareno”. In specie nell’articolo è scritto quanto segue: “Fu regalo, in principio, la depenalizzazione della frode fiscale sotto la soglia del 3 per cento, inserita dopo il Cdm della vigilia di Natale, dalla “manina” di Renzi autodenunciatasi come tale ai primi del nuovo anno. Scoperta, pare, da Tremonti, accompagnata da stupore della squadra di governo…”. Non è vero! A riprova, il fatto che in quei giorni si è letto sulla stampa come la “scoperta” l’avrebbe invece fatta ed in tempo reale e rivendicata addirittura un sottosegretario del governo stesso. Per il resto Le confesso, Signor Direttore, interesse zero per i fenomeni di partenogenesi.
Con molti saluti, Suo
Giulio Tremonti


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